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Tipo di dato

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In informatica il tipo di dato indica il valore semantico da attribuire ad una variabile. La stessa configurazione di bit nella memoria di un computer può essere interpretata in modo diverso: ad esempio come numero intero o come il valore di un puntatore.

Assegnare un tipo di dato ad una variabile permette di risolvere questa ambiguità: tale assegnazione può essere fatta in fase di compilazione o a runtime.

=Puntatore= Nei linguaggi di programmazione, il termine puntatore indica una variabile che contiene l'indirizzo di un'altra variabile, contenuta nella memoria del computer. L'uso di puntatori è necessario per costruire strutture dati complesse e dalla forma non prevedibile a priori (ed eventualmente variabile nel tempo), come grafi, alberi, liste ecc.: alcuni linguaggi non permettono l'uso dei puntatori, introducendo diversi meccanismi alternativi come tipi di dati albero e lista nativi, garbage collection e altri, al prezzo di una certa difficoltà quando si devono trattare strutture dati complesse che non rientrano in quelle previste.

Usare puntatori a variabili nei programmi, invece che semplicemente le variabili stesse, distoglie l'attenzione del programmatore dalla logica dell'algoritmo che sta implementando e lo costringe ad adottare la logica dell'hardware: questo spostamento di attenzione fra due livelli di ragionamento differenti, che viene ripetuto molte volte nel corso della scrittura di un programma, è una potenziale fonte di errori, alcuni molto difficili da scoprire. Questo è il motivo per cui molti linguaggi tentano di limitarne l'uso o addirittura di eliminarli completamente. D'altra parte, usare i puntatori offre il massimo di flessibilità e di efficienza possibile, e rinunciare ad essi significa pagare un prezzo pesante in termini di prestazioni.

La dereferenziazione indica l'operazione di ottenere, a partire da un puntatore, il valore della variabile a cui esso fa riferimento.

=Numero=

Intero senza segno

Nibble

Tipo di dato quasi scomparso nell'informatica odierna, corrisponde alla metà di un byte (cioè 4 bit, ma in passato sono esistite macchine con nibble di soli 3 bit). Conteneva una cifra decimale in codifica BCD nei primi calcolatori che lavoravano appunto in aritmetica BCD (vedi per esempio il calcolatore "virtuale" MIX nel libro di Donald E. Knuth, The Art of Computer Programming). Ora il suo valore viene espresso da una singola cifra in base esadecimale ed è puramente rappresentativo.

Byte

Il byte si è evoluto per la codifica dei caratteri stampabili: attualmente un byte è composto di 8 bit su tutte le macchine esistenti, ma in passato sono esistite anche CPU con byte a 6 bit, per risparmiare circuiti e complessità.

Word

Una word è un tipo di dato intero che solitamente (ma non sempre) coincide con la dimensione degli indirizzi utilizzati dalla
CPU per accedere alla RAM (ossia la dimensione dei puntatori). In seguito alla popolarità dei primi microprocessori Intel utilizzati nei PC IBM, una word si intende solitamente formata da 2 byte.

Dword

Intero con segno

Numero frazionario

=Carattere= Una variabile di tipo carattere contiene, per l'appunto, un carattere stampabile: generalmente essa si riferisce ad un carattere
ASCII e viene memorizzata in un byte. Tuttavia in questi anni si sta affermando il nuovo standard Unicode per i caratteri, che prevede 16 bit (quindi una word) per la rappresentazione di un singolo carattere: per questo, ora i linguaggi prevedono anche un tipo di variabile carattere a 16 bit detto wide char. =Stringa= =Booleano= Una variabile booleana è una variabile logica, che può assumere soltanto i valori VERO o FALSO; anche se in teoria basterebbe un solo bit per memorizzarla, per motivi di efficienza si usa una intera locazione di memoria, come se fosse un numero intero. Un tipo booleano è utile ad evitare errori di logica del programmatore e aiuta il compilatore a generare codice più efficiente. =Array= =Tipi complessi=

Strutture dati

Liste

Alberi

Vedi anche


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