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Manticora

Chi è che non sa cos'è una manticora? Sentite che scrive Borges nel suo Manuale di Zoologia Fantastica: Plinio riferisce che secondo Ctesia, medico greco di Artaserse Mnemone,

   'multaque alia monstri similia' c'è in Etiopia un animale chiamato
   mantichora, il quale ha tre ordini di denti connessi come quelli
   di un pettine, faccia e orecchie d'uomo, occhi azzurri, corpo
   cremisi di leone, e coda terminante in aculeo come di scorpione.
   Corre con una somma rapidità ed è amantissimo della carne umana;
   la sua voce è come un concerto di flauto e tromba.[1]

leone con testa umana di epoca romana 

La descrizione è ripresa con più dettagli da Eliano, che sostiene sempre di citare Ctesia ma colloca la bestia in India e aggiunge all'aculeo lungo un cubito delle spine avvelenate, scagliabili all'occorrenza. L'unico animale che può tener testa alla manticora è il leone, però gli Indiani riescono a catturarne i cuccioli ancora privi di aculei e gli mozzano la coda, per renderli inoffensivi e portarli a spasso, tanto è vero che ne hanno regalato uno al re di Persia. Il vero nome sarebbe poi martikhoras (dal persiano mardkhora, "mangia uomini").[2]

questo è medioevale ma la coppola mi fa pensare all'asia

Pausania non sembra tanto convinto e ipotizza che si tratti di una versione distorta della tigre indiana. Però tripla fila di denti e aculeo non quadrano. Mah.[3]

Pare che a cercare la manticora si sia dedicato anche Apollonio di Tiana, ma i saggi indiani gli assicurarono che dalle loro parti non s'era mai visto un animale che scagliava frecce o dardi o roba del genere e che certamente non poteva esistere[4]. Tocca però ammettere che di questo mago e filosofo neopitagorico tutto è incerto, a cominciare dall'esistenza. Si narra anche che sia stato assunto in cielo dopo la sua morte, da cui il titolo di Cristo Pagano, perciò è possibile che a smentire una fantasia sia un'altra fantasia.

Ad ogni modo, la manticora sopravvive e si moltiplica nei bestiari medioevali[5], spesso assunta come simbolo della tirannia e dell'invidia, o più alla grossa del demonio[6]. Ne parla Brunetto Latini[7], compare di Dante, e qualcuno ha creduto di scovarla persino nella Divina Commedia[8].

Nei secoli successivi la ritroviamo in Topsell[9] e Rabelais[10], e finalmente nella splendida prosa di Flaubert[11]: La manticora (gigantesco leone rosso, dal volto umano, con tre filari di denti):

   I marezzi del mio pelame scarlatto si confondono col
   riverbero delle grandi sabbie. Soffio dalle narici lo
   spavento delle solitudini. Sputo la peste. Mangio
   gli eserciti, quando s'avventurano nel deserto.
   Ho le unghie ritorte a succhiello, i denti tagliati a sega;
   e la mia coda roteante è irta di dardi che lancio a destra,
   a sinistra, in avanti, in dietro. Guarda! Guarda!
   (la manticora lancia le spine della coda, che si irradiano
   come frecce in tutte le direzioni. Gocce di sangue
   piovono schioccando sul fogliame.)

Seguirne ancora le tracce sarebbe faticoso. Noto soltanto che oggi l'animale prospera nei gdr e videogiochi[12], per lo più in forma alata, che personalmente non apprezzo. Oltre che nella paccottiglia fantasy[13] e nei cataloghi di esseri immaginari[14], la vera manticora spunta ancora dai libri di Eco[15], ma ne hanno fatto anche l'inevitabile versione "buona" [16].

E veniamo al vero scopo di questo sproloquio, cioè capire da dove viene la manticora e qual è stato il modello reale. Dei pochi pazzi che si sono occupati della faccenda, molti hanno concluso che si tratti della tigre del caspio, e questo perché le citazioni partono da Ctesia, che viveva in Persia. Ma a parte che il buon Plinio sostiene pure lui di citare Ctesia e parla di Etiopia, la teoria della tigre è chiaramente sballata. Nessun felino ha voce di trombetta o vive nei luoghi aridi e rocciosi tanto amati dalla nostra, e comunque i persiani conoscevano già la tigre, quindi non avrebbe avuto senso parlarne in termini distorti. Neppure può trattarsi di un mito venuto dall' India, perché il tipico mostro indiano mangiatore di uomini ha il corpo umano e solo la testa di tigre, cioè l'esatto contrario di quel che cerchiamo (il che può forse aver generato una sovrimpressione dei miti).

Allora da dove è spuntata la manticora? Non riuscendo a capire, vivevo nell'angoscia. Finché una sera l'ho vista. L'ho vista in televisione. E ho capito.

Eccola:

Era un documentario su certe scimmie pelose. Lo guardavo appena quando una si è messa a correre con la coda inarcata. Deja-vu. Guardo meglio: ora un maschio scopre i denti per minacciare. La somiglianza è impressionante.

Metto mano ad internet e cerco di scoprire qualcosa su ‘ste bestie. Sono dei babbuini chiamati “gelada†e, guarda guarda, vivono in Etiopia. In terreni aridi e rocciosi. Hanno la voce a trombetta, il pelo fulvo, la coda spessa terminante con un ciuffone e camminano a quattro zampe. Non sono carnivori ma hanno denti enormi e quando si arrabbiano scoprono un palmo di gengive rosse.

E se fosse?

Ma come diavolo ha fatto un animale etiope a finire nelle cronache persiane del V° sec. a.C.?

In realtà all’epoca i gelada vivevano in quasi tutta l’africa del nord. Egizi e numidi solevano tenerne alcune al guinzaglio. E nel V° sec. a.C. l’Egitto era una colonia persiana!

Note

  • [1] Plinio (I sec d.C.), Naturalis Historia, cap. 8.75. Quello citato pare essere Ctesia di Cnido (V-IV secolo a.C.), autore di Notizie sulla Persia, in 23 libri, di cui restano pochi frammenti e un sommario nella Bibliotheca
di Fozio. Prima di Plinio, il brano sulla manticora era già stato citato da Aristotele (più probabilmente pseudo Aristotele) nel Mirabilia.
  • [2] Eliano (II-III sec. d.C.), Sulla natura degli animali.
  • [3] Pusania (II sec. d.C.), Guida della Grecia, 9.21.4.
  • [4] Così riferisce Filostrato al principio del III sec. d.C nella sua Vita di Apollonio di Tiana, 3.45. Più o meno con le stesse parole, anche Eusebio (IV sec. d.C.), nel Trattato di Eusebio contro Ierocle, 21.
  • [5] Non senza qualche casino. A volte viene confusa con la bestia Leucocroca, che invece come ognuno sa ha corpo d'asino, il retro di cervo, petto e cosce di leone, piedi di cavallo, un corno biforcuto, una bocca
tagliata fino alle orecchie da cui esce voce quasi umana e al posto dei denti un unico osso. In altri le si attribuiscono non tre file di denti ma tre denti e basta, larghi e spessi al punto da riempire la bocca (questa versione torna in Mirrour of the World, di William Caxton, che nel quindicesimo secolo traduce dal francese medioevale un testo a sua volta tradotto dal latino). Per non dire dei miscugli con grifoni e altri leoni alati o, specie nella rara araldica, delle aggiunte di corna, spine, ali e zampe di drago, soffio velenoso o infuocato et cetera et cetera.
  • [6] An illustrated dictionary of Words used in Art and Archaeology, di Sampson, Low, Marston, Searle e Rivington. Idem in Animals with Human Faces: a Guide to Animal Symbolism, di Beryl Rowland, e in Larousse Dictionary of World Folklore, voce a cura di Alison Jones. Non manca però qualche interpretazione più stramba: The Magical Worlds of Harry Potter, di David Colbert, riporta che, vivendo sotto terra, la manticora simboleggia il
profeta Geremia, che fu gettato in un pozzo. Idem in
http://www.monstrous.com/. Incidentalmente, l'Apocalisse di Giovanni, testo assai in voga verso la fine del millennio, al cap. 9 annovera tra i suoi flagelli delle locuste dal viso umano, grosse come cavalli e con la coda di scorpione. Trattandosi di emissari divini assai simili al nostro mostro, l'idea del simbolo malefico assoluto va forse riesaminata.
  • [7] in Li livre dou Trésor, o almeno così sostiene Louis Charbonneau-Lassay nel suo Bestiario di Cristo.
  • [8] Inferno, canto 17, dove si parla di Gerione. Il mito classico lo descrive come un gigante il cui tronco si ramificava in tre corpi diversi, con sei braccia e tre teste, ma invece Dante scrive:
   "La faccia sua era faccia d'uom giusto,
   tanto benigna avea di fuor la pelle,
   e d'un serpente tutto l'altro fusto;
     due branche avea pilose insin l'ascelle;
   lo dosso e 'l petto e ambedue le coste
   dipinti avea di nodi e di rotelle.
[.]
     Nel vano tutta sua coda guizzava,
   torcendo in sù la venenosa forca
   ch'a guisa di scorpion la punta armava."
A voler tirare un po' le cose per i capelli, pare davvero una manticora alata, magari incrociata con un drago, come se ne vedono nei disegni più moderni.
  • [9] The History of Four-footed Beafts and Serpents, di Edward Topsell, che
riprende quasi alla lettera la descrizione fatta da Eliano, allargandole però la bocca fino alle orecchie (qui ricorda la bestia Leucocroca). Alcuni brani reperibili su http://www.faof.org/~lupercal/topsel/top_int.html
  • [10] Pantagruel, con l'unica differenza che qui la bestia ha una voce
melodiosa invece del suono di trombetta. Altri testi dell'epoca le attribuiscono un sibilo da rettile, che però ha ugualmente il potere di incantare chi la ascolta. Di Rabelais è molto più celebre la citazione di un altro mostro classico, la chimera, che appare nel titolo di una delle opere immaginarie trovate da Pantagruel nella biblioteca dell'Abbazia di San Vittore a Parigi: "Quaestio subtilissima, utrum Chimera in vacuo bombinans possit com'edere secundas intentiones, et fuit dibattuta per decem hebdomadas in Concilio Constantiensi".
  • [11] La Tentazione di sant'Antonio, in fine. Il brano viene citato sia da
Borges nel Manuale etc che da Salman Rushdie nei Versetti Satanici. Qui appare anche un'altra versione del mostro come uomo con testa di tigre (sul simbolismo, vedi http://www.wsu.edu:8000/~brians/anglophone/satanic_verses/manticore.html). La mia ipotesi è che nel tempo si siano fusi due miti: uno tipicamente indiano (il mangiatore di uomini, testa di tigre),e noto ai musulmani; l' altro greco-mediorientale (la manticora etiope, con la coda di scorpione).
  • [12] Numerosissimi. Mi limito a Dungeons&Dragons per i gdr, Magic per i
giochi di carte e la serie Might&Magic per i videogiochi.
  • [13] Giusto per citare gli autori più celebri: Fantastic Beasts & Where To
Find Them, di J.K. Rowling, quella di Henry Potter, e Blood of the Dragon, di George R. R. Martin
  • [14] Ad esempio A Dictionary of Fabulous Beasts, di Richard Barber & Anne
Riches; Encyclopedia of Things That Never Were: Creatures, Places and People, di Michael Page & Robert Inkpen; Mythical and Fabulous Creatures: A source Book and Research Guide, di David R. Cheney, ed. Malcolm South.
  • [15] Ne Il nome della rosa e soprattutto in Baudolino, dove assieme a un
gatto e a una chimera sbarra la strada per il favoloso regno del Prete Gianni, dove vivono anche i blemmi, i cinocefali, uomini con testa di cane che non possono completare una frase senza abbaiare, i Panozi dalle lunghissime orecchie usate a mò di vela, nonché gli sciapodi, che corrono velocissimi su un'unica gamba e del piede enorme fanno un parasole. E vorrei parlarne ancora, ma si farebbe notte.
  • [16] Ad es. nel balletto L'unicorno, la Gorgone e la Manticora: le tre
domeniche di un poeta, di Giancarlo Menotti; oppure The Manticore of North Cerney, di Dorothy Spider. Francamente, queste forme di analisi e addomesticamento di un onesto mostro mi sembrano disgustose.

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