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L'uomo che non c'era

Attenzione, questo articolo contiene una trama

"La vita mi ha servito delle mani perdenti, o magari non le ho sapute giocare, chissà ..."; e ancora: "Ora volevo parlare, ma non avevo nessuno accanto a me: ero un fantasma, non vedevo nessuno, e nessuno vedeva me. Ero il barbiere".

L'uomo che non c'era
(The Man Who Wasn't There)
Paese USA
Anno: 2001
Durata: 116 minuti
Regia: Joel Coen
Soggetto: Drammatico/Noir
Sceneggiatura: Joel Coen · Ethan Coen
Cast:
  • Billy Bob Thornton
  • Frances McDormand
  • James Gandolfini
  • Michael Badalucco
  • Adam Alexi-Malle
  • Katherine Borowitz
  • Richard Jenkins
  • Scarlett Johansson
  • Jon Polito
  • Tony Shalhoub
  • Christopher Kriesa
  • Brian Haley
  • Jack McGee
  • Gregg Binkley
  • Alan Fudge
Fotografia: Roger Deakins
Montaggio: Tricia Cooke
Premi: Miglior regia
Festival di Cannes 2001

È in queste parole - amare e piene di lacerante nostalgia - pronunciate dal protagonista in un paio di passaggi-cardine del film, che è possibile trovare il senso della (imprescindibile e inevitabile) sconfitta esistenziale de L'uomo che non c'era (The Man Who Wasn't There), film dei fratelli Joel ed Ethan Coen. Protagonista del film è, appunto, un barbiere, Ed Crane (impersonato dall'attore Billy Bob Thornton).

Quasi sempre in scena, tenebroso come Bogey, inaccessibile come Monty Cliff, Ed è spesso ripreso di tre quarti, col viso in penombra e con le volute della sua sigaretta sempre accesa a conferire maggior suggestione alle sofisticate immagini che rimandano al cinema di Lang e di Wilder.

Table of contents
1 "American Way of Life" in bianco e nero
2 La trama
3 I conti con il destino
4 Link

"American Way of Life" in bianco e nero

Film di genere noir, suggestivo e di rara profondità, è stato girato dai Coen in un bianco e nero che richiama lo stile anni 1940-50 ma ottenuto con particolari tecniche di desaturazione della pellicola; inoltre inconsueti angoli di luce - a volte abbaglianti, a volte crepuscolari - uniti ad effetti flou e ad un sapiente uso dello slow-motion contribuiscono a far piombare in un clima cupo e carico di tensione che sembra uscire dalle pagine dei romanzi di James Cain).

Sostenuto da suadenti e coinvolgenti musiche per pianoforte (il leit-motiv è dato dalla Mondscheinsonate di Beethoven) e da una sceneggiatura tesa a delinare in ogni sfumatura tutti i personaggi, il film è ambientato in una cittadina di provincia della California, quando il sogno americano andava poco a poco sostituendosi agli orrori della guerra da poco terminata.

La trama


- Billy Bob Thornton -

È lo stesso protagonista a raccontare in prima persona (spesso con voce fuori campo, come William Holden in Viale del tramonto) la sua storia di aiutante barbiere poco loquace, annoiato e sognatore, in un salone di proprietà del cognato. Crane sa che sua moglie Doris (l'attrice Frances McDormatt) lo tradisce con "Big Dave" (James Gandolfini), amico comune e proprietario del grande magazzino nel quale lei lavora come contabile. Fatalisticamente, però, finge di non sospettare nulla, lasciando correre per il quieto vivere.

Chiaramente deluso e stanco della sua vita di routine, Ed sembra trovare sollievo solo nelle (innocenti) attenzioni verso Birdy, adolescente e conturbante pianista dilettante che ricorda da vicino la kubrickiana Lolita. Ad accendere la fantasia di Crane, oltre alla giovane pianista, è un losco uomo d'affari, Craighton Tolliver, un truffatore piovuto da non si da dove, il quale lo invita (come peraltro farà poi con "Big Dave") a partecipare ad un nuovo tipo di business: il lancio di una catena di moderne tintorie dotate di lavaggio a secco. Il pittoresco figuro, ad ogni buon conto, sarà pronto - una volta messo a segno il colpo e ingannati sia Ed che "Big Dave" - a "svaporarsi come i gialli a Nagasaki".

La vicenda però è destinata a cambiare bruscamente - e drammaticamente - marcia. "Big Dave" è ormai al tracollo finanziario (e psicologico) per la truffa delle lavanderie a secco, e a nulla sono servite neppure le frodi fiscali portate avanti nel suo emporio di abbigliamento grazie alla contabilità compiacente dell'amante-impiegata Doris. Chiama Ed nella notte, quando questi è appena tornato da una festa campestre e Dora è a letto ubriaca. Ed raggiunge "Big Dave" nel suo ufficio ed è da questi provocato e aggredito; istintivamente reagisce, uccidendo l'uomo con una stilettata. Ed lascia che a essere sospettata e incriminata sia la moglie.

I conti con il destino

Il film presenta a questo punto alcune incongruenze e lacune nello sviluppo investigativo post-delitto. Agli autori, evidentemente, preme maggiormente delineare - con sofferente e poetica malinconia - la visione in soggettiva degli eventi del fin troppo imperscrutabile protagonista.

Così, da questo punto in avanti la vicenda si incanala sul filone del film giudiziario, dando spazio alla figura dell'improbabile avvocato Riedenschneider, difensore di Doris, interpretato da un divertente Tony Shalhoub. Tronfio e pasticcione, è in grado solo di citare (probabilmente in maniera scientificamente poco corretta) il principio di indeterminazione di Heisenberg ("Più si guarda un fenomeno da vicino attentamente - medita, convinto di rimescolare le carte processuali - e meno ci si capisce").

E neppure sarà percorribile per Ed alcuna via di (sentimentale) redenzione: consapevole dell'infatuazione per l'adolescente amica pianista, rischierà con lei il disastro. Il finale non lascia per alcuno dei protagonisti vie di salvezza ("Il tempo rallenta prima di un incidente, e così ebbi il tempo di pensare ...", riflette amaramente Ed): ancora una volta il destino, cinico e baro, servirà l'ennesima mano, questa volta truccata.

All'uomo che pensava molto ma parlava poco, nell'ultima sequenza - di grande presa emotiva con le immagini che dissolvono in maniera abbacinante in bianco (fatto curioso per un film nero fino in fondo) - resta il tempo per una considerazione finale: "Non ho paura di partire. Forse le cose che non capisco, lì saranno più chiare".

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vedi anche:


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