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Storiografia latina

Table of contents
1 La storiografia del consenso
2 Storiografia dell'opposizione senatoria
3 Storiografia come intrattenimento letterario

La storiografia del consenso

Il rapporto degli intellettuali con il principato si era incrinato già nell'ultima fase del dominio di Augusto, inoltre, a differenza di quest'ultimo, il secondo imperatore, Tiberio, non si curò di procurare consenso al regime. Tiberio, però, trovò un appassionato celebratore in Velleio Patercolo. Originario dell'Irpinia, Velleio riferisce di discendere da una famiglia di buone condizioni, e di avere militato sotto Tiberio, come comandante della cavalleria, in Germania e in Pannonia; nel 14 DC Tiberio lo designò pretore per l'anno seguente. Le informazioni autobiografiche di Velleio si fermano all'anno 14; ma egli visse certamente fin dopo il 30 DC perché la sua opera, le Historiae, fu dedicata a Marco Vinicio in occasione del suo consolato in quell'anno.

Le Historiae: (conservate con alcune cospicue lacune) partono dalle età remote per arrivare fino all'epoca contemporanea, trattata anche più diffusamente di quanto fosse tradizione nella precedente storiografia latina, mentre le epoche più antiche sono trattate sinteticamente, quasi in forma di compendio. Velleio non riesce a conferire abbastanza spesso alla propria narrazione un andamento vivace che ne rende gradevole la lettura. L'interpretazione della storia recente celebra dell'opera di risanamento sociale e di pacificazione interna iniziata da Cesare e consolidata da Augusto, della cui politica Tiberio è visto come il continuatore. Velleio compone quasi in un panegirico di Tiberio. L'imperatore è descritto come un generale di immensa esperienza e un politico saggio e clemente. Nella storiografia senatoria affiorava sempre l'ostilità al principato della classe aristocratica estromessa dal potere, mentre Velleio è il portavoce della classe militare, leale al principato, dalla quale provenivano i suoi antenati e lui stesso. Un particolare interesse Velleio dimostra per l'ascesa degli homines novi, soprattutto, fra questi, lo stretto collaboratore di Tiberio, il discusso Seiano, del quale Velleio traccia un ritratto elogiativo. Patercolo segue anche lo svolgersi della storia culturale, una tematica generalmente trascurata dalla precedente storiografia informando sulla penetrazione della cultura greca in Roma, sull'evoluzione dei gusti del pubblico, sulle vicende dei generi letterari, e fornisce anche informazioni sull'aspetto architettonico delle città. Un caloroso sostegno a Tiberio esprime anche Valerio Massimo nei Factorum et dictorum memorabilium pubblicati, probabilmente, nel 31-32 DC, poco dopo la caduta e l'uccisione di Seiano. L'opera dì Valerio Massimo è una raccolta di Exempla, ossia un prontuario di modelli di vizi e virtù destinato alle scuole di retorica. Gli Exempla sono suddivisi per capitoli a seconda della materia che devono illustrare e ogni capitolo è ripartito in due sezioni rispettivamente dedicate agli Exempla romani e a quelli stranieri in generale. Nella raccolta, composta in uno stile piuttosto scialbo, dominano i valori tradizionali e arcaizzanti del mos maiorum. Valerio Massimo, riduce la storia a una galleria dì ritratti legati a un aneddoto da cui si può agevolmente trarre una morale. Durante tutto il Medioevo la sua fortuna fu pari a quella dei più celebri autori latini e Petrarca prese la sua opera come modello, sia nella struttura che nel contenuto morale, dei suoi Libri rerum memorandarum.

Storiografia dell'opposizione senatoria

Sotto il regime di Tiberio, la corrente più forte e più vitale della storiografia fu quella senatoria, dominata dagli orientamenti ostili al principato. Perduto il controllo sulla storiografia, il regime giunse ad atti di intolleranza repressiva: verso la fine del principato augusteo fu bruciata l'opera storica di Tito Labieno, noto per la sua animosità polemica, il quale si suicidò nel 12 DC. Sotto il regno di Tiberio, analoga sorte fu decretata per gli Annales di Cremuzio Cordo, il quale, aveva esaltato Bruto e Cassio. L'opera storica di Cremuzio Cordo fu salvata fortunosamente dal rogo, e pubblicata in seguito, mentre l'autore prevenne col suicidio l'esito del processo che gli era stato intentato per opera di Seiano.
La nostalgia per il passato repubblicano si esprimeva probabilmente anche nell'opera storica di Seneca il Vecchio.

Storiografia come intrattenimento letterario

Quinto Curzio Rufo compose le Historiae Alexandri Magni, in 10 libri, di cui i primi due sono andati perduti, mentre gli altri ci sono pervenuti con qualche lacuna. La datazione dell'opera è incerta, forse Curzio Rufo scrisse sotto il regno di Claudio (41–54). La vicenda di Alessandro Magno fu sempre viva nella Roma imperiale, oltre a ciò, il sovrano macedone era un "esempio" largamente diffuso nelle scuole di retorica. La figura di Alessandro inoltre era entrata da tempo nella tradizione della letteratura di intrattenimento. La cultura ellenistica aveva fatto del sovrano macedone un "eroe da romanzo", col racconto delle sue avventurose conquiste in un oriente spesso ammantato di un alone fiabesco e meraviglioso. L'opera di Rufo influenzò largamente le diverse redazioni del "Romanzo di Alessandro", che ebbe vasta fortuna nella cultura del Basso Impero e del Medioevo. Curzio Rufo fu un narratore più che un vero storico, come dimostra l'uso abbastanza disinvolto di fonti ellenistiche talora contrastanti, anche se, talora, fornisce preziose informazioni, dato il naufragio della copiosa produzione storiografica ellenistica su Alessandro. Curzio Rufo vuole interessare il lettore e colpirne la fantasia, quindi le vicende di Alessandro sono, soprattutto, il pretesto per narrare e favoleggiare, per creare episodi romanzeschi, paesaggi esotici, le scene sono piene di pathos.

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