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Vitellio

Aulo Vitellio Germanico, chiamato generalmente Vitellio, (24 settembre 15 - 22 dicembre 69) fu imperatore romano dal 16 aprile 69 al 22 dicembre dello stesso anno, uno degli imperatori dell'"anno dei quattro Imperatori".

Era figlio di Lucio Vitellio, che era stato console e governatore in Siria sotto Tiberio. Vitellio figlio fu console nel 48, e (forse nel 60 - 61) proconsole in Africa, e si dice che avesse assolto il compito con successo. Alla fine del 68 Galba, fra lo stupore generale, lo scelse per comandare l'esercito dislocato nella Germania meridionale, e qui Vitellio si guadagnò la popolarità presso i subalterni ed i soldati per l'eccessiva prodigalità e buona disposizione, la qual cosa fu fatale all'ordine ed alla disciplina.

Aulo Vitellio Germanico
Imperatore romano
Lungi dall'essere ambizioso o scaltro, fu pigro ed autoindulgente, amante del mangiare e del bere, e dovette la salita al trono a Cecina e Valente, comandanti di due legioni sul Reno. Da questi due uomini fu compiuto un colpo di stato militare, ed all'inizio del 69 Vitellio fu proclamato imperatore a Colonia Agrippinense (l'odierna Colonia), o, più precisamente, imperatore degli eserciti della Germania meridionale e settentrionale.

In effetti non fu mai accettato come imperatore dall'intero mondo romano, anche se a Roma il senato lo accettò e gli attribuì i consueti onori imperiali. Egli entrò in Italia alla testa di soldati licenziosi e rozzi, e Roma divenne lo scenario di rivolte e massacri, spettacoli di gladiatori e fasti stravaganti. Appena si sparse la voce che gli eserciti dell'Est, Dalmazia e Illiria, avevano acclamato Vespasiano, Vitellio, abbandonato da molti dei suoi sostenitori, avrebbe voluto rinunciare al titolo di imperatore.

Si dice che aspettasse le truppe di Vespasiano a Mevania (Bevagna). Si dice anche che le sue dimissioni fossero accettate da Primo, uno dei capi dei sostenitori di Vespasiano,ma che i pretoriani rifiutassero di permetterle, e lo costringessero a rientrare al palazzo ed a depositare le insegne dell'Impero presso il Tempio della Concordia. All'arrivo a Roma delle truppe di Vespasiano fu trascinato fuori da un miserabile nascondiglio, portato sulle Scale Gemonie, e gettato di sotto. "Si, io fui una volta il vostro imperatore", furono le ultime e, per quanto si sa, le più nobili parole di Vitellio.

Durante la sua breve amministrazione Vitellio aveva mostrato l'intenzione di governare saggiamente, ma fu completamente sotto l'influenza di Valente e Cecina, che lo indussero ad una sequenza di eccessi che misero completamente in secondo piano le sue qualità.

Questo articolo include informazioni provenienti dalla Enciclopedia Britannica ed. 1911


Imperatori Romani
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