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Monetazione medioevale e moderna

La monetazione medioevale e quella moderna, sebbene da riferire ad un arco temporale molto ampio, vengono considerate come facenti parte dello stesso periodo numismatico, data la continuità dell’attività delle zecche da esse interessate.

L’inizio della monetazione medioevale viene fatta risalire al 774 d.C. con l’avvento di Carlo Magno come Re dei Franchi e primo Imperatore d’Italia. L’Europa che usciva dalla fine dell’Impero romano era caratterizzata dallo spopolamento delle città e dalla mancanza di commerci, con la conseguente riduzione dell’utilizzo del denaro da una parte e la scarsità di metalli preziosi da impiegare nelle monete dall’altra. Il sistema monetario istituito da Carlo Magno fu la prima riunificazione monetaria a livello europeo dopo il periodo barbarico: era basato sull’argento, data l’estrema rarità dell’oro, con un’unità monetarie date dal denaro e dal soldo. Un denaro corrispondeva a 1/240 di libra; dato un peso pari a 434,16 grammi per la libra, un denaro aveva un peso di 1,809 grammi. Un soldo, invece, era un multiplo corrispondente a 12 denari, e corrispondeva, quindi, ad 1/20 di libra. C’è da tener presente che, però, solo il denaro era una vera e propria moneta coniata nell’impero, dato che libra e soldi erano solamente unità di conto.

Il frazionamento dell’impero carolingio in feudi e piccoli stati ebbe l’effetto di una progressiva perdita di valore del denaro, tendenza interrotta con la ripresa del commercio nel periodo comunale, dall’avvento al trono di Federico I nel 1152 alla morte di Federico II nel 1250. In particolare, era sentita l’esigenza di monete utilizzabili per il commercio con i paesi arabi, dove erano ancora largamente utilizzate monete in oro. In particolare, una moneta largamente utilizzata nei paesi arabi era il tareno, una moneta d’oro che corrispondeva a circa 1/4 del soldo bizantino.

Per questi motivi, Venezia iniziò a coniare a partire dal 1200 il denaro grosso, una moneta d’argento pari a 10 denari, con un titolo di 965 millesimi ed un peso di 2,18 grammi. Nel 1230 Federico II conia nel meridione l’augustale, una moneta d’oro di 5 grammi. Nel 1252 Firenze inizia a coniare il suo fiorino, una moneta di 3,54 grammi d’oro quasi puro, diffusosi ed imitato immediatamente su tutto il continente. Quasi contemporaneamente Genova conia il genovino e nel 1284 Venezia inizia a coniare il ducato, sostituto nel 1545 dallo zecchino, coniato fino al 1797.

Nella seconda metà del XV secolo iniziano a diffondersi grosse monete d’argento chiamate testoni, per via delle immagini dei regnanti presenti sul fronte delle monete. Grosse monete d’argento furono sempre più diffuse a seguito della scoperta di nuove miniere d’argento nel Tirolo prima, e poi grazie al metallo resosi disponibile con la Scoperta dell’America nel 1492. Sempre a seguito dell’importazione di metalli preziosi dalle Americhe, riprese anche la coniazione di monete d’oro da parte della Spagna. In questo periodo il bimetallismo basato su oro e argento fu mantenuto con grosse difficoltà a causa delle continue variazioni del valore del rapporto a seguito di nuove scoperte di riserve di uno o dell’altro metallo.

Nel 1816 l’Inghilterra introdusse la lira sterlina, una moneta di 7,988 grammi a 22 carati creata dall’incisore italiano Benedetto Pistrucci.

Altro fenomeno caratteristico di questo periodo è la progressiva decimalizzazione delle valute a seguito delle Rivoluzione francese, iniziata con l’adozione del sistema monetario decimale in Francia il 15 agosto 1795.

L’ingresso dei francesi in Italia nel 1796 segna il termine del periodo della monetazione medioevale e moderna e l’inizio della monetazione contemporanea.


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