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San Francesco d'Assisi

San Francesco d'Assisi, patrono d'Italia, č uno dei santi piů conosciuti nel mondo. Decine di migliaia di pellegrini, ogni anno, da tutte le parti, giungono nella cittĂ  "serafica" in pellegrinaggio alla tomba del "poverello di Assisi". Ma l'immagine di Francesco in questi ultimi anni ha assunto un ruolo che va al di lĂ  del semplice devozionismo religioso: Assisi, cittĂ  della pace, si erge come paladina di quel messaggio di fratellanza tra i popoli, messaggio tutt'ora sovente inascoltato a causa dei numerosi conflitti che turbano la pacifica convivenza tra le persone.

Table of contents
1 Giovanni, figlio di Pica e Pietro
2 Un uomo nuovo
3 Spirito missionario

Giovanni, figlio di Pica e Pietro

Francesco nasce nell'estate (o autunno) del 1181 in una famiglia della ricca borghesia emergente della cittĂ  di Assisi. Sua madre Pica gli mette il nome del grande apostolo Giovanni, ma il padre decide di chiamare il figlio Francesco, in onore di quella terra di Francia che aveva dato alla famiglia ricchezza e benessere. La sua casa, situata al centro della cittĂ , č provvista di un fondaco utilizzato come negozio e magazzino per lo stoccaggio e l'esposizione di quelle stoffe che il mercante si procura con i suoi frequenti viaggi in Provenza (Francia). Pietro vende la sua pregiata merce in tutto il territorio del Ducato di Spoleto che comprende, all'epoca, anche la cittĂ  di Assisi. Attualmente, sui "resti" dell'abitazione dei Bernardone, sorge la Chiesa Nuova, costruita nel 1615 a spese del re Filippo di Spagna. Francesco viene battezzato nella chiesa costruita in onore del patrono della cittĂ , il martire Rufino e, dal 1036, scelta come cattedrale. Esistono varie biografie sulla vita giovanile di Francesco, ma č ragionevole pensare al giovane come ad un ragazzo che, come tanti altri, si sta preparando a seguire le orme paterne nel commercio e, come giovane cittadino, č attento e partecipe delle vicende del suo borgo. Dopo la scuola presso i canonici della Cattedrale, che si tiene nella chiesa di San Giorgio (l'attuale basilica di Santa Chiara) a 14 anni si dedica a pieno titolo all'attivitĂ  del commercio. E' in questo periodo che agli occhi del giovane brillante venditore, che veste panni preziosi ed esibisce gioielli raffinati, considerato il partito piů ambito per le fanciulle di Assisi, si insinua e si rende manifesto il contrasto tra ricchezza ed indigenza di fronte alla schiera di mendicanti che passano davanti e non osano entrare nel fondaco.

La guerra

Nel 1054 si ha memoria di una prima guerra che contrappone Assisi a
Perugia; tra le due cittĂ  esiste una rivalitĂ  irriducibile: Perugia č papale, mentre Assisi, insieme a Foligno e Todi, č imperiale. La battaglia piů famosa č quella in cui gli assisani sono sconfitti a Collestrada, vicino a Perugia, nel 1202. Anche Francesco, come gli altri giovani, vi partecipa; viene catturato e rinchiuso per un anno in carcere. La prigionia sarĂ  per lui un'esperienza fondamentale. Si dice che la partecipazione ai combattimenti, lo spettacolo dei feriti e delle mutilazioni, l'odore repellente dei corpi lasciati marcire sul terreno, lo sconvolgono a tal punto da indurlo ad un totale ripensamento della sua vita. E' in questo periodo che inizia a maturare in lui l'esigenza insopprimibile di scoprire quel valore che riterrĂ  poi decisivo nella vita di ogni uomo: la pace. La guerra termina nel 1203 e Francesco ottiene la libertĂ  grazie ad un trattato sui prigionieri di guerra che, in caso di malattia, ne impone la liberazione dietro il pagamento di un riscatto. Incombenza a cui provvede il padre, Pietro di Bernardone. Francesco, una volta tornato a casa, recupera gradatamente la salute trascorrendo molte ore tra i possedimenti del padre. Proprio in questi luoghi, bellissimi e appartati, contribuiscono a risvegliare in lui un assoluto e totale amore per la natura vista come opera mirabile di Dio. Il desiderio di giustizia lo porta l'anno seguente (1204-1205) a tentare la strada della crociata. Si tratta di raggiungere a Lecce la raffinata corte di Gualtieri di Brienne, per poi muovere con gli altri cavalieri alla volta di Gerusalemme. E' il sogno di ogni uomo: vestire una splendida armatura, uscire dalla noiosa provincia e partire all'avventura sotto le insegne della fede cristiana d'Occidente. Tuttavia, a Spoleto, si riammala e, persuaso da una rivelazione notturna, ritorna subito a casa.

San Damiano

Ma non č piů lo stesso uomo. Rifugge la compagnia. Preferisce la solitudine. Si accompagna di frequente a mendicanti e straccioni. A Roma, dove viene mandato dal padre a vendere una partita di merce, non solo distribuisce il denaro ricavato ai poveri, ma scambia le sue vesti con un mendicante e si mette a chiedere la caritĂ  davanti alla porta di San Pietro. Da quando, poi, nel 1205, sostiene di aver sentito, nella chiesina di San Damiano, parlare nientemeno che il Crocifisso, in cittĂ  pensano seriamente che abbia perso la testa o che sia preda di qualche influenza maligna. Dopo la rivelazione ricevuta in preghiera davanti al Crocifisso di San Damiano, Francesco fa incetta di stoffe nel negozio del padre e va a Foligno a venderle. Vende anche il cavallo, torna a casa a piedi e offre il denaro ricavato al sacerdote di San Damiano. Pietro di Bernardone č furente; tutta la gente di Assisi č solidale con quel padre che vede dissolti i sogni riposti: č una vergogna per l'intera famiglia. Pietro cerca, all'inizio, di segregare Francesco per nasconderlo alla gente. Poi, vista la sua impotenza di fronte all'irriducibile "testardaggine" del figlio, decide di denunciarlo ai Consoli, non tanto per il danno economico subito, quanto piuttosto con la segreta speranza che, sotto pressione, il ragazzo cambi atteggiamento. La colpa di Francesco prevede una pena molto dura: il bando dalla cittĂ . Il giovane, però, si appella ad un'altra autoritĂ : fa ricorso al Vescovo, in forza di una bolla del papa Innocenzo III, nella quale si afferma che nessun religioso può essere giudicato senza il consenso del suo superiore. Lui che, affidatosi ormai alle cure del sacerdote di San Damiano, si considera uomo di Chiesa, può essere giudicato solo da autoritĂ  religiose. Tutta Assisi č presente al giudizio quel giorno di gennaio (o febbraio) del 1206. Il processo si svolge all'aperto, sulla piazza di Santa Maria Maggiore, davanti al palazzo del Vescovo. Il padre urla, si lamenta, chiede giustizia. Il figlio, non appena il padre finisce di parlare "non sopporta indugi o esitazioni, non aspetta nĂ© fa parole; ma immediatamente, depone tutti i vestiti e li restituisce al padre (...) e si denudò totalmente davanti a tutti dicendo al padre: -Finora ho chiamato te, mio padre sulla terra; dora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro che sei nei cieli, perchĂ© in lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza". Francesco dĂ  così inizio ad un nuovo percorso di vita. Il vescovo Guido lo copre pudicamente agli sguardi della folla (pur non comprendendo appieno quel gesto plateale)e, con quest'atto di manifesta protezione, lo accoglie nella Chiesa.

Un uomo nuovo

Da uomo nuovo Francesco comincia il suo viaggio. Agli inizi del 1207 parte per Gubbio. E' inverno e probabilmente c'era molta neve. Man mano che si allontana dal territorio di Assisi, il Santo si espone all'attacco delle bande di briganti: sono gruppi di mercenari, privi di scrupoli, spesso al soldo del miglior pagante. Infatti, poco prima di Caprignone, poco dopo Valfabbrica (non tutti gli studiosi sono concordi nell'identificare il luogo dell'accaduto)gli viene sbarrata la strada. Alla domanda su chi sia, Francesco risponde: "Sono l'araldo del Gran Re; vi interessa questo? Quelli lo perquotono e lo gettano in una fossa piena di neve, dicendo: -Stattene lì, zotico araldo di Dio! Ma egli, appena i briganti sono spariti, balza fuori dalla fossa e, tutto giulivo, riprende a cantare a gran voce, riempiendo il bosco con le lodi del Creatore di tutte le cose". Discussioni varie ruotano anche attorno al monastero che ha accolto il Santo dopo l'aggressione. Alcuni indicano Santa Maria di Valfabbrica, altri San Verecondo de Spissis (oggi Vallingegno). Dal monastero (dove č stato sbattuto in cucina a fare lo sguattero) Francesco riparte quasi subito. Il viaggio si snoda per circa 40 chilometri attraverso le colline dell'Appennino centrale, fino a raggiungere le pendici del monte Ingino. Il giovane ha da sempre qui diversi amici. Uno di essi č Federico Spadalonga che lo accoglie benevolmente. A Gubbio Francesco "amante di ogni forma di umiltĂ , si trasferì presso i lebbrosi restando con loro e servendo a loro tutti con somma cura". Si tratta del lebbrosario di San Lazzaro, e nel suo Testamento dice chiaramente che la vera svolta verso la piena conversione ha avuto inizio per lui quando si č accostato a queste persone. I primi tempi Francesco non ha una fissa dimora. Solo nel 1213 il beato Villano, vescovo di Gubbio e benedettino dell'abbazia di San Pietro, concederĂ  ai frati di stabilire una loro sede nell'antica Santa Maria della Vittoria, che la tradizione indica come il luogo in cui Francesco ammansì il lupo.

Ritorno ad Assisi

Passati alcuni mesi dell'anno 1207 e placatosi lo scandalo sollevato dalla rinuncia dei beni paterni, Francesco ritorna ad Assisi. Per un certo periodo se ne sta solo, impegnato a riparare alcune chiese in rovina come San Pietro (al tempo, fuori le mura), la Porziuncola a Santa Maria degli Angeli e San Damiano. L'alacritĂ  e l'impegno che mette nel lavorare convince col tempo alcune persone che vanno ad aiutarlo; riferendosi a San Damiano diceva: "Qui sorgerĂ  un monastero di signore, e per la fama della loro santa vita, sarĂ  glorificato in tutta la chiesa il nostro Padre Celeste". Le parole del Santo si rivelano profetiche perchĂ© di lì a poco, nel 1211 (o 1212) Chiara, dopo aver vestito a Santa Maria degli Angeli lo stesso abito religioso di Francesco, troverĂ  qui stabile dimora, fondando, a sua volta, un Ordine femminile. Per Francesco San Damiano ha un valore particolare. Tra le sue mura trova sempre pace e consolazione. Nel 1225, dopo aver ricevuto le stimmate alla Verna, vi soggiorna alcuni giorni per riposarsi. Secondo la tradizione, č qui che il Frate improvvisa le prime strofe del Cantico delle Creature.

La predicazione

I primi anni della conversione sono caratterizzati dalla preghiera, dal servizio ai lebbrosi, dal lavoro manuale e dall'elemosina. Ma nel 1208, dopo aver ascoltato la parola del Vangelo nella chiesa di San Nicolò ad Assisi, Francesco sente fermamente di dover portate la Parola di Dio per le strade del mondo. Inizia così la sua predicazione, dapprima nei dintorni di Assisi, poi sempre piů lontano. Ben presto altre persone si aggregano a lui e, con le prime adesioni, si forma il primo nucleo della comunitĂ  di frati. Uno di essi č Bernardo di Quintavalle, suo amico d'infanzia. Per un breve periodo, nel 1209 Francesco e i suoi si istallano nel "tugurio" di Rivotorto, sulla strada verso Foligno, che i frati hanno scelto perchĂ© vicino ad un ospedale di lebbrosi. Ma il posto scelto č umido e malsano e sarĂ  presto abbandonato. Francesco, con i suoi primi compagni (frate Leone, frate Masseo, frate Elia Bombarone, frate Ginepro, e nel 1214 i primi frati "dotti", tra cui Tommaso da Celano, uno dei principali biografi del Santo e forse Giovanni da Pian di Carpine) si stabilisce vicino alla piccola badia di Santa Maria degli Angeli, sulla pianura del Tescio, in localitĂ  "Porziuncola". Abbandonata in mezzo al bosco di cerri, viene concessa a Francesco e ai suoi frati dall'Abate di San Benedetto del Subasio, intorno al 1209. Da qui partiranno le prime missioni apostoliche verso i quattro angoli della terra. Alla Porziuncola Francesco scrive la prima Regola di vita, vi si tengono i primi Capitoli Generali, vi si celebra l'indulgenza del 1216 concessa a Francesco, in una visione, dallo stesso Cristo. In questo "luogo santo", nel 1226, Francesco vuole tornare a morire.

Pellegrino del mondo

Col tempo la fama di Francesco cresce enormemente e cresce in maniera esponenziale anche la schiera dei frati. La pacifica rivoluzione che il nuovo Ordine sta compiendo comincia ad essere palese a tutti. Iniziano però anche i primi probelmi: Francesco ha paura che, ingrandendosi senza controllo, la fraternitĂ  minoritica devii dai propositi iniziali. Per dare l'esempio e per potersi dedicare completamente alla sua missione, nel 1220 rinuincia al governo dell'Ordine in favore dell'amico e seguace Pietro Cattani. E' in questo periodo che "nascono" i Capitoli Generali: sorgono con l'esigenza di impostare la vita comunitaria, di organizzare l'attivitĂ  di preghiera. di rinsaldare l'unitĂ  interna ed esterna, di decidere nuove missioni. Ed č la Porziuncola la sede in cui si ospitano tutti i capitoli piů importanti. Il concetto di pellegrino e uomo del mondo, comunque, rimane per Francesco uno dei capisaldi del proprio ideale di vita. Con il risultato che la vulgi pietas e la devozione dei discepoli collegano idealmente alla tradizione biblica e al Vangelo ogni passaggio e ogni atto del Santo in relazione ai luoghi del suo peregrinare quale annunciatore di Cristo. Ad esempio Greccio (sulla strada che da Stroncone prosegue verso il reatino) dove nel Natale del 1223 Francesco rievoca la nascita di Gesů Cristo e dove č nata la tradizione del Presepe. Oltre alla vita attiva Francesco sente continuamente l'esigenza di ritirarsi in posti solitari per ritemprarsi e pregare. Come, ad esempio, l'eremo delle Carceri di Assisi, sulle pendici del monte Subasio, che offre al frate quel necessario silenzio e quella pace che gli consentono un piů intimo colloquio con il Cristo.

Spirito missionario

Alla preghiera e alla meditazione la Regola francescana aggiunge lo spirito missionario. Quasi in simbiosi con i precetti evangelici, assumendo una condotta completamente divergente rispetto al comune intendimento, a Francesco interessano soprattutto i ceti sociali piů deboli, verso quel prossimo che dalla moderna societĂ  viene rifiutato, cioč verso il povero, il malato, il perdente, l'ultimo: Francesco vuole essere il minore tra i minori. Sisostiene inoltre che egli applichi ai compagni l'appellativo minores, dato universalmente ai popolani, perchĂ© lui stesso vuole incarnare l'ideale di uomo del popolo. Ed Assisi e Santa Maria degli Angeli sono il cuore pulsante da cui parte e ritorna l'attivitĂ  missionaria di questo nuovo ordine dei "minori", come d'ora in avanti verranno chiamati tutti coloro che seguiranno il fondatore. Francesco dĂ  l'esempio, mostrando un'ansia frenetica e una febbrile sollecitudine nella diffusione del messaggio evangelico. In prima persona vive e sconta un incessante vagare per raggiungere con la Parola molti luoghi, portandosi fino ai confini dell'Europa.

La predica agli uccelli

A differenza di altri sermoni, le sue sono prediche semplici per gente semplice. Ma quando Francesco parla, rapisce la folla. Le sue parole hanno una presa incredibile. A Cannara, ad esempio, gli abitanti rimangono affascinati, a tal punto che susciterĂ  una specie di conversione di massa: tutti infatti intendono seguirlo. E' in questa circostanza che Francesco pensa alla creazione del Terz'Ordine. Uno degli episodi piů famosi dei Fioretti, la predica agli uccelli, avviene proprio in questi luoghi. Piů che la cronaca di un avvenimento, le biografie descrivono un passo di vera poesia:

"E passando oltre con quello fervore, levò gli occhi e vide alquanti arbori allato alla via, in su' quali era quasi infinita moltitudine d'uccelli. E entrò nel campo e cominciò a predicare alli uccelli ch'erano in terra; e subitamente quelli ch'erano in su gli arbori se ne vennono a lui insieme tutti quanti e stettono fermi, mentre che santo Francesco compič di predicare (...) Finalmente compiuta la predicazione, santo Francesco fece loro il segno della croce e dič loro licenza di partirsi; e allora tutti quelli uccelli si levarono in aria con maravigliosi canti, e poi secondo la croce c'aveva fatta loro santo Francesco si divisoro in quattro parti (...) e ciascuna schiera n'andava cantando maravigliosi canti"


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