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Persio

Aulo Persio Flacco (34 - 62).

Aulo Persio Flacco nacque, nel 34, a Volterra, in Etruria (dell'origine etrusca rimane traccia nel suo prenome, Aules, forma di compromesso tra l'etrusco Aule e il latino Aulus), da ricca famiglia equestre. A Roma frequentò le migliori scuole di grammatica e retorica, il filosofo stoico Anneo Cornuto fu suo maestro e lo mise in contatto con gli ambienti dell'opposizione senatoria al regime (Lucano, del quale divenne amico, Seneca e Trasea Peto, al quale il giovane volterrano era legato anche da vincoli di parentela. Trasea Peto, vittima di Nerone nel 66, č l'autore di una vita di Catone Uticense che fu molto famosa nell'antichitĂ  e che servì di modello alla vita di Catone scritta da Plutarco). La filosofia lo portò a condurre una vita austera e appartata, nel culto degli studi e degli affetti familiari. Persio morì, non ancora ventottenne, nel 62.

Opere

Persio non pubblicò nulla in vita. Dopo la sua morte, Cornuto, al quale Persio morendo aveva lasciato la sua ricchissima biblioteca, sconsigliò la pubblicazione delle prime prove autorizzando invece, dopo lievi ritocchi sulla parte finale dell'opera, quella del libro delle Satire, che ebbe un immediato successo.

Dopo un componimento-prologo (potrebbe essere un epilogo, perchĂ© alcuni manoscritti lo trasmettono alla fine della raccolta) che polemizza aspramente contro le mode letterarie del tempo, seguono sei componimenti satirici in esametri dattilici, il metro ormai tradizionale della satira. Persio illustra i vezzi deplorevoli della poesia contemporanea, incline alle affettate futilitĂ  neoteriche e alle vuote pompositĂ  epico-tragiche e la degenerazione morale che le si accompagna (esibizionismo senza pudori, vanitĂ  e smania di successo), cui il poeta oppone lo sdegno e la protesta dei suoi versi. Il poeta attacca la religiositĂ  formale e ipocrita di chi non conosce onestĂ  di sentimenti. Persio svolge il tema della libertĂ  secondo la dottrina stoica, contrapponendo ai vizi umani piů diffusi la libertĂ  del saggio, che si affranca dalle passioni e si fa guidare dalla propria coscienza. Infine, deplora il vizio dell'avarizia additando invece come modello il saggio stoico che usa con moderazione i propri beni.

Per il giovane poeta stoico č quasi obbligata la scelta del genere satirico, che gli offriva uno strumento per esprimere il sarcasmo, l'invettiva, l'esortazione morale, dettati dal suo carattere polemico. Nei componimenti di carattere programmatico, Persio afferma che la sua poesia č ispirata dall'esigenza etica di smascherare e condannare il vizio e che in ciò si contrappone alla poesia contemporanea segnata da una degenerazione del gusto che č anche indice di indegnitĂ  morale. Si definisce semipaganus, ossia rustico, non affettatamente ricercato e ripudia gli insulsi soggetti mitologici della poesia "alla moda". La sua attivitĂ  letteraria e filosofica si configura come rimozione delle apparenze ingannevoli, per attuare la rigenerazione delle coscienze. Persio ricorre spesso all'ambito lessicale del corpo e del sesso. L'immagine ossessiva del ventre č simbolo dell’abiezione dell'uomo (vizio morale come malattia fisica). Descrivendo le molteplici forme della corruzione e del vizio Persio indulge alla deformazione macabra ed allucinata del reale, tipica di un moralismo esasperato. Nella denuncia del vizio Persio si ricollega alla satira delineando tipi fissi, dando un'impressione di scolasticitĂ  e privilegiando la descrizione del vizio rispetto agli aspetti positivi della rettitudine. I precetti esposti sono riconducibili ad un arcigno stoicismo. Mentre Orazio non si atteggia a maestro di vita e, con indulgenza, cerca, insieme all’amico cui si rivolge, un valore morale, Persio č il maestro inflessibile che enuncia dogmaticamente una morale prestabilita e la cordialitĂ  di Orazio č sostituita da un'aspra aggressivitĂ 

Stile

L'esigenza realistica spinge Persio a scegliere un linguaggio comune, che accoglie efficaci volgarismi e nessi urtanti per l'asprezza fonica e semantica, privo degli abbellimenti retorici, degli arcaismi ed esotismi allora di moda, aggressivo e spesso oscuro, per la tendenza a dissimulare lo sviluppo del ragionamento sotto quadri contrapposti ed apparentemente privi di nesso. Tipico di Persio, č l'uso audacissimo della metafora, che cerca rapporti nuovi fra le cose.

Lo stile deforma la lingua quotidiana e la forza ad esprimere una veritĂ  sconosciuta, a illuminare aspetti nuovi della realtĂ , a istituire relazioni insospettate fra le cose, con esiti, talvolta, criptici. L'esigenza di naturalezza della lingua e l'asserita volontĂ  di chiarezza sono contraddette dalla ricerca di audaci innovazioni espressive e dall'oscuritĂ  dell'artificio stilistico, restringendo così la cerchia dei destinatari ad un pubblico letterariamente raffinato, in grado di decifrarne i segreti. Le Satire riscossero un immediato successo e la fama crebbe soprattutto fra gli apologisti e i Padri della Chiesa (Tertulliano, Lattanzio, San Girolamo, Sant'Agostino), ma anche fra i poeti e i grammatici della tarda antichitĂ , quando glossatori e scoliasti chiosarono quel testo così oscuro. La fama di Persio restò notevole per tutto il Medioevo (come testimonia la ricca tradizione manoscritta), che apprezzò in Persio il moralista intransigente. I dissensi, prima isolati, e le accuse di scolastica ariditĂ  e oscuritĂ  impenetrabile, diventarono piů frequenti con l'etĂ  rinascimentale, e fecero declinare la fortuna del poeta.


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