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Quasar

Un quasar (contrazione di quasi-stellar radio source, radiosorgente quasi stellare) è un oggetto astronomico che somiglia ad una stella in un telescopio ottico (cioè è una sorgente puntiforme), e che ha un grande spostamento verso il rosso (redshift). Il consenso generale è che questo grande redshift sia cosmologico, cioè il risultato della legge di Hubble, il che implica che i quasar siano oggetti molto distanti e che debbano emettere più energia di dozzine di normali galassie. Infatti, i quasar sono considerati gli oggetti più luminosi dell'Universo osservabile.

Alcuni quasar mostrano rapidi cambiamenti della loro luminosità, il che implica che sono molto piccoli (un oggetto non può cambiare luminosità più velocemente del tempo che la luce impiega ad attraversarlo). Se l'interpretazione cosmologica è giusta, l'enorme luminosità e le brusche fiammmate di un quasar sono totalmente inimmaginabili per la mente umana: un quasar medio può incenerire l'intero pianeta Terra da numerosi anni luce di distanza, ed emette tanta energia in un secondo quanta il Sole ne emette in centomila anni.

Table of contents
1 Storia delle osservazioni dei quasar
2 Modello attuale dei quasar
3 Implicazioni cosmologiche dei quasar

Storia delle osservazioni dei quasar

I primi quasar vennero scoperti con radiotelescopi alla fine degli anni '50. Il primo spettro di un quasar, che rivelò il suo alto redshift, fu ottenuto da Maarten Schmidt nel 1963. Una volta identificata la classe di oggetti fu possibile rintracciarli su lastre fotografiche risalenti anche al XIX secolo. Più tardi si scoprì che solo pochi (circa il 10%) dei quasar emettono forti onde radio. Il nome 'QSO' (quasi-stellar object) è a volte dato alla classe di quasar radio-quieti.

Argomento di aspri dibattiti durante gli anni '60 fu se i quasar fossero oggetti vicini, oppure lontanissmi come indicava il loro redshift. Un forte argomento contro i quasar posti a distanze cosmologiche era che la grande distanza implicava luminosità così alte che nessun processo conosciuto all'epoca, compresa la fusione nucleare, avrebbe fornito l'energia necessaria. Alcuni suggerirono che i quasar erano composti da antimateria, altri che erano buchi bianchi. Questa obiezione fu rimossa con la proposta del meccanismo del disco di accrescimento, e oggi la distanza cosmologica dei quasar è accettata da quasi tutti i ricercatori.

Anche se quasi tutti gli astrofisici oggi pensano che i quasar siano oggetti cosmologici, alcuni mostrano evidenze che li renderebbero oggetti vicini. Per esempio, Y. P. Varshini sostiene che i grandi redshift attribuiti ai quasar siano la conseguenza di un laser naturale sullo spettro di emissione. Varshini e altri si oppongono alla spiegazione standard dei moti superluminali spesso osservati nei quasar. Halton Arp è un astronomo famoso per le sue osservazioni sui quasar, che sembrano implicare che i quasar interagiscano fisicamente con galassie vicine, e che siano addirittura espulsi dalle galassie stesse.

Modello attuale dei quasar

Negli anni '80, furono sviluppati dei modelli unificati in cui i quasar erano visti come una classe di galassie attive, e il consenso generale è che solo l'angolo di vista li distingue dalle altre classi, come i blazar e le radiogalassie. L'enorme luminosità dei quasar è spiegata come il risultato della frizione causata da gas e polveri che cadono in un di un [[buco nero supermassiccio] formando un disco di accrescimento], meccanismo che può convertire circa la metà della massa di un oggetto in energia, contro i pochi punti percentuali dei processi di fusione nucleare.

Questo meccanismo è usato anche per spiegare come mai i quasar erano più comuni nell'Universo primitivo, perché la produzione di energia cessa quando il buco nero supermassiccio ha consumato tutto il gas, polveri e stelle attorno a lui. Questo significa che è possibile che la maggior parte delle galasie, compresa la nostra Via Lattea, siano passate attraverso una fase di quasar e siano adesso quiscenti per mancanza di rifornimento di materia del buco nero. Implica inoltre che un quasar si possa riaccendere se nuova materia viene sospinta verso il centro della galassia. Questo è quello che succede in molte galassie interagenti, e in effetti la proporzione di quasar tra queste è più alta che tra le galassie normali.

Implicazioni cosmologiche dei quasar

Il redshift più grande conosciuto per un quasar è di 6,4 [1], il che è significativo perché implica una distanza massima alla quale si trovano i quasar: altri quasar più distanti sarebbero facilmente visibili, grazie alla loro elevata luminosità. Questo comportamento è considerato come il fatto che i quasar osservabili più vecchi segnano l'inizio della formazione ed evoluzione delle galassie.

I quasar offrono anche alcuni indizi sulla fine della reionizzazione del Big Bang. I quasar più vecchi hanno chiare regioni di assorbimento di fronte a loro, il che indica che il mezzo intergalattico del tempo era del gas neutro. I quasar più recenti non mostrano regioni di assorbimento, ma piuttosto un'area confusa conosciuta come la foresta Lyman-alpha. Questo indica che il mezzo intergalattico ha subito una reionizzazione ridiventando plasma, e che il gas neutro esiste solo in piccole nubi.

Un'altra caratteristica interessante dei quasar è che mostrano evidenze di elementi più pesanti dell'elio. Questo viene preso come indizio del fatto che le galassie, all'inizio della loro vita, hanno attraversato una fase di massiccia formazione stellare creando delle stelle di popolazione III tra il tempo del Big Bang e i primi quasar osservati. Questa predizione ha il problema che, fino al 2004, non è stata trovata alcuna evidenza a favore di queste stelle, e se esse non verranno trovate negli anni a venire, e se inoltre non viene trovata una spiegazione alternativa plausibile per la comparsa di elementi pesanti, è possibile che dovremo riconsiderare il nostro modello di Universo.


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