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Voltaire

François-Marie Arouet (Parigi, 21 novembre 1694 - 30 maggio 1778), meglio conosciuto con lo pseudonimo di Voltaire, fu uno dei massimi filosofi di tutti i tempi, nonché finissimo scrittore e punto cardine dell'Illuminismo.

Di formazione umanistica, proveniente da una ricca famiglia borghese, studiò presso i giansenisti ed i gesuiti del rinomato collegio Louis-le-Grand e venne introdotto giovanissimo nella “Societé du Temple”, noto cenacolo di Parigi ad orientamento libertino. Il successo della rappresentazione della sua prima tragedia, Edipo (1718), lo rese celebre ed apprezzato.

Fu imprigionato due volte (1717-1718 e nel 1726) alla Bastiglia, a causa (la prima volta) dell'irriverenza espressa in versi nei confronti del reggente. Con la pubblicazione del poema La Ligue del 1723, scritto durante la prigionia, ottenne l'assegnazione di una pensione da parte del re. L'opera verrà pubblicata nuovamente col titolo di Enriade nel 1728.

Fu esiliato in Gran Bretagna (1726-1729) dove, con la conoscenza di uomini di cultura democratica, scrittori e filosofi come Robert Walpole, Jonathan Swift, Alexander Pope e George Berkeley, maturò idee illuministe contrarie all'assolutismo feudale della Francia. In Gran Bretagna scrisse Lettere sugli inglesi (o Lettere filosofiche), per la quale venne di nuovo condannato, essendo stata un'opera di riferimento contro il vecchio regime.

Ancora esule in Lorena (a causa dell'opera Storia di Carlo XII del 1731), scrisse le tragedie Bruto e La morte di Cesare, cui seguirono Maometto e Merope, il trattato Gli elementi della filosofia di Newton oltre all'opera storiografica Il secolo di Luigi XIV. Grazie al riavvicinamento con la corte, favorito da Madame de Pompadour, nel 1746 fu nominato storiografo e membro dell'Académie Française. Dal 1749 al 1752 soggiornò a Berlino, a Ginevra, e nel 1755 a Losanna presso il castello di Ferney.

Ormai ricco e famoso, divenne un punto di riferimento per tutta l'Europa illuminista. Entrò in polemica coi cattolici per la parodia di Giovanna d'Arco in La pulzella d'Orléans, ed espresse le sue posizioni in Candido ovvero l'ottimismo (1759), in cui polemizzò con l'ottimismo di Gottfried Leibniz. Il romanzo rimane l'espressione letteraria pi riuscita del suo pensiero, contrario ad ogni provvidenzialismo o fatalismo. Da qui iniziò un'accanita polemica contro la superstizione ed il fanatismo a favore di una maggiore tolleranza e giustizia.

A tal proposito scrisse il Trattato sulla tolleranza (1763) ed il Dizionario filosofico (1764). Tra le altre opere, i racconti Zadig (1747), Micromega (1752), L'uomo dai quaranta scudi (1767). Le opere teatrali Zaira (1732), Alzira (1736), Merope (1743), oltre il poema Poema sul disastro di Lisbona (1756). Ed infine, le importanti opere storiografiche Il secolo di Luigi XIV (1751) ed il Saggio sui costumi e sullo spirito delle nazioni (1756). I suoi resti riposano al Panthéon dove sono stati trasportati dopo la rivoluzione. Malgrado il trionfo, alla morte gli fu negata la sepoltura ecclesiastica.

(Vedi: Portale Filosofia | Progetto Filosofia)

 


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