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CANTO TRENTASEIESIMO


1
Convien ch'ovunque sia, sempre cortese sia un cor gentil, ch'esser non può altrimente; che per natura e per abito prese quel che di mutar poi non è possente. Convien ch'ovunque sia, sempre palese un cor villan si mostri similmente. Natura inchina al male, e viene a farsi l'abito poi difficile a mutarsi.

2
Di cortesia, di gentilezza esempi fra gli antiqui guerrier si vider molti, e pochi fra i moderni; ma degli empi costumi avvien ch'assai ne vegga e ascolti in quella guerra, Ippolito, che i tempi di segni ornaste agli nimici tolti, e che traeste lor galee captive di preda carche alle paterne rive.

3
Tutti gli atti crudeli ed inumani ch'usasse mai Tartaro o Turco o Moro, (non già con volontà de' Veneziani, che sempre esempio di giustizia foro), usaron l'empie e scelerate mani di rei soldati, mercenari loro. Io non dico or di tanti accesi fuochi ch'arson le ville e i nostri ameni lochi:

4
ben che fu quella ancor brutta vendetta, massimamente contra voi, ch'appresso Cesare essendo, mentre Padua stretta era d'assedio, ben sapea che spesso per voi più d'una fiamma fu interdetta, e spento il fuoco ancor, poi che fu messo, da villaggi e da templi, come piacque, all'alta cortesia che con voi nacque.

5
Io non parlo di questo né di tanti altri lor discortesi e crudeli atti; ma sol di quel che trar dai sassi i pianti debbe poter, qual volta se ne tratti: quel dì, Signor, che la famiglia inanti vostra mandaste là dove ritratti dai legni lor con importuni auspici s'erano in luogo forte gl'inimici.

6
Qual Ettorre ed Enea sin dentro ai flutti, per abbruciar le navi greche, andaro; un Ercol vidi e un Alessandro, indutti da troppo ardir, partirsi a paro a paro, e spronando i destrier, passarci tutti, e i nemici turbar fin nel riparo, e gir sì inanzi, ch'al secondo molto aspro fu il ritornare, e al primo tolto.

7
Salvossi il Ferruffin, restò il Cantelmo. Che cor, duca di Sora, che consiglio fu allora il tuo, che trar vedesti l'elmo fra mille spade al generoso figlio, e menar preso a nave, e sopra un schelmo troncargli il capo? Ben mi maraviglio che darti morte lo spettacol solo non poté, quanto il ferro a tuo figliuolo.

8
Schiavon crudele, onde hai tu il modo appreso de la milizia? In qual Scizia s'intende ch'uccider si debba un, poi che gli è preso, che rende l'arme, e più non si difende? Dunque uccidesti lui, perché ha difeso la patria? Il sole a torto oggi risplende, crudel seculo, poi che pieno sei di Tiesti, di Tantali e di Atrei.

9
Festi, barbar crudel, del capo scemo il più ardito garzon che di sua etade fosse da un polo e l'altro, e da l'estremo lito degl'Indi a quello ove il sol cade. Potea in Antropofàgo, in Polifemo la beltà e gli anni suoi trovar pietade; ma non in te, più crudo e più fellone d'ogni Ciclope e d'ogni Lestrigone.

10
Simile esempio non credo che sia fra gli antiqui guerrier, di quai li studi tutti fur gentilezza e cortesia; né dopo la vittoria erano crudi. Bradamante non sol non era ria a quei ch'avea, toccando lor gli scudi, fatto uscir de la sella, ma tenea loro i cavalli, e rimontar facea.

11
Di questa donna valorosa e bella io vi dissi di sopra, che abbattuto avea Serpentin quel da la Stella, Grandonio di Volterra e Ferrauto, e ciascun d'essi poi rimesso in sella; e dissi ancor che 'l terzo era venuto, da lei mandato a disfidar Ruggiero, là dove era stimata un cavalliero.

12
Ruggier tenne lo 'nvito allegramente, e l'armatura sua fece venire. Or mentre che s'armava al re presente, tornaron quei signor di nuovo a dire chi fosse il cavallier tanto eccellente, che di lancia sapea sì ben ferire; e Ferraù, che parlato gli avea, fu domandato se lo conoscea.

13
Rispose Ferraù: - Tenete certo che non è alcun di quei ch'avete detto. A me parea, ch'il vidi a viso aperto, il fratel di Rinaldo giovinetto: ma poi ch'io n'ho l'alto valore esperto, e so che non può tanto Ricciardetto, penso che sia la sua sorella, molto (per quel ch'io n'odo) a lui simil di volto.

14
Ella ha ben fama d'esser forte a pare del suo Rinaldo e d'ogni paladino; ma, per quanto io ne veggo oggi, mi pare che val più del fratel, più del cugino. - Come Ruggier lei sente ricordare, del vermiglio color che 'l matutino sparge per l'aria, si dipinge in faccia, e nel cor triema, e non sa che si faccia.

15
A questo annunzio, stimulato e punto da l'amoroso stral, dentro infiammarse, e per l'ossa sentì tutto in un punto correre un giaccio che 'l timor vi sparse, timor ch'un nuovo sdegno abbia consunto quel grande amor che già per lui sì l'arse. Di ciò confuso non si risolveva, s'incontra uscirle, o pur restar doveva.

16
Or quivi ritrovandosi Marfisa, che d'uscire alla giostra avea gran voglia, ed era armata, perché in altra guisa è raro, o notte o dì, che tu la coglia; sentendo che Ruggier s'arma, s'avisa che di quella vittoria ella si spoglia se lascia che Ruggiero esca fuor prima: pensa ire inanzi, e averne il pregio stima.

17
Salta a cavallo, e vien spronando in fretta ove nel campo la figlia d'Amone con palpitante cor Ruggiero aspetta, desiderosa farselo prigione, e pensa solo ove la lancia metta, perché del colpo abbia minor lesione. Marfisa se ne vien fuor de la porta, e sopra l'elmo una fenice porta;

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Forza è a Marfisa ch'a quel colpo vada a provar se 'l terreno è duro o molle; e cosa tanto insolita le accada, ch'ella n'è per venir di sdegno folle. Fu in terra a pena, che trasse la spada, e vendicar di quel cader si volle. La figliuola d'Amon non meno altiera gridò: - Che fai? tu sei mia prigioniera.

21
Se bene uso con gli altri cortesia, usar teco, Marfisa, non la voglio, come a colei che d'ogni villania odo che sei dotata e d'ogni orgoglio. - Marfisa a quel parlar fremer s'udia come un vento marino in uno scoglio. Grida, ma sì per rabbia si confonde, che non può esprimer fuor quel che risponde.

22
Mena la spada, e più ferir non mira lei, che 'l destrier, nel petto e ne la pancia: ma Bradamante al suo la briglia gira, e quel da parte subito si lancia; e tutto a un tempo con isdegno ed ira la figliuola d'Amon spinge la lancia, e con quella Marfisa tocca a pena, che la fa riversar sopra l'arena.

23
A pena ella fu in terra, che rizzosse, cercando far con la spada mal'opra. Di nuovo l'asta Bradamante mosse, e Marfisa di nuovo andò sozzopra. Ben che possente Bradamante fosse, non però sì a Marfisa era di sopra, che l'avesse ogni colpo riversata; ma tal virtù ne l'asta era incantata.

24
Alcuni cavallieri in questo mezzo, alcuni, dico, de la parte nostra, se n'erano venuti dove, in mezzo l'un campo e l'altro, si facea la giostra (che non eran lontani un miglio e mezzo), veduta la virtù che 'l suo dimostra; il suo che non conoscono altrimente che per un cavallier de la lor gente.

25
Questi vedendo il generoso figlio di Troiano alle mura approssimarsi, per ogni caso, per ogni periglio non volse sproveduto ritrovarsi; e fe' che molti all'arme dier di piglio, e che fuor dei ripari appresentarsi. Tra questi fu Ruggiero, a cui la fretta di Marfisa la giostra avea intercetta.

26
L'inamorato giovene mirando stava il successo, e gli tremava il core, de la sua cara moglie dubitando; che di Marfisa ben sapea il valore. Dubitò, dico, nel principio, quando si mosse l'una e l'altra con furore; ma visto poi come successe il fatto, restò maraviglioso e stupefatto:

27
e poi che fin la lite lor non ebbe, come avean l'altre avute, al primo incontro, nel cor profundamente gli ne 'ncrebbe, dubbioso pur di qualche strano incontro. De l'una egli e de l'altra il ben vorrebbe; ch'ama amendue: non che da porre incontro sien questi amori: è l'un fiamma e furore, l'altro benivolenza più ch'amore.

28
Partita volentier la pugna avria, se con suo onor potuto avesse farlo. Ma quei ch'egli avea seco in compagnia, perché non vinca la parte di Carlo, che già lor par che superior ne sia, saltan nel campo, e vogliono turbarlo. Da l'altra parte i cavallier cristiani si fanno inanzi, e son quivi alle mani.

29
Di qua di là gridar si sente all'arme, come usati eran far quasi ogni giorno. Monti chi è a piè, chi non è armato s'arme, alla bandiera ognun faccia ritorno! dicea con chiaro e bellicoso carme più d'una tromba che scorrea d'intorno: e come quelle svegliano i cavalli, svegliano i fanti i timpani e i taballi.

30
La scaramuccia fiera e sanguinosa, quanto si possa imaginar, si mesce. La donna di Dordona valorosa, a cui mirabilmente aggrava e incresce che quel di ch'era tanto disiosa, di por Marfisa a morte, non riesce; di qua di là si volge e si raggira, se Ruggier può veder, per cui sospira.

31
Lo riconosco all'aquila d'argento c'ha nello scudo azzurro il giovinetto. Ella con gli occhi e col pensiero intento si ferma a contemplar le spalle e 'l petto, le leggiadre fattezze, e 'l movimento pieno di grazia; e poi con gran dispetto, imaginando ch'altra ne gioisse, da furore assalita così disse:

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33
Se tu m'occidi, è ben ragion che deggi darmi de la vendetta anco conforto; che voglion tutti gli ordini e le leggi, che chi dà morte altrui debba esser morto. Né par ch'anco il tuo danno il mio pareggi; che tu mori a ragione, io moro a torto. Farò morir chi brama, ohimè! ch'io muora; ma tu, crudel, chi t'ama e chi t'adora.

34
Perché non déi tu, mano, essere ardita d'aprir col ferro al mio nimico il core? che tante volte a morte m'ha ferita sotto la pace in sicurtà d'amore, ed or può consentir tormi la vita, né pur aver pietà del mio dolore. Contra questo empio ardisci, animo forte: vendica mille mie con la sua morte. -

35
Gli sprona contra in questo dir, ma prima:

36
Ben pensa quel che le parole denno volere inferir più; ch'ella l'accusa che la convenzion ch'insieme fenno, non le osservava: onde per farne iscusa, di volerle parlar le fece cenno: ma quella già con la visiera chiusa venìa dal dolor spinta e da la rabbia, per porlo, e forse ove non era sabbia.

37
Quando Ruggier la vede tanto accesa, si ristringe ne l'arme e ne la sella: la lancia arresta; ma la tien sospesa, piegata in parte ove non nuoccia a quella. La donna, ch'a ferirlo e a fargli offesa venìa con mente di pietà rubella, non poté sofferir, come fu appresso, di porlo in terra e fargli oltraggio espresso.

38
Così lor lance van d'effetto vote a quello incontro; e basta ben s'Amore con l'un giostra e con l'altro, e gli percuote d'una amorosa lancia in mezzo il core. Poi che la donna sofferir non puote di far onta a Ruggier, volge il furore che l'arde il petto, altrove; e vi fa cose che saran, fin che giri il ciel, famose.

39
In poco spazio ne gittò per terra trecento e più con quella lancia d'oro. Ella sola quel dì vinse la guerra, messe ella sola in fuga il popul Moro. Ruggier di qua di là s'aggira ed erra tanto, che se le accosta e dice: - Io moro, s'io non ti parlo: ohimè! che t'ho fatto io, che mi debbi fuggire? Odi, per Dio! -

40
Come ai meridional tiepidi venti, che spirano dal mare il fiato caldo, le nievi si disciolveno e i torrenti, e il ghiaccio che pur dianzi era sì saldo; così a quei prieghi, a quei brevi lamenti il cor de la sorella di Rinaldo subito ritornò pietoso e molle, che l'ira, più che marmo, indurar volle.

41
Non vuol dargli, o non puote, altra risposta; ma da traverso sprona Rabicano, e quanto può dagli altri si discosta, ed a Ruggiero accenna con la mano. Fuor de la moltitudine in reposta valle si trasse, ov'era un piccol piano ch'in mezzo avea un boschetto di cipressi che parean d'una stampa, tutti impressi.

42
In quel boschetto era di bianchi marmi fatta di nuovo un'alta sepoltura. Chi dentro giaccia, era con brevi carmi notato a chi saperlo avesse cura. Ma quivi giunta Bradamante, parmi che gia non pose mente alla scrittura. Ruggier dietro il cavallo affretta e punge tanto, ch'al bosco e alla donzella giunge.

43
Ma ritorniamo a Marfisa che s'era in questo mezzo in sul destrier rimessa, e venìa per trovar quella guerriera che l'avea al primo scontro in terra messa: e la vide partir fuor de la schiera, e partir Ruggier vide e seguir essa; né si pensò che per amor seguisse, ma per finir con l'arme ingiurie e risse.

44
Urta il cavallo, e vien dietro alla pesta tanto, ch'a un tempo con lor quasi arriva. Quanto sua giunta ad ambi sia molesta, chi vive amando, il sa, senza ch'io 'l scriva. Ma Bradamante offesa più ne resta, che colei vede, onde il suo mal deriva. Chi le può tor che non creda esser vero che l'amor ve la sproni di Ruggiero?

45
E perfido Ruggier di nuovo chiama.

46
Sdegnosa più che vipera, si spicca, così dicendo, e va contra Marfisa; ed allo scudo l'asta sì le appicca, che la fa a dietro riversare in guisa, che quasi mezzo l'elmo in terra ficca; né si può dir che sia colta improvisa: anzi fa incontra ciò che far si puote; e pure in terra del capo percuote.

47
La figliuola d'Amon, che vuol morire

48
Ma tarda è la sua giunta; che si trova Marfisa incontra, e di tanta ira piena (poi che s'ha vista alla seconda prova cader sì facilmente su l'arena), che pregar nulla, e nulla gridar giova a Ruggier che di questo avea gran pena: sì l'odio e l'ira le guerriere abbaglia, che fan da disperate la battaglia.

49
A mezzo spada vengono di botto; e per la gran superbia che l'ha accese, van pur inanzi, e si son già sì sotto, ch'altro non puon che venire alle prese. Le spade, il cui bisogno era interrotto, lascian cadere, e cercan nuove offese. Priega Ruggiero e supplica amendue, ma poco frutto han le parole sue.

50
Quando pur vede che 'l pregar non vale, di partirle per forza si dispone: leva di mano ad amendua il pugnale, ed al piè d'un cipresso li ripone. Poi che ferro non han più da far male, con prieghi e con minaccie s'interpone: ma tutto è invan; che la battaglia fanno a pugni e a calci, poi ch'altro non hanno.

51
Ruggier non cessa: or l'una or l'altra prende per le man, per le braccia, e la ritira; e tanto fa, che di Marfisa accende contra di sé, quanto si può più, l'ira. Quella che tutto il mondo vilipende, alla amicizia di Ruggier non mira. Poi che da Bradamante si distacca, corre alla spada, e con Ruggier s'attacca.

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53
All'ultimo Ruggier la spada trasse, poi che l'ira anco lui fe' rubicondo. Non credo che spettacolo mirasse Atene o Roma o luogo altro del mondo, che così a' riguardanti dilettasse, come dilettò questo e fu giocondo alla gelosa Bradamante, quando questo le pose ogni sospetto in bando.

54
La sua spada avea tolta ella di terra, e tratta s'era a riguardar da parte; e le parea veder che 'l dio di guerra fosse Ruggiero alla possanza e all'arte. Una furia infernal quando si sferra sembra Marfisa, se quel sembra Marte. Vero è ch'un pezzo il giovene gagliardo di non far il potere ebbe riguardo.

55
Sapea ben la virtù de la sua spada; che tante esperienze n'ha già fatto. Ove giunge, convien che se ne vada l'incanto, o nulla giovi, e stia di piatto: sì che ritien che 'l colpo suo non cada di taglio o punta, ma sempre di piatto. Ebbe a questo Ruggier lunga avvertenza: ma perdé pure un tratto la pazienza;

56
perché Marfisa una percossa orrenda gli mena per dividergli la testa. Leva lo scudo che 'l capo difenda Ruggiero, e 'l colpo in su l'aquila pesta. Vieta lo 'ncanto che lo spezzi o fenda; ma di stordir non però il braccio resta: e s'avea altr'arme che quelle d'Ettorre, gli potea il fiero colpo il braccio torre:

57
e saria sceso indi alla testa, dove disegnò di ferir l'aspra donzella. Ruggiero il braccio manco a pena muove, a pena più sostien l'aquila bella. Per questo ogni pietà da sé rimuove; par che negli occhi avampi una facella: e quanto può cacciar, caccia una punta. Marfisa, mal per te, se n'eri giunta!

58
Io non vi so ben dir come si fosse: la spada andò a ferire in un cipresso, e un palmo e più ne l'arbore cacciosse: in modo era piantato il luogo spesso. In quel momento il monte e il piano scosse un gran tremuoto; e si sentì con esso da quell'avel ch'in mezzo il bosco siede, gran voce uscir, ch'ogni mortale eccede.

59
Grida la voce orribile: - Non sia lite tra voi: gli è ingiusto ed inumano ch'alla sorella il fratel morte dia,

60
Concetti foste da Ruggier secondo: vi fu Galaciella genitrice, i cui fratelli avendole dal mondo cacciato il genitor vostro infelice, senza guardar ch'avesse in corpo il pondo di voi, ch'usciste pur di lor radice, la fer, perché s'avesse ad affogare, s'un debol legno porre in mezzo al mare.

61
Ma Fortuna che voi, ben che non nati, avea già eletti a gloriose imprese, fece che 'l legno ai liti inabitati sopra le Sirti a salvamento scese; ove, poi che nel mondo v'ebbe dati, l'anima eletta al paradiso ascese. Come Dio volse e fu vostro destino, a questo caso io mi trovai vicino.

62
Diedi alla madre sepoltura onesta, qual potea darsi in sì deserta arena; e voi teneri avolti ne la vesta meco portai sul monte di Carena; e mansueta uscir de la foresta fecie lasciare i figli una leena, de le cui poppe dieci mesi e dieci ambi nutrir con molto studio feci.

63
Un giorno che d'andar per la contrada e da la stanza allontanar m'occorse, vi sopravenne a caso una masnada d'Arabi (e ricordarvene de' forse), che te, Marfisa, tolser ne la strada, ma non poter Ruggier, che meglio corse. Restai de la tua perdita dolente, e di Ruggier guardian più diligente.

64
Ruggier, se ti guardò, mentre che visse, il tuo maestro Atlante, tu lo sai. Di te senti' predir le stelle fisse, che tra' cristiani a tradigion morrai; e perché il male influsso non seguisse, tenertene lontan m'affaticai: né ostare al fin potendo alla tua voglia, infermo caddi, e mi mori' di doglia.

65
Ma inanzi a morte, qui dove previdi che con Marfisa aver pugna dovevi, feci raccor con infernal sussidi a formar questa tomba i sassi grevi; ed a Caron dissi con alti gridi:

66
Così lo spirto mio per le belle ombre ha molti dì aspettato il venir vostro: sì che mai gelosia più non t'ingombre,

67
Riconosce Marfisa per sorella Ruggier con molto gaudio, ed ella lui; e ad abbracciarsi, senza offender quella che per Ruggiero ardea, vanno ambidui: e rammentando de l'età novella alcune cose: i' feci, io dissi, io fui; vengon trovando con più certo effetto, tutto esser ver quel c'ha lo spirto detto.

68
Ruggiero alla sorella non ascose quanto avea nel cor fissa Bradamante; e narrò con parole affettuose de le obligazion che le avea tante: e non cessò, ch'in grand'amor compose le discordie ch'insieme ebbono avante; e fe', per segno di pacificarsi, ch'umanamente andaro ad abbracciarsi.

69
A domandar poi ritornò Marfisa chi stato fosse, e di che gente il padre; e chi l'avesse morto, ed a che guisa, s'in campo chiuso o fra l'armate squadre; e chi commesso avea che fosse uccisa dal mar atroce la misera madre: che se già l'avea udito da fanciulla, or ne tenea poca memoria o nulla.

70
Ruggiero incominciò, che da' Troiani per la linea d'Ettorre erano scesi; che poi che Astianatte de le mani campò d'Ulisse e da li aguati tesi, avendo un de' fanciulli coetani per lui lasciato, uscì di quei paesi; e dopo un lungo errar per la marina, venne in Sicilia e dominò Messina.

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72
Fu Ruggier primo e Gianbaron di questi, Buovo, Rambaldo, al fin Ruggier secondo, che fe', come d'Atlante udir potesti, di nostra madre l'utero fecondo. De la progenie nostra i chiari gesti per l'istorie vedrai celebri al mondo. - Seguì poi, come venne il re Agolante con Almonte e col padre d'Agramante;

73
e come menò seco una donzella ch'era sua figlia, tanto valorosa, che molti paladin gittò di sella; e di Ruggiero al fin venne amorosa, e per suo amor del padre fu ribella, e battezzossi, e diventògli sposa. Narrò come Beltramo traditore per la cognata arse d'incesto amore;

74
e che la patria e 'l padre e duo fratelli tradì, così sperando acquistar lei; aperse Risa agli nimici, e quelli fer di lor tutti i portamenti rei; come Agolante e i figli iniqui e felli poser Galaciella, che di sei mesi era grave, in mar senza governo, quando fu tempestoso al maggior verno.

75
Stava Marfisa con serena fronte fisa al parlar che 'l suo german facea: ed esser scesa da la bella fonte ch'avea sì chiari rivi, si godea. Quindi Mongrana e quindi Chiaramonte le due progenie derivar sapea, ch'al mondo fu molti e molt'anni e lustri splendide, e senza par d'uomini illustri.

76
Poi che 'l fratello al fin le venne a dire che 'l padre d'Agramante e l'avo e 'l zio Ruggiero a tradigion feron morire, e posero la moglie a caso rio; non lo poté più la sorella udire, che lo 'nterroppe, e disse: - Fratel mio (salva tua grazia), avuto hai troppo torto a non ti vendicar del padre morto.

77
Se in Almonte e in Troian non ti potevi insanguinar, ch'erano morti inante, dei figli vendicar tu ti dovevi. Perché, vivendo tu, vive Agramante? Questa è una macchia che mai non ti levi dal viso; poi che dopo offese tante non pur posto non hai questo re a morte, ma vivi al soldo suo ne la sua corte.

78
Io fo ben voto a Dio (ch'adorar voglio Cristo Dio vero, ch'adorò mio padre) che di questa armatura non mi spoglio, fin che Ruggier non vendico e mia madre. E vo' dolermi, e fin ora mi doglio, di te, se più ti veggo fra le squadre del re Agramante o d'altro signor Moro, se non col ferro in man per danno loro. -

79
Oh come a quel parlar leva la faccia la bella Bradamante, e ne gioisce! E conforta Ruggier che così faccia come Marfisa sua ben l'ammonisce; e venga a Carlo, e conoscer si faccia, che tanto onora, lauda e riverisce del suo padre Ruggier la chiara fama, ch'ancor guerrier senza alcun par lo chiama.

80
Ruggiero accortamente le rispose che da principio questo far dovea; ma per non bene aver note le cose, come ebbe poi, tardato troppo avea. Ora, essendo Agramante che gli pose la spada al fianco, farebbe opra rea dandogli morte, e saria traditore; che già tolto l'avea per suo signore.

81
Ben, come a Bradamante già promesse, promettea a lei di tentare ogni via, tanto ch'occasione, onde potesse levarsi con suo onor, nascer faria. E se già fatto non l'avea, non desse la colpa a lui, m'al re di Tartaria, dal qual ne la battaglia che seco ebbe, lasciato fu, come saper si debbe.

82
Ed ella ch'ogni dì gli venìa al letto, buon testimon, quanto alcun altro, n'era. Fu sopra questo assai risposto e detto da l'una e da l'altra inclita guerriera. L'ultima conclusion, l'ultimo effetto è che Ruggier ritorni alla bandiera del suo signor, fin che cagion gli accada, che giustamente a Carlo se ne vada.

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84
quando un pianto s'udì da le vicine valli sonar, che li fe' tutti attenti. A quella voce fan l'orecchie chine, che di femina par che si lamenti. Ma voglio questo canto abbia qui fine, e di quel che voglio io, siate contenti; che miglior cose vi prometto dire, s'all'altro canto mi verrete a udire.



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