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Accademia dell'Arcadia

L’Accademia dell'Arcadia fu fondata a Roma nel 1690, da poeti appartenenti al circolo formatosi attorno alla regina Cristina di Svezia. Il nome dell'Accademia fa riferimento al romanzo pastorale in prosa e versi Arcadia (1501) di Iacopo Sannazzaro e all'omonima regione pastorale greca al centro del Peloponneso, ambientazione della poesia bucolica greco-romana. Norme e rituali dell'Accademia presero spunto dalla mitologia classica e pastorale: gli accademici, assunsero pseudonimi pastorali. L'Accademia assunse carattere nazionale ed entrarono a farne parte filosofi, storici, scienziati appartenenti alla scuola galileiana. Comune a tutti i poeti fu il desiderio di opporsi all'artificiosità della poesia del Marino e dei Marinisti, propugnando il ritorno al classicismo ed al razionalismo derivante dalla filosofia di Cartesio (Descartes, 1596 – 1650, filosofo, scienziato e matematico è considerato uno dei fondatori del pensiero moderno. Il suo motto, "Cogito, ergo sum" fu il punto d'avvio per la formulazione dei principi su cui si basa la conoscenza scientifica. A Descartes si deve il sistema delle coordinate cartesiane, per la rappresentazione grafica delle equazioni e dei problemi della geometria analitica).

I parametri ideali per l'opera artistica erano semplicità, senso della misura e della bellezza, e un’eleganza poteva però produrre una galanteria manierata. Tali esigenze ebbero origine dal confronto con la letteratura francese contemporanea, egemone nel panorama culturale europeo, che si proponeva come "classica" e "razionale" in opposizione alle letterature spagnola e italiana dominate dal "cattivo gusto" del Barocco. Lo spirito di difesa culturale degli intellettuali italiani favorì la formazione della prima vera Accademia italiana nazionale che dominò il gusto poetico nella penisola per tutta la prima metà del Settecento.

Inizialmente, alle stravaganze ed al turgore dei poeti barocchi si contrappose l’antimarinismo del seicento e la ricerca di una poesia semplice e basata sulla naturalezza dei sentimenti. Presto si profilarono due tendenze all'interno dell'Accademia: quella del Gravina, che aveva come modelli Dante e Omero e quella più moderata del Crescimbeni, che si riferiva al petrarchismo. Il dissidio portò Gravina a staccarsi e a fondare, nel 1711, l'Accademia dei Quiriti. Tale dissidio, però non fu solo letterario, infatti, il Gravina sosteneva l’esigenza di valori etici, estranei alla poetica edonistica (fine dell’arte è l‘appagamento) del Crescimbeni. Il più importante esponente dell'Accademia dell'Arcadia nel Settecento fu Metastasio, famoso in tutta Europa per i suoi melodrammi. Con il diffondersi dell'illuminismo e del romanticismo la poetica arcadica fu giudicata negativamente e fu accusata di superficialità e indifferenza nei confronti del mondo reale. L'Accademia perse vitalità, ma ebbe la funzione storica di aver favore il successivo sviluppo della poetica preromantica e di quella neoclassica. Nel 1925 prese il nome di Accademia letteraria italiana.

I poeti dell’Arcadia imitarono l’antica poesia idillica [Idillio:breve componimento poetico (dal greco eidyllion, "quadretto") di contenuto sentimentale e ambientazione agreste, affine all'egloga. I temi e l'intonazione furono fissati nel III secolo a.C. dal poeta greco Teocrito. L'idillio di Teocrito fu imitato da altri poeti ellenistici (vedi Letteratura greca: La poesia alessandrina) e fu poi ripreso dai poeti latini di ispirazione bucolica come Virgilio e Tibullo, dai bucolici dell'età di Nerone e successivamente da quelli del III e IV secolo. Nei secoli XV e XVI il termine perse parte delle originarie connotazioni di genere per assumere il significato più ampio di componimento nel quale il poeta, attraverso la contemplazione di un paesaggio naturale, esprime desideri di evasione e di abbandono. In questo senso, rientrano nella definizione le Stanze per la giostra (1475-1478) del Poliziano e l'Arcadia (1501) del Sannazzaro, modello dei poeti dell'Arcadia. Nella letteratura moderna sono famosi gli Idilli di Leopardi]. Da tale imitazione derivò la stilizzazione del paesaggio, dei personaggi, della tematica (amorosa). Sullo sfondo bucolico di una campagna bella ed fittizia, si dipanano le improbabili vicende di pastori e pastorelle, i cui amori si stemperano in una leziosa vena sentimentale. La metrica tende al canto ed alla musicalità, i versi sono brevi. Il rinnovamento introdotto dalla poesia arcadica è però solo formale, infatti alla retorica del meraviglioso e del ridondante oppose una retorica del tenue, del delicato, del manierismo lezioso.

L’Arcadia rispose all’esigenza della letteratura italiana ed europea di ritrovare un linguaggio spontaneo, chiarezza, naturalezza, razionalità. La centralizzazione dell’accademia ed il controllo esercitato dalla curia pontificia indirizzarono l’Arcadia verso soluzioni moderate e avverse al laicismo della cultura contemporanea. Verso il 1750, l’Arcadia fu bersagliata dalle critiche di coloro che avversavano la immota ed astratta stilizzazione del reale, infatti, la finalità dell’Arcadia era stata la lotta al Marinismo, ormai superato, mentre il Neoclassicismo riscopriva l’idealità del mondo classico. L’Arcadia, nonostante i propri limiti, agì positivamente stimolando lo sviluppo di una cultura storica ed erudita, mentre la sua diffusione produsse un’unità culturale che favorì il formarsi di una coscienza nazionale. Nel ‘700, mentre il melodramma del Metastasio e le commedie del Goldoni ebbero vasta diffusione, la lirica restava limitata ad un pubblico più scelto e ristretto, anche se la poesia divenne una forma di intrattenimento sociale e, spesso, d’occasione (nozze, monacazioni, ricorrenze varie), diventando una moda della società elegante. Accanto alla poesia d’occasione, si sviluppò la poesia didascalica, soprattutto di divulgazione scientifica assumendo un deciso tono colloquiale, verso la fine del secolo, con l’affermarsi della sensibilità preromantica, la poesia tornò ad interrogarsi sull’uomo e sul suo destino, cercando una natura intesa come spontaneità originale dell’uomo. Il facile idillio dell’Arcadia tendeva ad esprimere, in versi facili e musicali, sentimenti lievi e lontani dalla passione, mentre Rousseau ed i preromantici cercarono nel ritorno alla natura la spontaneità dei sentimenti.


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