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Storia degli ebrei di Reggio Emilia

Table of contents
1 I primi insediamenti ebraici a Reggio
2 Formazione del Ghetto
3 Riti
4 riferimenti

I primi insediamenti ebraici a Reggio

La quiete procurata dall signoria estense promosse l'industria, e fece quindi sentire la necessità di denaro e porse occasione alla prima venuta di una colonia di ebrei. Muso di Luguzo, israelita, fu dal Comune chiamato a tener banco in Reggio nel 1413 per rimediare "alle mordaci usure" di cui si approfittavano non pochi cristiani, a confronto dei quali i "i giudei prestavano a buon marcato". Muso stipulò col Comune i Capitoli della condotta, che garantivano a lui e alla sua famiglia piena libertà religiosa, sicurezza di persona e di beni e fissavano le norme colle quali gli ebrei avrebbero prestato su pegno o su carta, cioè con scritture e garanzie. ben presto dietro a Muso vennero altre famiglie di ebrei, formando a poco a poco la Nazione Ebraica, nome che comprendeva le due università israelitica di Modena e di Reggio e le figliali o castellanze sparse per i centri minori dal piano al colle. l'Università reggiana raggiunse circa 900 persone nel secolo XVII, ne aveva circa 700 nel 1856 e poco più di 100 nel 1925. Esistevano diverse comunità ebraiche anche nei centri minori della pianura come guastalla, Rubiera, Scandiano e Correggio, mentre non si radicarono mai sui monti. Attualmente non esiste più una comunità ebraica autonoma, la sinagoga è utilizzata come spazio museale e gli ebrei reggiani dipendono dalla comunità di Modena.

Formazione del Ghetto

Gli ebrei reggiani fino al 1669 vivevano sparsi per tutta la città. In quell'anno Laura Martinozzi, vedova del duca Alfonso d'Este e tutrice del figlio Francesco II, decise la costituzione del Ghetto e gli ebrei si dovettero trasferire lungo tre strade perpendicolari alla via Emilia. Nel ghetto reggiano, come in altri ghetti italiani, vigeva la chiusura notturna delle 6 porte (tranne nei giorni di teatro) e diverse restrizioni per gli abitanti. La strada principale, via dell'Aquila, è chiamata così poichè vi era scolpita l'Aquila estense con l'iscrizione commemorativa della costituzione del ghetto. Via della Volta prende invece il nome dalla volta che si affaccia sulla via Emilia sulla quale si apriva uno dei portoni del ghetto. La reclusione degli ebrei venne abolita nel periodo napoleonico. Fra le altre testimonianze della presenza ebraica a Reggio è da ricordare il cimitero ebraico a fianco del cimitero monumentale suburbano, entrambi costruiti fuori dalle mura dopo le ordinanze napoleoniche. Il Balletti riporta che nel nuovo cimitero venne per primo seppellito nel 1818 un ragazzo di nome Beniamino Foà, nel cui feretro si seguì il rito di seppellirvi anche un gallo, affinchè potesse svegliare i morti nel giorno del giudizio per correre ad occupare i posti migliori nella valle di Giosafatte.

Riti

Gli ebrei reggiani professavano diversi riti, per cui si ebbero sinagoghe o scuole di rito italiano, spagnolo o tedesco: la maggiore, detta Offizio Grande inizialmente venne costruita in via Migliorati e venne officiata fino al 1670, finchè non venne trasferita in via dell'Aquila e poi ricostruita "con magnificenza" da Pietro Marchelli e di nuovo inaugurata il 15 gennaio 1858.

riferimenti

L'articolo è basato su "La storia di Reggio Emilia narrata ai giovani" di Andrea Balletti - Reggio Emilia 1933


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