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Sacra Sindone

La Sacra Sindone è il lenzuolo di lino che, secondo la tradizione, ha avvolto il corpo di Gesù Cristo. In accordo con dati disponibili in bibliografia e da studi eseguiti di diversi autori (G. Fanti, J. Jackson,F. Lattarulo, E. Marinelli, O. Scheuermann, e altri) ha avvolto il cadavere di un uomo comunemente chiamato Uomo della Sindone) che è stato flagellato, coronato di spine, crocifisso con chiodi e trapassato da una lancia al costato.
La storia del lenzuolo inizia in epoca medievale, quando viene acquistato dai Savoia. Dopo essere sopravvissuto ad un incendio che ne ha bruciato alcuni frammenti viene portato a Torino, dove nel frattempo i Savoia hanno trasferito la capitale dei loro possedimenti. 

Data la fragilità del lenzuolo, la Sindone è stata mostrata al pubblico solo in rare occasioni. Le ultime si sono svolte nel 1998 e nel 2000. Con la morte dell'ultimo Re d'Italia la proprietà è passata al Papa che ne ha delegato la custodia all'Arcivescovo di Torino.

Esami destinati a determinare il momento in cui il lino venne tessuto, hanno stabilito (metodo del Carbonio 14) che si tratta di una reliquia medievale. Tuttavia tale esame è stato contestato sostenendo che l'incendio che interessò il monastero ove la Sindone era conservata avrebbe potuto modificare le quantità di carbonio 14 nel lino e quindi rendere imprecisa la datazione.

Il termine "sindone" deriva dal greco sindon che si usava anticamente per indicare un lenzuolo o un pezzo di stoffa per un uso specifico. Nella Sindone si possono notare le seguenti caratteristiche generali, non facilmente comprensibili al primo sguardo:

  • l'immagine corporea di un uomo che appare avvolto nel lenzuolo dopo la flagellazione e la morte per crocifissione;
  • le tracce di sangue che corrispondono alle ferite dell'uomo che fu avvolto nel lenzuolo;
  • alcune macchie dovute ad acqua;
  • le bruciature causate dall'incendio di Chambéry (Francia) che nel 1532 danneggiò gravemente il lenzuolo;
  • le tracce lasciate da altri incendi o incidenti precedenti quello del 1532;
  • altri fori causati dagli incendi o incidenti che in alcuni punti hanno completamente carbonizzato il lenzuolo.

La Sindone è un lenzuolo rettangolare robusto e consistente, di lino, di colore giallino. Le tradizionali dimensioni erano riportate come 436 cm di lunghezza e 110 cm di larghezza fino a tempi recenti. Dal 1998 nelle pubblicazioni ufficiali le dimensioni erano date come 437 per 111 cm. Lo spessore del tessuto è di circa 34 centesimi di millimetro, ma rimane morbido al tatto e pieghevole. L’immagine corporea, di colore giallino, tende ad essere sempre meno contrastata rispetto ad uno sfondo che, invecchiando, tende ad assumere lo stesso colore. La manifattura della Sindone è rudimentale ed il lino usato per la fabbricazione fu filato a mano. Ogni filo di tessuto è composto da 70-120 fibrille e presenta un diametro di un quarto di millimetro assai variabile da filo a filo; l’irregolarità del filo fa pensare ad una manifattura alquanto rudimentale. Ogni fibrilla ha un diametro di circa 0,015 mm. La torcitura "Z", in senso orario, è opposta a quella "S" più comune nei tessuti confezionati nell'antico Egitto. Questo elemento fa pensare ad un’origine siro-palestinese: lini con torcitura "Z" sono stati infatti rinvenuti a Palmyra (Siria), Al-Tar (Iraq) e nel deserto della Giudea.

L'intreccio del tessuto, anch'esso irregolare, fu verosimilmente realizzato su un telaio manuale rudimentale: sono presenti, infatti, salti di battuta ed errori. La tessitura è in diagonale del tipo tre-a-uno, ottenuta facendo passare il filo trasversale della trama alternativamente sopra tre e sotto un filo longitudinale dell'ordito. Ciò contribuisce a garantirne la robustezza. La spigatura, che dà alla stoffa il caratteristico aspetto "a spina di pesce", forma "strisce" larghe circa 11 mm.

La notte di Santa Barbara, fra il 3 e il 4 dicembre 1532, un incendio devastò la Sainte-Chapelle del castello di Chambéry dove era conservata la Sindone, ripiegata in un reliquiario rivestito d'argento in modo da formare, secondo la ricostruzione del fotografo Aldo Guerreschi e del sindonologo Michele Salcito, 32 strati di stoffa.

L’ambiente in cui si trovò la Sindone durante l'incendio verosimilmente fu particolare per quanto riguarda possibili interazioni fra la struttura molecolare del lino ed il carbonio presente nell’aria circostante; gli ioni d’argento della teca parzialmente fusa e/o la presenza di acqua di spegnimento dell’incendio, inoltre, possono avere agito da catalizzatori per reazioni chimiche che potrebbero avere prodotto un arricchimento di carbonio nella struttura del lino: questo processo può essere responsabile di un effetto sistematico non trascurabile durante la datazione radiocarbonica della Sindone effettuata nel 1988.

Indubbiamente la parte più interessante della Sindone riguarda le due tenui sembianze di un corpo umano, a grandezza naturale, che si prolungano testa contro testa, una di fronte e l'altra di schiena, separate da uno spazio che non reca tracce corporee. Questa immagine, a differenza di qualsiasi altra, è più comprensibile nel negativo fotografico.

Da quanto appare osservando l'immagine, il corpo raffigurato è quello di un maschio sulla trentina con la barba e i capelli lunghi; è un uomo ben costruito e muscoloso e sembra essere stato abituato ai lavori manuali. Il cadavere che fu disteso su metà lenzuolo lasciò due impronte, una dorsale ed una frontale. Il lenzuolo, infatti, fu fatto passare al di sopra del capo e fu adagiato sul corpo fino all'altezza dei piedi.

L'immagine frontale presenta una lunghezza di 195 cm, mentre quella dorsale di 202 cm. Mediante analisi antropometrica computerizzata è stata verificata la compatibilità anatomica delle due immagini, frontale e dorsale, e la somiglianza delle caratteristiche dell’Uomo della Sindone a quelle dei semiti: risulterebbe un’altezza effettiva dell’Uomo della Sindone di 174+2 cm.

L’Uomo della Sindone presenta molteplici traumi: tumefazioni sulla fronte, sulle arcate sopracciliari, sugli zigomi, sulle guance e sul naso; quest'ultimo presenta escoriazione dell'estremità. Nel complesso, però, il volto ha un aspetto composto e sereno.

Le spalle sembrano sollevate; è evidente un'ampia ecchimosi a livello della scapola sinistra ed una ferita sulla spalla destra che si possono attribuire al trasporto del patibulum, la trave orizzontale della croce. I ginocchi, soprattutto quello sinistro, sono escoriati a causa delle violente cadute.

La testa appare chinata in avanti e fermata in tale posizione dal rigor mortis (rigidità cadaverica): infatti il collo non ha lasciato traccia sull'impronta frontale, mentre è chiaramente visibile nell'immagine dorsale. La nuca non mostra alcuna traccia di appoggio e ciò conferma la posizione in avanti del capo dovuta alla sola rigidità cadaverica.

Sono ben visibili gli avambracci e le mani incrociate sul pube, la sinistra sopra la destra. Le dita delle mani appaiono allungate; è evidente la mancanza dei pollici dovuta verosimilmente alla lesione del nervo mediano, provocata dall'infissione dei chiodi nei polsi.

L'impronta lasciata dal piede sinistro è meno evidente di quella del piede destro, dove si nota chiaramente la forma del calcagno e delle dita. Risulta completa l'impronta del polpaccio destro, mentre il sinistro è meno netto perché, come il calcagno, è sollevato: si può quindi dedurre che il sopraggiungere della rigidità cadaverica abbia lasciato in flessione la gamba sinistra, che quindi appare più corta. L’immagine del polpaccio destro presenta una certa distorsione causata dall’avvolgimento del lenzuolo. Il piede destro appoggiava contro il legno della croce, mentre il sinistro era sopra il collo del destro; verosimilmente entrambi furono inchiodati insieme in quella posizione.

In corrispondenza del volto si notano anche i segni lasciati da barba e capelli e questo fatto complica ulteriormente la spiegazione della formazione dell'immagine corporea perché essi sono più difficili da riprodurre con tecniche sperimentali: la loro sofficità, infatti, rende difficile l'impressione nel lino. Forse lo studio approfondito delle caratteristiche dell’immagine dei capelli, che a differenza delle altre parti del corpo sembrano trapassare l’intero lenzuolo in corrispondenza dell’immagine frontale, saranno la chiave di interpretazione del meccanismo di formazione dell’immagine corporea. La barba sembra parzialmente strappata ed i capelli cadono sui lati del volto; la massa di capelli di sinistra è più marcata.

Come sarà discusso più in dettaglio nel seguito, l’immagine non è stata prodotta con mezzi artificiali: non è un dipinto, una stampa o una fotografia e non è il risultato di una strinatura prodotta con un bassorilievo riscaldato. Anche se non è ancora noto il meccanismo fisico-chimico all'origine dell'impronta, si può ipotizzare un meccanismo come un lampo di radiazione che si attenua velocemente con la distanza fra corpo e lenzuolo.

Fra le caratteristiche più importanti, l’immagine corporea interessa solo le fibrille più superficiali del lino, è dettagliata, tridimensionale, termicamente e chimicamente stabile ed è di un colore giallino che differisce da quello della stoffa di fondo solo per la maggiore intensità.

L’immagine corporea assorbe la luce ultravioletta, ma non evidenzia alcun tipo di fluorescenza e ciò è contro l’ipotesi di un’origine per strinatura. È da notare che l'immagine corporea è dotata di particolari caratteristiche, tuttora non completamente spiegabili; per esempio si nota che i lineamenti, soprattutto quelli del volto, non corrispondono a quelli che si otterrebbero dall'impronta di un lenzuolo avvolto attorno al capo e al corpo di un uomo.

L'immagine umana è stata "impressa" su un lenzuolo già macchiato di sangue. Tutte le tracce rosse sono ematiche e corrispondono alla corretta posizione sul corpo delle numerose ferite, considerando un drappeggio della stoffa avvolgente l’intero corpo.

Mentre l'immagine è simile ad un "negativo" fotografico, le macchie di sangue sono in "positivo". Esse si sono formate per contatto diretto con l'uomo avvolto nel lenzuolo ed attorno ad esse in luce ultravioletta si possono notare i relativi aloni di siero. Queste macchie di sangue e di siero sono estremamente difficili da riprodurre con mezzi artificiali perché è sangue coagulatosi sulla pelle di un uomo ferito e ridiscioltosi per fibrinolisi a contatto con la stoffa umida. Si tratta di sangue umano maschile molto antico.

Sulla Sindone sono presenti i coaguli di circa 120 lesioni lacero-contuse distribuite lungo il corpo che possono essere state causate dal flagrum, il flagello romano. In corrispondenza del cuoio capelluto si notano numerose impronte puntiformi e tondeggianti che sono correlabili a ferite da punta provocate da una corona di spine. Da tali ferite si dipartono diverse colature di sangue.

Risorse esterne

Foto della Sindone

Bibliografia

Fanti G., Marinelli E.: "La Sindone rinnovata – misteri e certezze", Ed. Progetto Editoriale Mariano, Vigodarzere (PD), marzo 2003.

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