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Karate

"(...) Proprio come uno specchio che riflette le immagini senza distorsioni, come in una tranquilla vallata che rimanda l'eco, così uno studente di karate deve purgare se stesso da pensieri egoisti e malvagi poiché solamente con una mente ed una coscienza chiara e limpida (vuota) egli potrà capire ciò che sta ricevendo ... la forma fondamentale dell'universo è vuoto (kara) e quindi il vuoto è esso stesso forma (...)" - (G. Funakoshi)

Il karate è un'arte marziale che trae origine dall'unione di due arti marziali: il Te giapponese e il Kempo cinese e prevede la difesa a mani nude, senza l'ausilio di armi.

Sebbene sia nato come arte marziale che insegna il combattimento (ma senza perdere di vista l'impegno costante di ricerca del proprio equilibrio), con il tempo il karate si è tramutato, per l'uomo, in un insegnamento a combattere per non dover combattere, a diventare forti modellando il carattere, guadagnando in consapevolezza, acquisendo il gusto della vita, la capacità di sorridere e quella di lavorare con determinazione e nel rispetto degli altri. Solo quando questo insegnamento verrà compreso appieno - sostengono i suoi estimatori - l'uomo saprà di essere libero.

Table of contents
1 Etimologia
2 Le origini
3 Filosofia Bu-do
4 Dojo Kun
5 Link

Etimologia

Etimologicamente Kara si compone di: uno scavo, uno spazio prodotto da un certo lavoro fine, abile, uno spazio vuoto; l'immagine del vuoto. Te è la rappresentazione di una mano vista di mezzo profilo, ma è anche il fonema di attività, mettesi all'opera.

Il Kara-te in definitiva si compone di vuoto e mano, ma il vuoto non è in sé, è in relazione ad un lavoro, ad un'attività, mettersi all'opera per ottenere, fare il vuoto. Secondo questo concetto il praticante deve allenare la propria mente affinché sia sgombra da pensieri di orgoglio, vanità, paura, desiderio di sopraffazione.

Le origini

Il karate è una disciplina antichissima e trae la sua origine da un tipo di lotta praticata nelle isole Ryu Kyu. È appunto da una di queste, Okinawa, che ci giungono 600 anni di storia documentata su questa arte. Del periodo precedente, non esistono testimonianze scritte e, per tale motivo, sono state elaborate teorie, quasi leggende, che collegano le arti marziali alla religione.

La tradizione vuole che i monaci buddisti praticassero un tipo di allenamento fisico che consentisse loro di sopportare lunghi periodi di meditazione ed immobilità, e che avesse finalità marziali, visto che spesso erano vittime di ruberie ed aggressioni. Da considerare inoltre che, durante un certo periodo, nell'isola di Okinawa sarebbe stato vietato l'uso delle armi.

Quindi una disciplina tramandata in segreto e conosciuta da una determinata cerchia di praticanti. A partire dal XIV secolo le notizie circa la pratica e lo sviluppo del karate sono storicamente testimoniate. In quel periodo vi fu un fiorire di rapporti commerciali e diplomatici tra Cina e Okinawa con conseguente interscambio culturale tra i due Paesi. Il Te, lotta a mani nude che veniva praticata nelle isole Ryu Kyu, subì profonde modifiche quando venne a contatto con il kempo cinese. Molti inviati dell'imperatore cinese erano militari di alto rango e studiosi di kempo che con le loro dimostrazioni influenzarono i pari grado dell'isola di Okinawa.

Filosofia Bu-do

Verso il 1750, per merito di Sakukugawa, si pose un freno al dilagare delle interpretazioni e l'insegnamento divenne più razionale e codificato. È da questo momento che la fusione delle tecniche del to-de con la filosofia del bu-do diedero come risultato il karate tradizionale, il cui scopo è la ricerca di uno stato mentale adatto allo sviluppo delle proprie capacità psicofisiche attraverso un allenamento appropriato. Solo con le prestigiose esibizioni del Maestro Funakoshi a Tokyo nel 1922 il karate venne conosciuto al di fuori dell'isola di Okinawa.

Funakoshi fu anche fondatore dello stile Shotokan che basa l'efficacia delle proprie tecniche su agili spostamenti e attacchi penetranti. Egli intese ed insegnò il karate come un sistema di disciplina interiore capace di condizionare tutti gli aspetti della vita dei praticanti. Alla sua morte (1957), il Maestro Nakayama ne proseguì l'opera riordinandola secondo criteri scientifici ed introducendo, per la prima volta, la competizione sportiva. Da allora il karate si è diffuso in gran parte del mondo subendo anche cambiamenti discutibili che lo hanno allontanato dallo spirito originale voluto dai suoi fondatori.

Il più grande ringraziamento che il praticante possa elevare è diretto ai maestri che ci insegnano a comprendere quest'arte e ci svelano, passo dopo passo il Do, la via è molto più della tecnica, è un lento e misterioso cammino dell'essere verso la propria perfezione, il proprio compimento. Ogni scuola di karate tradizionale sintetizza per i propri allievi i principi morali che devono guidare la pratica e che ne costituiscono i fondamenti. Essi sono chiaramente enunciati nel Dojo Kun.

Dojo Kun

Do = via, jo = luogo - letteralmente significa luogo dove si studia e si segue la via.

Regole del Karate e suoi significati:

  • Hitotsu Jinkaku kansei ni tsutomuru koto - il karate è mezzo per migliorare il carattere
  • Hitotsu Makoto no michi o mamoru koto - il karate è via di sincerità
  • Hitotsu Doryoku no seishin o yashinau koto - il karate è mezzo per rafforzare la costanza dello spirito
  • Hitotsu Reihi o omonnzuru koto - il karate è via per imparare il rispetto universale
  • Hitotsu Kekki no yu o imashimuru koto - il karate è via per acquistare l'autocontrollo

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