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Ermetismo

L’ermetismo è stato uno dei più importanti movimenti letterari del ‘900, ma per la sua stessa natura non produsse né capi, né ideologie. Il nome “ermetico†fu applicato al movimento ì, nel saggio di un critico avverso, Costanzo Flora (La poesia ermetica, 1936), per indicare una poesia caratterizzata da una voluta oscurità dovuta ad un procedimento analogico esasperato. Il termine affermatosi finì col denotare una poesia che rifiuta il grande pubblico, è destinata a pochi eletti ed è concepita come rivelazione. L’ermetismo esordì negli anni Venti e si sviluppò negli anni tra il 1935 ed il 1940. Più che una scuola, fu un modo di intendere la letteratura. Con "ermetico" si indicò un modo apparentemente oscuro di far poesia e quegli scrittori che si mostravano non impegnati e privi di riferimenti alla realtà. Il legame tra gli ermetici è costituito dalla ricerca dì una nuova poesia, gli ermetici restarono estranei alla cultura genericamente idealista del tempo e furono accusati di non essere impegnati, e di essere astratti. Si è distinto un ermetismo spirituale e uno intellettuale: il primo ebbe un atteggiamento religioso, il secondo un atteggiamento indifferente. Proprio per queste sue caratteristiche l'ermetismo assunse l'idea di una letteratura intesa come invenzione perpetua. L’ermetismo fu un fenomeno essenzialmente fiorentino, l’organo ufficiale fu la rivista Campo di Marte, diretta da Alfonso Gatto e Vasco Pratolini. Quasimodo anticipò l’ermetismo con la raccolta di poesie Oboe sommerso del 1932, usando un linguaggio evocativo, oscuramente analogico (= che procede per associazioni di idee) e consegnò all’ermetismo i sostantivi assoluti ( = senza l’articolo), i plurali indeterminati (es. mansueti animali), immagini del sogno, evocative ed analogiche (es. le pupille d’aria). Con l’ermetismo il testo esce dal quotidiano e diviene astorico (= senza tempo), poiché la letteratura non deve avere scopi pratici. Gli Ermetici propugnavano una letteratura come modello di vita assoluto ed atemporale, che fosse, quindi, rivelazione integrale dell’umano, colto in una dimensione assoluta mediante il completo distacco dalla realtà contingente una poesia concepita come intuizione – rivelazione, comunicabile solo mediante labili analogie. Come Ungaretti e Montale, gli ermetici ricercarono l’originaria purezza della parola si opposero all'enfasi retorica dannunziana e agli aspetti più convenzionali di Pascoli, rifacendosi invece alle esperienze del simbolismo, in particolare a [[Stéphane Mallarmé|Mallarmé] e Valéry, cercando di riconsegnare alla parola poetica una carica espressiva assoluta e rifiutando gli aspetti comunicativi del linguaggio così e l'effusione sentimentale diretta. Cercarono di fare della parola poetica un momento "puro" e "assoluto", in cui culminassero le tensioni esistenziali e conoscitive di ciascuno e il senso della vita, con valenze religiose più o meno accentuate. La parola degli ermetici dilata il suo valore evocativo e si muove in uno spazio atemporale mediante le valenze allusive delle metafore e delle analogie, che sembrano vincolate ad un linguaggio occulto. Sul piano contenutistico gli ermetici perseguirono una lirica priva di elementi autobiografici, dove la memoria non delinea una storia interiore concreta, bensì gli intermittenti bagliori emergenti dall’esperienza esistenziale del poeta che si astrae dalla realtà contingente per focalizzarsi su un livello più profondo della coscienza che costituisce la poesia stessa. La poesia è evocazione di qualche cosa di idealmente preesistente, sfuggente ed in conoscibile.

Sul piano stilistico la poesia ermetica ricorre al rapporto analogico, alla frase nominale, rinuncia al tessuto narrativo e, spesso, all’articolo e mira a ridurre la realtà a mere immagini ed ad astratti moti interiori. La concentrazione linguistica e l’ambiguità delle parole spiegano il termine "ermetismo", che indica una chiusura quasi iniziatica del testo poetico. In seguito, il termine passò a indicare tutta la nuova poesia italiana con l'eccezione di Saba, ed è stato quindi applicato anche a e Ungaretti e a Montale. Oggi si preferisce impiegarlo per indicare poeti come Quasimodo. L'ermetismo contribuì ad avvicinare la poesia italiana alla cultura europea e, nonostante la sua tendenza a un'aristocratica autoreferenzialità, ha lasciato i segni anche in autori che poi hanno battuto altre strade come Vittorini e Pratolini. Il superamento e la liquidazione dell'ermetismo avvennero, non senza qualche ingenerosità nei confronti di questa corrente, al tempo del neorealismo e dell'impegno sociale e politico nel secondo dopoguerra.


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