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Gerry Mulligan

Gerry Mulligan (New York, 6 aprile 1927 - Darien, USA, 20 gennaio 1996) sin da molto giovane suonò diversi tipi di strumento, dal pianoforte al clarinetto per poi stabilizzarsi definitivamente con lo strumento che lo rese famoso in tutto il mondo, il sax baritono. Mulligan fu un vero rivoluzionario in questo tipo di strumento, facendolo uscire dalle file di accompagnamento per farne un vero e proprio strumento solista. Ogni musicista che collaborò con questo genio ha qualcosa di speciale da raccontare su di lui, e la cosa ancora più interessante è che sembra che Gerry Mulligan detenga il record di collaborazioni con i più svariati musicisti. Quasi tutti i grandi del suo tempo, da Miles Davis ad Astor Piazzolla, da Chet Baker a Thelonius Monk, possono dire di aver condiviso esperienze uniche con questo "jolly" del jazz.

Mulligan era per così dire, sempre in cammino verso un proprio miglioramento, e per questo aveva bisogno di fondersi, umanamente e musicalmente, con i maggiori esponenti del jazz e non solo. Mulligan aveva rapporti di amicizia con moltissimi di loro e non disdegnava neanche di suonare con musicisti non troppo affermati nel panorama internazionale. Non era rado infatti vedere Mulligan suonare con jazzisti "da club" o chiedere persino in prestito strumenti ad esecutori di queste orchestre...

Milano negli anni cinquanta vedeva spesso Gerry Mulligan apparire all'improvviso tra band locali e cominciare ad improvvisare per il semplice gusto di suonare insieme. La componente umana era per M. dunque estremamente importante, tutti i suoi collaboratori minori venivano da lui trattati quasi come membri della famiglia, ed incoraggiati a fare sempre meglio. E Gerry era davvero quello che si può considerare un maestro. Affascinato dal lavoro dell'arrangiatore perché "era colui che tesseva le trame composte dai suoni unici di ogni strumento", inizia prestissimo questo mestiere (all'età di 17 anni per una radio locale) e non smetterà mai di farlo, raggiungendo livelli impressionanti di tecnica e gusto. Non sono pochi infatti i brani costruiti interamente dalle sue improvvisazioni, senza uno schema di partenza, schema però ben presente "di getto" nella mente di Mulligan ed esposto istantaneamente, per lo stupore di chi lo stava a sentire. Il suo lavoro di compositore rimane dunque ben più importante, almeno detto da lui, della sua carriera di solista; Gerry Mulligan era uno che sapeva dove andava e conosceva il luogo della destinazione ancor prima di arrivarci, questo fa di lui un genio.

Spesso viene ricordato come il primo grande esponente di quel tipo di jazz chiamato "cool", un jazz orecchiabile, spigliato e appena frenetico, fatto di continue diverse "frasi" intervallate da assolo, a differenza dello "standard" dove la frase principale viene sempre ripetuta tra gli assolo. Il cool nasce con la collaborazione nel gruppo di 9 elementi di Miles Davis, ma rimarrà sempre presente nelle improvvisazioni e composizioni di Mulligan, senza che questo se ne discosti troppo, malgrado l'avvicendarsi di nuove tendenze nel panorama jazzistico. Comunque il vero primo grande colpo di genio Mulligan lo ha nel 1952, quando insieme a Chet Baker fonda lo storico quartetto "senza pianoforte" (piano-less quartet): il pianoforte fino al quel momento veniva usato nelle band per tenere l'armonia di fondo, per mostrare ai solisti quale era il tappeto sonoro su cui potersi rotolare in ardite improvvisazioni. Batteria, contrabbasso e piano costituivano quindi la spina dorsale di una band; per motivi ancora oscuri, Mulligan e Baker fanno a meno del piano e lo sostituiscono con tromba e sax baritono, in un gioco sottilissimo di armonie, di frasi che si scavalcano in continuazione e momenti di incontro unici, tanto da non far sentire affatto la mancanza di uno strumento d'armonia. Una delle pietre miliari della storia del jazz viene però interrotta dalle continue liti fra i due e soprattutto dall'arresto per uso di sostanze stupefacenti di Gerry Mulligan, che se la cava con tre mesi di reclusione, e che con grande sorpresa trova all'uscita il suo amico Baker divenuto famoso per le proprie doti canore. Ma il genio non si ferma, ed ecco che, anche dopo la sostituzione di Baker con altri esponenti (tipo Bob Brookmeyer al trombone), Mulligan comincia a pensare ad una band in grande, nella quale esprimere tutto il suo talento di compositore/arrangiatore; la Gerry Mulligan Concert Jazz Band riscuote ovunque numerosi successi, esibendo performance spettacolari in diversi stili jazz, ma tutti vicini per qualche verso al cool e all'esperienza pianoless. La traduzione italiana di cool è freddo, ma anche fico, in effetti questa esperienza di big band ha prodotto brani davvero gustosi e ricchi di assolo che andrebbero annoverati tra le perle del Jazz.

Uno dei limiti più forti del baritonista, consisteva nel considerare sempre con un occhio di diffidenza le tendenze del nuovo jazz che non partivano da lui, come ad esempio il free (dove più o meno in determinati momenti i musicisti suonano davvero ciò che passa loro per la testa, in barba alle regole dell’armonia e dell’improvvisazione), anche se si sentono, ovviamente influenze fusion nei suoi ultimi brani. Mulligan in fondo, pur suonando con numerosi svariati musicisti, era solito portare soprattutto il suo importante contributo, rimanendo per scelta ancorato al suo passato. Comunque il suo stile non può essere annoverato completamente in uno schema, come per ogni genio, ma al contrario offre, brano dopo brano, sempre nuove idee e spunti che fanno davvero piacere all’orecchio. Quello che va sottolineato è che Mulligan pensava soprattutto a suonare, suonare e ancora suonare, o per essere più precisi, ad esprimersi musicalmente, facendo delle note, parole di grande effetto; fino alla sua morte, avvenuta nel gennaio 1996 per una complicazione in seguito ad una operazione al ginocchio, ha sempre riscosso grandi successi con i suoi ultimi collaboratori (tra cui Grover Washington), tanto da ricevere onori anche da Bill Clinton e da avere un intero museo dedicato alla sua vita nella città di Washington, dove viene esposto il mitico sax (un Conn M12) con sopra una sciarpa di seta donata dal Dalai Lama in persona durante una sua visita.

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