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Mondiali di calcio Italia 1990

A cinquantasei anni di distanza dal Mondiale di casa nostra, voluto da Mussolini e vinto dagli azzurri di Pozzo, la massima rassegna calcistica planetaria torna in Itallia.
Nel 1984 la FIFA assegna all'Italia l'organizzazione dei Mondiali del 1990. Il presidente del Comitato organizzativo è Franco Carraro, già presidente del Milan, che dice: "Il Mondiale di calcio sarà l'occasione più opportuna per dimostrare non solo le nostre capacità organizzative, ma anche l'alto livello tecnologico raggiunto in tutti i settori della vita nazionale". Nel febbraio 1986 la macchina organizzatrice si mette in moto e parte ufficialmente in novembre dello stesso anno, con lo yuppie Luca di Montezemolo, 39 anni, già manager alla Ferrari, che si pone come obiettivo "realizzare un sogno".
C'è però da far fronte alla costruzione di nuovi stadi, visto che quelli adoperati per il mondiale del 1934, quando va bene, sono inadeguati, se non proprio ridotti a degli impianti diroccati. Così, vengono ampliati il Meazza e gli stadi già esistenti, mentre vengono costruiti di sana pianta impianti a Bari (San Nicola) e Torino (il famigerato Delle Alpi). I costi sono astronomici, il Mondiale avrà i suoi strascichi in tribunale, con infrastrutture pubbliche dimezzate e intrecci con la politica del tempo, certamente non immune da scandali (leggasi Tangentopoli).
Se Germania e Brasile rischiano grosso nelle qualificazioni, cade clamorosamente la Francia, reduce da due semifinali consecutive e dalla vittoria nell'Europeo 1984, superata da Scozia e Jugoslavia, con Henri Michel e Michel Platini che non riescono a raddrizzare la barca che affonda. Fuori anche la Polonia, che, con la fine dell'era-Boniek, viene sbattuta fuori da inglesi, svedesi. La favorita numero 1 è proprio l'Italia, forte di una bella impressione destata agli Europei del 1988 e soprattutto padrona di casa, mentre in seconda fila ci sono l'Argentina di Diego, fresco campione d'Italia con il Napoli, la Germania di Kaiser Franz Beckenbauer e del trio interista Matthaus-Klinsmann-Brehme e l'Olanda del corrispondente trittico rossonero Van Basten-Gullit-Rijkaard, che torna ai Mondiali a dodici anni dalla finale con l'Argentina, forte del titolo europeo di due anni prima.

Le qualificazioni europee iniziano nell'ottobre 1988, se escludiamo rare eccezioni. Passano le prime di ogni girone, le seconde dei quattro gruppi di cinque squadre e le due migliori seconde dei tre gruppi da quattro squadre. Nel Gruppo 1 la spuntano i romeni, che sopravanzano la Danimarca nello scontro diretto all'ultima giornata, vinto in rimonta per 3-1. Solo un mese prima, a Copenhagen, erano stati gli scandinavi a vincere per 3-0. Nel Gruppo 2 vince la Svezia, che precede l'Inghilterra, tradita dal pareggio in Polonia (dove invece gli svedesi vincono). Ma gli inglesi, forti di una difesa d'acciaio (neanche un gol subito), passano egualmente nel gruppo delle migliori seconde. Nel Gruppo 3 vince l'URSS, mentre al secondo posto si qualifica anche l'Austria. Nel gruppo 4 rischia grosso la Germania, che arriva dietro l'Olanda: i tedeschi impattano due volte contro i tulipani e vengono bloccati a reti bianche in Galles, ma sono tra le due migliori seconde e passano ugualmente. Nel gruppo 5 ecco l'epitaffio della Francia, sconfitta in Scozia e Jugoslavia e dunque eliminata da britannici e slavi. Nel gruppo 6 vince la Spagna, ma impressiona l'Irlanda, capace di battere a Dublino le furie rosse e di arrivare ad un solo punto da loro. Infine, nel gruppo 7 esce di scena il Portogallo, e passano Belgio e Cecoslovacchia. In Sudamerica, come previsto, passano l'Uruguay e il Brasile, anche se i verdeoro sono protagonisti indiretti di uno spregevole episodio. Durante la gara contro il Cile, il portiere andino Rojas finge di essere stato colpito da un petardo e si accascia a terra, provvedendo di nascosto a incidersi il sopracciglio con un minuscolo bisturi. Il sangue fa sospendere la partita, ma la truffa viene a galla e il Cile viene squalificato anche da Usa '94. La Colombia deve aspettare lo spareggio con Israele per esultare. In Africa Egitto e Camerun la spuntano nelle due "finali" su Algeria e Tunisia; in Nordamerica colpo di fortuna del Costarica, che approfitta della squalifica del Messico per accedere al girone finale, dove, insieme agli Stati Uniti, passa il turno battendo Trinidad, Guatemala e Salvador. In Asia escono vincitori Corea del Sud ed Emirati Arabi Uniti, che mettono in fila Qatar, Cina, Arabia Saudita e Corea del Nord.

Il 9 dicembre 1989, nella fiabesca cornice dell'Olimpico, si procede al sorteggio. Pippo Baudo conduce la serata di gala, e Sofia Loren è la madrina, che estrae insieme ad alcuni campioni del passato (ma c’è anche Pavarotti) le palline dalle varie urne. L'Italia trova Austria, Cecoslovacchia e Usa; all'Argentina capitano i sovietici, finalisti all'Europeo 1988, i rumeni e gli enigmatici camerunensi (e subito Maradona grida al complotto per la difficoltà del girone); il Brasile trova Scozia, Svezia e Costa Rica; la Germania becca jugoslavi, colombiani e gli Emirati Arabi Uniti; nel gruppo E ci sono spagnoli, belgi, uruguayani e sudcoreani; l'Olanda trova inglesi, irlandesi ed egiziani. La canzone che accompagnerà il Mondiale come un tormentone è "Un'estate italiana", di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, ben nota per il ritornello delle "notti magiche". La mascotte si chiama Ciao (in alto a destra), un orripilante pupazzo tricolore snodabile. L'Italia é la favorita numero 1, il ct Vicini chiama questi 22: Pagliuca, Tacconi, Zenga; Baresi, Bergomi, De Agostini, Ferrara, Ferri, Maldini, Vierchowod; Ancelotti, Berti, De Napoli, Donadoni, Giannini, Marocchi; Baggio, Carnevale, Mancini, Schillaci, Vialli.
Tutti gli occhi sono per l'Argentina, che al debutto a San Siro è opposta al misterioso Camerun, che torna al Mondiale dopo quello spagnolo, in cui aveva impensierito seriamente gli azzurri di Bearzot, costringendoli al pareggio. Di quella squadra ci sono il 38enne Milla, il funambolico portiere N'Kono e altri giocatori. L'Argentina del fischiatissimo Maradona (ricordate che si gioca a Milano) è nervosa, gli africani non soffrono ma restano in 10 per l'espulsione di Kana Biyick e sembra debbano capitolare da un momento all'altro. Ma l'imponderabile accade al 66': pallone a campanile, il portiere Pumpido esce male e viene anticipato da Oman-Biyik, che svetta e mette in rete. Il Camerun resiste anche in 9 (espulso nel finale Massing) e coglie la più clamorosa delle vittorie.
Il giorno dopo tocca all'Italia, opposta in un Olimpico ribollente di entusiasmo all'ostica Austria. Gli azzurri spingono per tutto il primo tempo, ma non vanno oltre un palo esterno colto dalla distanza da Ancelotti. Nella ripresa i nostri intensificano gli attacchi, impegnando il portiere Lindenberger in almeno due occasioni, con Donadoni e De Agostini, mentre l'arbitro brasiliano Wright nega un rigore a Donadoni. Finché, al 75', Vicini non si decide a togliere Carnevale, inserendo lo juventino Schillaci. Sorpresa: passano quattro minuti appena e, su un cross di Vialli, è proprio il nuovo entrato ad incornare e a far esplodere l'Olimpico.
Il giorno dopo i cecoslovacchi rispondono con un secco 5-1 agli Stati Uniti. Impressionante anche la prova di forza della Germania, che surclassa 4-1 la quotata Jugoslavia con una doppietta del romanista Voeller e due reti di Matthaus e Klinsmann. Il Brasile di Lazaroni, senza grandi geni in mezzo al campo (Valdo e Silas non sono due fenomeni), batte comunque la Svezia per 2-1, affidandosi al napoletano Careca, autore di una doppietta. Soffre inaspettatamente l'Olanda contro l'Egitto: passati in vantaggio con l'ex torinista Kieft, i tulipani vengono raggiunti a sette minuti dalla fine grazie ad una svista dell'arbitro spagnolo Soriano Aladren, che accorda agli africani un rigore, poi trasformato da Abdelghani. Anche l'Eire, al debutto ai Mondiali, ferma sul pari gli odiati cugini inglesi, in una gara a rischio hooligans (anche se i temuti teppisti d'oltremanica verranno ridotti all'impotenza dall'efficiente servizio di sicurezza): al gol del solito Lineker risponde nella ripresa Sheedy. La Spagna di Suarez viene graziata dall'Uruguay, con Ruben Sosa che sbaglia un rigore: finisce 0-0.
Il 13 giugno l'Argentina, chiamata a riscattarsi dopo l'inopinata debacle inaugurale, batte al San Paolo l'Urss. Ma su questa gara pesa enormemente la seconda mascalzonata in due Mondiali di Maradona: su un tiro sovietico diretto in fondo al sacco, Diego ci mette ancora la mano e devia, senza che l'arbitro svedese Fredriksson si accorga di niente. Il portiere Pumpido si scontra accidentalmente con Serrizuela e chiude il suo mondiale con una frattura di tibia e perone, e sarà questo il vero colpo di fortuna per la Nazionale di Bilardo. Entra infatti la riserva Goycoechea: lo ritroveremo dopo. L'Argentina vince 2-0, con reti di Troglio e Burruchaga, e i sovietici di Lobanovski, rivelazione all'Europeo 1988, già sconfitta dai rumeni, escono mestamente di scena.
Il giorno dopo, sempre a Roma, torna in campo l'Italia, opposta agli americani, che non dovrebbero rappresentare una grossa insidia (già travolti dalla Cecoslovacchia). E infatti, dopo 11 minuti, l'Italia è già in vantaggio: da Donadoni a Giannini, che entra in area e batte Meola. Al 32' Vialli spreca un rigore, tirandolo sul palo a Meola spiazzato. La grande occasione per gli americani arriva al 67', dopo che era rientrato Schillaci, sostituendo Carnevale (che in questa occasione rivolge un insulto a Vicini, che invano l'attaccante cercherà di trasformare in "Vaffancubo"): punizione di Murray che fora la barriera, sulla ribattuta irrompe Vermes, che esalta le doti e la fortuna di Zenga, prima che Ferri intervenga a ribattere sulla linea. Finisce 1-0, siamo qualificati. La Cecoslovacchia batte anche l'Austria e si rende dunque necessario un successo contro di loro per continuare la strada a Roma.
Continua a volare la Germania: cinque gol agli Emirati Arabi e qualificazione assicurata. Va avanti anche la messe di pareggi nel gruppo F: 0-0 tra Inghilterra e Olanda e tra Eire ed Egitto, con tutte le squadre ancora a 2 punti con una partita ancora da giocare. Si qualificano anche il Brasile, dopo l'1-0 ai costaricani, e, sorpresa delle sorprese, il Camerun, che batte con una doppietta dell'anziano Milla la Romania e vince il gruppo. Passa anche il Belgio, dopo il 3-1 ai sudcoreani.
L'Italia affronta la Cecoslovacchia con il problema-Vialli: ufficialmente è leggermente infortunato ad una coscia, ma, come si vedrà, le cose stanno diversamente. All'Olimpico è ancora successo: apre Schillaci, che devia in porta un tiro da fuori di Giannini, replica nella ripresa (dopo un rigore negato a Schillaci ed un gol annullato ingiustamente al cecoslovacco Griga) di un grande Roberto Baggio, che parte da centrocampo, triangola con Giannini, salta due avversari e con un morbido pallonetto fa fuori il portiere Stejskal. Italia in carrozza agli ottavi di finale, mentre Vicini conferma indirettamente, a chi lo tacciava di essere stato fortunato, che i malanni di Vialli sono solo diplomatici: “Io questa coppia l’ho scelta fra i sei eccellenti attaccanti a disposizione. Se avessimo perso, avrei meritato le critiche. Ora non pretendo elogi, ma non è neppure giusto dire che l’abbia decisa il casoâ€.
Nel gruppo B, oltre al Camerun, avanti anche Argentina e Romania, che non si fanno male nell'ultima gara e chiudono con un utile 1-1. Nel gruppo C, a sorpresa, emerge la Costa Rica di Milutinovic, che fa il capolavoro nell'ultima gara, battendo in rimonta 2-1 la Svezia, con reti di Flores e Medford. Nel gruppo D, insieme ai tedeschi, passano la Jugoslavia e la Colombia, che agguanta la qualificazione con un gol allo scadere di Rincon alla Germania. Anche nel gruppo E c'è una soluzione al 90': è quella di Daniel Fonseca, il cui colpo di testa affossa i sudcoreani e consente all'Uruguay di passare al turno insieme a Spagna e Belgio. Nell'equilibratissimo gruppo F, infine, la spunta l'Inghilterra, che batte 1-0 l'Egitto con un gol di Wright e passa insieme ad Eire e Olanda, che pareggiano ed eliminano gli egiziani.

Gli ottavi iniziano con una nuova impresa del Camerun, che batte 2-1 la Colombia. Dopo 105 minuti di noia assoluta, la gara si accende nel secondo tempo supplementare. A Napoli è ancora Roger Milla a timbrare lo storico accesso di una squadra africana ai quarti, con una doppietta in quattro minuti (da rimarcare il raddoppio, ottenuto dopo aver soffiato palla ad un presuntuosissimo Higuita); il gol della bandiera colombiana è firmato da Redin.
In serata, spazio allo Skuhravy-day: il centravanti, futuro genoano, trascina la Cecoslovacchia ad un secco 4-1 sulla Costa Rica: il quarto gol dei cecoslovacchi è segnato da Kubik, mentre per i caraibici va a segno Gonzalez.
Lunedì 24 giugno è il giorno dei match-clou: Argentina-Brasile nel pomeriggio, Germania-Olanda in serata. La sfida fra le due superpotenze sudamericane si risolve con un assedio brasiliano: Careca, dopo due minuti, semina mezza difesa argentina e poi tira in bocca a Goycochea; al 18' Dunga colpisce il palo, al 52' è Alemao a cogliere il montante, al 64' ancora Careca manca il vantaggio di testa. Maradona, oggetto di pestaggio dalla difesa brasiliana, si accende a dieci minuti dalla fine: Diego semina avversari su avversari e, al limite dell'area, allarga per Caniggia, che dribbla anche Taffarel e segna a porta vuota. Un'altra chance colossale per Muller e poi è finita.
La Germania saluta un'irriconoscibile Olanda, schiava dei problemi di un pessimo Van Basten e di quelli di un Gullit altrettanto efficace. A San Siro è derby fra i tedeschi interisti e gli olandesi milanisti. Dopo 21 minuti è Milan-Roma: Voller falcia il portiere Van Breukelen, arriva Rijkaard a far da "paciere". L'arbitro Loustau li caccia entrambi, e la tv, impietosa, becca lo sputo (sotto, a destra) del rossonero all'attaccante giallorosso. Al 49', su cross di Buchwald, Klinsmann fredda l'Olanda, che rischia più volte il tracollo (palo di Klinsmann alla mezz'ora della ripresa) e cade all'84', dopo un chirurgico destro di Brehme da fuori area. Un rigore di Koeman all'88' serve solo ad alimentare i rimpianti orange. Il giorno seguente, dopo l'affermazione ai rigori dell'Eire sulla Romania (decisiva la parata di Bonner sul tiro di Timofte, sopra), tocca all'Italia, impegnata all'Olimpico contro l'Uruguay. I sudamericani, allenati dal maestro Tabarez, picchiano per oltre un'ora. L'Italia fa fatica, Vicini toglie Berti e inserisce la terza punta, il maestoso Aldo Serena. Tredici minuti dopo una terrificante fiondata di Schillaci brucia Alvez (già impegnato in precedenza da una punizione di De Agostini) e fa finire l'incubo. Il finale è ancora azzurro: incornata di Serena su punizione di Giannini, e siamo nei quarti.
Gli ottavi terminano il giorno dopo. A Verona, la Jugoslavia e la Spagna si annullano fino ad un quarto d'ora dalla fine, poi inizia il divertimento. Stojkovic porta in vantaggio gli slavi dopo la torre di Katanec; le furie rosse pareggiano con il bomber Salinas, con un tocco sottomisura; nei supplementari, è ancora Stojkovic (futuro veronese), con una regale punizione, a far calare il sipario sulla Spagna di Suarez. A Bologna, l'Inghilterra soffre il Belgio, versione riveduta e corretta, ancorché meno spettacolare, di quella messicana di quattro anni prima. Ceulemans colpisce un palo, Barnes segna ma il gol è annullato, e ad un minuto dai rigori è Platt, in semirovesciata, a mandare avanti i Leoni.

I quarti presentano sei squadre europee, una sudamericana e un'africana. A Firenze, l'Argentina è opposta alla Jugoslavia. I plavi restano in dieci alla mezz'ora, con l'espulsione di Sabanadzovic, ma dominano, con un illuminante Prosinecki in cabina di regia. Malgrado ciò, si procede ai rigori. Stojkovic, migliore in campo, prende la traversa; Maradona si vede respingere il tiro da Ivkovic. Troglio sembra condannare la sua squadra, colpendo il palo. Ma Goycoechea è in agguato: vola su Brnovic e Hadzibegic, e porta i suoi in semifinale.
L'Italia, quella sera, è opposta, nell'amico Olimpico, alla sorprendente Eire di Jackie Charlton. Vicini riconferma Baggio e Schillaci in attacco, malgrado gli ammonimenti di Vialli (“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocareâ€, dice citando John Belushi). Fa caldo, l'Irlanda attacca e Zenga deve volare per bloccare una testata di Quinn. Alla mezz'ora, tuttavia, ci pensa Totò: tiro di Donadoni, Bonner non è perfetto nella respinta, accorre Schillaci, che appoggia di piatto nella porta vuota. Il risultato non cambierà più, nonostante una traversa su punizione ancora di Schillaci (con palla che picchia sulla linea di porta e rimbalza fuori) e un fuorigioco inesistente sbandierato alla nostra punta. Siamo in semifinale.
Il giorno dopo, la Germania non si sciupa più di tanto per eliminare la volenterosa Cecoslovacchia. Matthaus trasforma al 25' il rigore che decide la partita, poi è il difensore Hasek a salvare per tre volte la propria porta; l'unico pericolo per Illgner arriva da una punizione di Bilek, ben neutralizzato, e i cecoslovacchi, in dieci nel finale per l'espulsione di Moravcik, salutano la compagnia. Quindi arriva l'ora del Camerun, squadra-simpatia del Mondiale, opposta a Napoli agli inglesi. Gli africani giocano meglio, ma l'Inghilterra è più navigata e al 25' Platt schiaccia in rete un bel cross di Pearce. Milla, tenuto in panchina nel primo tempo, si scatena nella ripresa: fallo su di lui di Gascoigne, al 63' Kunde pareggia su rigore; cinque minuti dopo è Ekeke a portare in vantaggio gli africani. Il Camerun, che potrebbe dilagare in contropiede, non lo fa e subisce la spietata legge del calcio: a cinque minuti dalla fine Lineker viene steso in area da Massing, dal dischetto il bomber trasforma, e fa il bis dagli undici metri nei supplementari, dopo che N'Kono l'aveva riatterrato. Addio ai Leoni Indomabili, tra il cordoglio di tutti quelli che si erano innamorati di questa squadra.

E arriviamo alle fatidiche semifinali: Italia-Argentina contro Germania-Inghilterra. L'Italia abbandona la sede portafortuna di Roma per scendere a Napoli, proprio mentre si appresta ad affrontare Maradona, che, si sa, sotto il Vesuvio è un idolo. E Diego parla chiaro ai tifosi partenopei: "Vi ignorano tutto l'anno e adesso vi chiedono aiuto per sostenere la Nazionale".
In campo c'è Vialli, e non Baggio, a fianco di Schillaci. L'Italia non è brillante come in precedenza, ma il gol arriva lo stesso, al 19': tiro di Vialli, Goycoechea non trattiene, irrompe lo spietato Schillaci e ci porta in vantaggio. Il San Paolo, dapprima un po' freddo, si lascia andare ad un urlo di gioia. L'Argentina non si è mai vista nel primo tempo, e l'Italia, ancora imbattuta, inizia a sognare. Ma a riportarla sulla terra è Caniggia: al 67' cross lungo di Olarticoechea, Zenga va a farfalle, l'attaccante anticipa Ferri e gela lo stadio infilando di testa. Dopo 614' termina l'imbattibilità di Zenga, sufficiente per stabilire un nuovo record. L'Italia ha smaltito via via la sua brillantezza, l'Argentina vuole i rigori (Jugoslavia docet), neanche l'ingresso di Baggio e Serena al posto di Giannini e di uno stralunato Vialli cambiano le carte in tavola. I supplementari sono superflui, l'arbitro francese Vautrot caccia Giusti, ma non fa altrettanto con Dezotti (Vicini, un po' esacerbato, ricorderà anni dopo: "Ho visto l'arbitro estrarre il cartellino giallo, accorgersi che Dezotti era già ammonito, e riporlo nel taschino") e alla fine, inevitabilmente, dopo otto inspiegabili minuti di recupero ("Mi ero dimenticato del cronometro", ammetterà poi Vautrot), arrivano i rigori. L'Argentina è implacabile, lo specialista Goycoechea neutralizza su Donadoni e Serena ed è finita. Ed esplode la rabbia di Vialli a fine partita, un po’ fuori luogo.
Il giorno dopo, nell'altra semifinale, regna la noia tra Germania e Inghilterra. Al 59' punizione di Brehme e deviazione decisiva di Parker; all'80' Lineker approfitta di un pasticcio in area tedesca e rinvia il verdetto ai rigori, ai quali si arriva dopo due pali di Waddle e Buchwald. Ai rigori, ancora una volta: sbagliano Pearce e Waddle, la finale sarà Germania-Argentina, come quattro anni prima.

L'Italia esce a testa alta, con un terzo posto conquistato con una bella vittoria sull'Inghilterra, nella finalina a Bari. "E' stato un bel sogno, grazie lo stesso", recita uno striscione. Un'Italia rimaneggiata passa con Baggio al 72' (azione confusa in area inglese, Schillaci salta Shilton e appoggia a Roby, che segna a porta vuota), viene raggiunta da Platt dieci minuti dopo (cross di Dorigo, testa del futuro barese) e vince con il solito Schillaci su rigore, dopo il fallo di Parker su Totò. Un gol annullato a Berti e poi è finita. La ola e Schillaci capocannoniere con 6 reti chiudono il nostro Mondiale, e anche la carriera del grande Shilton, che a quarantun'anni dice basta alla Nazionale.
Il giorno dopo, a Roma, è di scena la finalissima. Sonori fischi all'inno argentino (e Maradona reagisce con il celebre "hijos de puta" in mondovisione, che non ha bisogno di traduzioni), la finale è di rara bruttezza. Bilardo si prefigge come obiettivo i soliti rigori, ma l'arbitro Codesal ci mette lo zampino: prima nega un netto rigore ad Augenthaler, quindi fa lo stesso su Dezotti, espelle giustamente Monzon, poi inventa il penalty decisivo a sei minuti dalla fine, dopo un intervento sul pallone di Sensini su Voller. Dal dischetto non sbaglia Brehme, dopo l'espulsione di Dezotti è finito lo strazio. Germania in trionfo per la terza volta, mentre a Maradona (in lacrime al fischio finale) non riesce il difficilissimo bis di quattro anni prima. Tutti a casa, ci vediamo in America.


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