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Carta De Logu

La Carta de Logu č il Codice delle leggi dello Stato del Giudicato d'Arborea (Sardegna). Fu promulgata da Eleonora d'Arborea nel XIV secolo e sopravvisse fino al 1827, quando venne sostituita dalle leggi del Regno di Sardegna.

La "Carta de Logu" č un’opera di grande importanza per il diritto in generale, e particolarmente lo fu per il territorio di riferimento, il Giudicato di Arborea (grosso modo riferibile ai territori circostanti la cittĂ  di Oristano), ed era diretta a disciplinare in modo organico, coerente e sistematico alcuni settori della vita civile, cui consegnava una regolamentazione di fatto mancante, un primo corposo schema di ordinamento giuridico. La Carta Comprende norme di codice civile e penale, oltre ad alcune norme che si potrebbero inquadrare in una sorta di codice rurale, donde un'articolazione che ha mosso piů di un giurista ad inquadrarla, stante la sua interdisciplinaritĂ  e la menzione di concetti di generale valenza, nello studio del diritto costituzionale.

L’esigenza della codificazione, da sempre sentita per superare situazioni disciplinate in modo non chiaro e complesso, tali da rendere estremamente difficile e talvolta arbitraria l’attuazione del diritto e l’amministrazione della giustizia, proveniva localmente dalla precedente legislazione in uso nella Sardegna dei primi secoli del millennio, maggiormente costituita di episodici regolamenti edittali e, come altrove, ampiamente condizionata dalla prevalenza degli usi. Della situazione precedente si ha in realtĂ  poca traccia documentale, mentre molto di quanto oggi noto lo si č evitto dall'analisi di documenti per lo piů contrattuali (come ad esempio i Condaghi. La Carta č dunque anche un eccellente base d'analisi per lo studio storico, etnologico e linguistico della Sardegna del Medioevo.

La Carta de Logu, in alcune interpretazioni moderne, segnerebbe una tappa di rilievo verso l'attuazione di uno "stato di diritto" cioč di uno stato in cui tutti siano tenuti all’osservanza ed al rispetto delle norme giuridiche sviluppando il concetto della pubblicitĂ , o forse meglio, della conoscibilitĂ  della norma: grazie alla carta, infatti, a tutti i cittadini e stranieri viene data la possibilitĂ  di conoscere con certezza di diritto le norme e le relative conseguenze. L'opera risponde a questo bisogno e risulta il frutto di uno sforzo particolarmente intenso, tale da avere una lunga durata sia della sua applicazione che del suo valore sociale. Non va dimenticato, infatti, che la Carta sopravvisse, sia pure con qualche difficoltĂ , al periodo giudicale e rimase in vigore in epoca spagnola e sabauda fino all’emanazione del Codice di Carlo Felice dell’aprile del 1827. A ciò certamente contribuì non poco anche la particolare condizione della Sardegna, il cui ben noto isolamento consentì il perpetuarsi di condizioni e tradizioni di vita collettiva ben poco influenzate dai pur reiterati interventi (o tentativi) esterni per una sua uniformazione alle usualitĂ  delle ragioni di volta in volta dominanti. Si noti in proposito che ancora negli anni 1970 si discuteva al riguardo dell'eventuale persistenza di codici non scritti nel vissuto quotidiano (in ispecie nelle aree piů interne), anche con riferimento a "codici" di tradizione orale.

Nonostante "l’etĂ ", comunque, l'interesse che la Carta suscita č rimasto inalterato nel corso dei secoli, sebbene il suo valore sia stato, nel tempo, posto in discussione. La sua lettura delinea, disciplinate in modo chiaro e rispondente alla esigenza della certezza del diritto, numerose situazioni (ed i corrispondenti istituti giuridici) ancor oggi di grande attualitĂ . Si pensi alla tutela e posizione della donna, alla difesa del territorio, al problema dell’usura, all’esigenza di certezza nei rapporti sociali, tutti argomenti piů volte ripresi nel testo.

Uno degli aspetti piů importanti della intera opera risiede nell'essere stata scritta in lingua sarda, dunque dedicata e rivolta alla oggettiva conoscibilitĂ  popolare del suo contenuto. Del testo č peraltro sempre viva l'attenzione agli aspetti filologici, costituendo un elemento di profondo studio per i linguisti e, indirettamente, degli storici.


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