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Divina Commedia

Poema in tre cantiche (Inferno · Purgatorio · Paradiso) scritto da Dante Alighieri.

La datazione dell'opera č problematica. Probabilmente č stata iniziata negli stessi anni in cui vennero interrotti i trattati dottrinali del Convivio e del De vulgari eloquentia, ossia tra il 1305 e il 1307. L'Inferno non contiene notizie posteriori al 1309 (la prima menzione di copie manoscritte č del 1313). Il Purgatorio non contiene riferimenti a fatti posteriori al 1313 e fu divulgato separatamente nei due anni seguenti. Il Paradiso fu forse iniziato nel 1316 e terminato negli ultimi anni di vita, mentre i singoli canti erano divulgati man mano che erano compiuti.

Dopo la morte del poeta cominciarono ad apparire commenti alle singole parti. Nell’epistola XIII, Dante spiega a Cangrande il titolo "comedia" (l'aggettivo "divina", usato da Boccaccio nella sua biografia dantesca (il Trattatello in laude di Dante) fu introdotto in un'edizione a stampa del 1555. La ragione del titolo č retorica e connessa al tema ed al livello linguistico: l'opera inizia con una situazione spaventosa e termina felicemente (la tragedia invece ha inizio piacevole e fine tremenda), e il livello linguistico č dimesso e umile per facilitare la comunicazione (la parlata volgare). Il linguaggio "comico" prevale nell'Inferno, nel Purgatorio il linguaggio č "medio" e nel Paradiso prevale lo stile "tragico". Il fine dell'opera č di "salvare gli esseri umani dalla condizione di miseria e di condurli alla felicitĂ .

La commedia racconta un viaggio nei tre regni dell'aldilĂ  (in cui si proietta il male e il bene del mondo terreno) compiuto da Dante ("simbolo" dell'umanitĂ ), che si affida alla guida di Virgilio (ragione) e poi di Beatrice (fede). La Commedia č un poema didascalico (media dal poema epico, la protasi e l'invocazione per ciascuna delle tre cantiche) in endecasillabi, composto da 100 canti raggruppati in tre cantiche di 33 canti ciascuna piů un canto introduttivo. I numeri hanno una valenza simbolica, [1+33+33+33 = 100, multiplo di 10 = perfezione rappresentata, 3 = TrinitĂ . Il ricorre nella forma metrica (terzina o "terza rima" ossia strofe di tre endecasillabi a rima incatenata ABA\\BCB\\CDC) i numeri, inoltre, legano le numerose corrispondenze formali del testo (i canti sesti delle tre cantiche sono di tema politico), legando gli episodi in un'intricata rete di valori dottrinali.]. La Commedia č anche una drammatizzazione della teologia cristiana medievale, arricchita da una straordinaria creativitĂ  immaginativa.

Significato allegorico

Il viaggio ultramondano č compiuto fra l’8 ed il 15 aprile (Settimana Santa) del 1300 (primo Giubileo). personale universale (redenzione dell’umanitĂ )
  • Autobiografico: redenzione dell’anima del poeta dopo il periodo di traviamento (selva oscura)
  • Redenzione politica: l’umanitĂ  con la guida della ragione (Virgilio) e dell’impero raggiunge la felicitĂ  naturale (Paradiso Terrestre = giustizia e pace)
  • Redenzione religiosa: la guida della fede (Beatrice), porta alla felicitĂ  soprannaturale (Paradiso)

La Divina Commedia, che č la piů importante testimonianza della civiltĂ  medievale, accoglie anche le premesse di nuove idee. Il poema di Dante, pur continuando i modi caratteristici della letteratura e dello stile medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione visiva e immediata delle cose), tende a una rappresentazione, ampia e drammatica della realtĂ , ben lontana dalla spiritualitĂ  del Medio Evo, che cristallizza la visione del reale. Dante rappresenta cielo e terra, ma la terra trova nel poema una rappresentazione nuova, una profonda comprensione della realtĂ  umana. In Dante č presente un modo nuovo e disincantato di percepire la storia, il racconto storico abbraccia il corso dei secoli con la storia dell'impero romano e cristiano, delle lotte fiorentine tra Bianchi e Neri, una larga considerazione prospettica della storia della Chiesa e della storia contemporanea del Papato. L'osservazione della natura č accurata e armoniosa, accentuata nel suo valore prospettico, ricca e determinata. Le note geografiche e visive si succedono.

Il paragone č lo strumento con cui il poeta ritrae il reale mediante un intreccio di notazioni varie e reali. La natura dantesca scaturisce sempre da un riferimento personale ed č, non di rado, attratta nell'orbita drammatica della rappresentazione. Tutto in Dante ha un valore soggettivo, il poema non č solo la storia dell'anima cristiana che si volge a Dio, ma anche la vicenda personale di Dante, inestricabilmente intrecciata agli avvenimenti che narra. Dante č sempre attore e giudice.
Il carattere autobiografico prevale nella poesia rende Dante, la profezia religiosa e politica, si sviluppa su un terreno di esperienze personali, dichiaratamente espresse, e di aspirazioni precise. Dante sovrappone la profezia ai fatti concreti e non li dimentica, né insegue sogni vaghi e irrealizzabili di rinnovamento come i profeti medievali, infatti il suo vagheggiamento di un rinnovamento religioso, morale e politico ha obiettivi ben precisi: una ritrovata moralità della Chiesa, la restaurazione dell’Impero, la fine delle lotte civili nelle città.
L'allegoria, č il fondamento del poema ed č il segno piů scoperto del suo medievalismo: il mondo č raffigurato suddiviso: da un lato la realtĂ  storica e concreta, dall'altro il sopramondo, ossia il significato della realtĂ  storica trasferita sul piano morale e su quello ultraterreno. Il costante riferimento al sopramondo attesta, la subordinazione medievale di ogni realtĂ  a un fine morale e religioso.
Siffatta subordinazione č rigida e imperante e nell’assoluto valore dell'allegoria, nella fedeltĂ  ai modi e allo stile ereditati dalla letteratura precedente č il medievalismo di Dante. Dante non si può scindere dalla tradizione poetica provenzale, come dalla poesia provenzale non si può separare lo Stil Nuovo di cui Dante fu insigne rappresentante. Stile e linguaggio danteschi derivano da modi caratteristici della letteratura latina medievale: la giustapposizione sintattica (brevi elementi successivi) cesure, stacchi, uno stile che non conosce la fluiditĂ  e il modo mediato e legato dei moderni. Dante ama l'espressione concentrata, il rilievo visivo e rifugge dai legami logici, il suo linguaggio č essenziale.

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