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Commedia dell'Arte

  

La Commedia dell’Arte si sviluppò in Italia nel corso del Cinquecento. Diffusasi in tutta Europa, divenne molto popolare in Francia, dove veniva recitata dagli attori della Comédie-Italienne, del teatro dell'Hôtel de Bourgogne dove, dal 1680, si installarono i comici italiani. La definizione “Commedia dell'Arte” (arte ha il significato medievale di mestiere) distingueva il teatro di attori di professione da quello praticato nelle corti da letterati e cortigiani e sui sagrati delle chiese da chierici e diaconi. Le compagnie professioniste erano composte da artisti e acrobati girovaghi. Tali compagnie non mettevano in scena testi d'autore ma, basandosi su un canovaccio, rappresentavano vicende ispirate alla realtà quotidiana, arricchite con numeri acrobatici, danze e canti. Un canovaccio traccia sommariamente l’azione e i personaggi di una commedia o di una tragedia. Alcune parti, dialoghi, monologhi, momenti di transizione ecc., sono, in parte, già elaborati e possono essere usati senza cambiamenti, il resto, soprattutto la realizzazione testuale, improvvisato. Le compagnie teatrali di un tempo, soprattutto quelle che operavano in provincia, non usufruivano di infrastrutture stabili e viaggiavano di paese in paese, dovevano saper accattivare il pubblico e convincerlo ad assistere alle rappresentazioni. I canovacci, pertanto, permettevano a una compagnia teatrale esperta di mettere in scena testi attuali in poche ore. Bastavano pochi interventi per costruire parallelismi tra vicende che scuotevano un paese in cui si recitava, ad esempio un assassinio o un furto, e i contenuti di un canovaccio già esistente. I canovacci permettevano quindi di creare rapidamente nuovi testi drammatici perché si basavano sull’esperienza degli attori e al contempo offrivano dei moduli drammatici collaudati nel tempo e di sicura presa sul pubblico. Inoltre gli attori potevano attingere le battute da alcuni repertori (gli attori migliori ne avevano di personali). La recitazione era in versi e, solo con Goldoni si passò, regolarmente, alla prosa. Per gli spettacoli, gli attori utilizzavano semplici palchi all'aperto o luoghi pi convenzionali. Le commedie si basavano su personaggi ben riconoscibili e dai caratteri stereotipati, su un’enfatica gestualità, dialoghi improvvisati, interludi musicali e buffonerie, per soddisfare un vasto pubblico di diversa estrazione sociale e culturale. Tutti gli attori, con l'eccezione della coppia dei giovani innamorati, portavano la maschera. A differenza di quanto accadeva per le compagnie di teatro tradizionale, quelle della Commedia dell'Arte assoldavano attrici professioniste invece di far recitare agli uomini le parti femminili (generalmente erano composte da tre donne e sette uomini e le migliori avevano un “poeta di Teatro”, professione esercitata dallo stesso Goldoni). Le maschere riproducevano alcuni caratteri ben riconoscibili, tali da ovviare in parte all'assenza di un copione e da orientare immediatamente la comprensione del pubblico. Con le maschere ogni compagnia costruiva centinaia di situazioni diverse. Gli attori improvvisavano anche brevi scene individuali con battute e lazzi. La popolarità della Commedia dell'Arte, sia in Italia sia all'estero, fu straordinaria. Nel XVII secolo, i governi di Spagna e Francia cercarono di censurare e regolamentare questa forma teatrale. In Inghilterra, gli influssi della commedia assunsero i caratteri delle maschere di Punch, un Arlecchino pi prepotente, e di sua moglie Judy. In Francia la commedia ispirò il teatro dei maggiori commediografi francesi, come Molire e Marivaux. Nel XVIII secolo, in Italia, Carlo Goldoni diede nuovo respiro alla commedia, ormai languente, trasformandola. Goldoni obbligò gli attori a riferirsi a un testo scritto, rinunciò alle facili buffonerie, eliminò gradualmente le maschere, conferendo loro un’individualità sempre pi marcata, trasformando la commedia dell’arte in commedia di carattere e inserì l'azione nel concreto tessuto sociale della classe borghese mercantile, mentre il tradizionalista Carlo Gozzi ricorse ad argomenti fiabeschi ed esotici con note patetiche e satirici riferimenti a personaggi e costumi contemporanei.

In tempi moderni, quando Dario Fo incontrò Franca Rame, figlia di una famiglia di commedianti itineranti che possedevano ancora vecchi canovacci, l’attore ebbe la fortuna di poter studiare tali canovacci, testimonianze di un’antica cultura ormai estinta, di verificare la loro efficienza e di adattarli alle nuove esigenze.


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