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San Carlo Borromeo

San Carlo Borromeo (Arona, 2 ottobre 1538 - Milano, 3 novembre 1584).

Figlio di Giberto e Margherita Medici, crebbe in una famiglia ricchissima, ma ebbe modo già a vent'anni di dimostrare la propria energia reagendo all'occupazione degli spagnoli della rocca di Arona di proprietà dei Borromei. Nel 1559 si laureò a Pavia. Nello stesso anno il fratello della madre, Giovan Angelo Medici, venne eletto papa col nome di Pio IV e invitò a Roma Carlo e il fratello primogenito Federico; nominò quindi Carlo cardinale e suo segretario. Nel 1562 Federico morì improvvisamente e Carlo vide nell'evento un segno divino volto ad incitarlo ad impegnarsi a fondo nelle opere religiose.

Ordinato sacerdote nel 1563 e subito dopo consacrato vescovo, iniziò una attività istancabile, estremamente rigorosa ed impegnata, cominciando con il partecipare attivamente alle ultime fasi del Concilio di Trento e diventando uno dei più energici promotori della controriforma. Nel 1565 lasciò tutti i vantaggi della corte pontificia per prendere possesso della diocesi di Milano, sede nella quale da circa 80 anni mancava un vescovo residente e nella quale si era radicata una situazione di degrado con prelati dediti alle mondanità e preti non preparati e spesso scostumati. Qui esercitò tutta la sua energia ai fini del rafforzamento della moralità e della preparazione del clero, della riorganizzazione delle attività pastorali e caritative e della promozione di nuove iniziative. Rinunciando a rendite e benefici e vendendo beni propri riuscì a finanziare la costituzione di nuove iniziative pastorali e assistenziali, in netta controtendenza rispetto alle abitudini della maggior parte dell'alto clero. Negli anni del suo episcopato, dal 1565 al 1584 dedicò all'estesa diocesi milanese tutte le sue energie: costruì nuove chiese, scuole e collegi, si impegnò nelle visite pastorali, curò la stesura di norme che furono considerate esemplari nel clima di rinnovamento dei costumi ecclesiastici.

La sua figura divenne leggendaria per l'impegno profuso senza risparmio nelle opere assistenziali in occasione di una durissima carestia nel 1570 e, soprattutto nel periodo della terribile peste del 1576-1577, ampiamente nota come peste di San Carlo.

Nella diocesi impose regole severe, come la separazione di uomini e donne nelle chiese e la repressione degli adulteri; inoltre, mosso da una concezione quasi medioevale, pretese la sottomissione alle regole vescovili di religiosi e laici, scontrandosi con le autorità civili e ricorrendo anche alle scomuniche. Soppresse il potente e corrotto ordine degli Umiliati e, dopo essere sfuggito a un attentato, fece condannare e giustiziare quattro dei responsabili. Ottenne una parte dei fondi dell'ordine soppresso e potè cedere Brera ai Gesuiti e finanziare costruzioni come il collegio Elvetico e la chiesa di San Fedele. Dovette anche difendersi dalle accuse di eccessivo rigorismo avanzate presso il pontefice dalle autorità civili milanesi.

Un altro fronte nel quale si impegnò duramente è quello della lotta all'eresia nelle valli svizzere, in un periodo nel quale l'intolleranza fra cattolici e protestanti aveva portato lutti e devastazioni. Nel 1983 compì una visita pastorale in Val Mesolcina e qui intervenne duramente per sanare una situazione degradata della chiesa locale imponendo il rispetto di norme rigide facendo processare per stregoneria un centinaio di donne, delle quali dieci furono condannate al rogo.

Morì il 3 novembre 1584, al rientro a Milano da una faticosa missione a Cannobio e Arona.

Viene ricordato da una gigantesca statua ad Arona chiamata San Carlone di Arona; tale opera ha ispirato la costruzione della Statua della libertà. Come santo viene festeggiato il 4 novembre.

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