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Sezione d'urto


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La maggior parte degli esperimenti nucleari avvengono per bombardamento di un bersaglio fisso o targhetta tramite un fascio di particelle proiettili. I dati sullo sparpagliamento (o scattering) dei proiettili permettono di risalire alla forma del bersaglio, del proiettile e al tipo di interazione presente tra le particelle.

Una misura di queste forme č possibile ottenerla grazie alla sezione d'urto, che può essere definita come il rapporto tra il numero di particelle che vengono deviate nell'angolo solido (dΩ) in 1 secondo e il numero di particelle che in 1 secondo attraversano l'unitĂ  di superficie.

La sezione d'urto ha, quindi, le dimensioni di quest'ultima.

Una definizione ancora piů fine per questa quantitĂ  č:

dove Ω č l'angolo solido, θ e φ sono, rispettivamente, l'angolo rispetto all'asse x e rispetto all'asse z.

La sezione d'urto, in generale, comunque, č anche una misura della probabilitĂ  che una tale interazione possa avvenire o meno. In tal senso č possibile realizzare un calcolo piů rigoroso di tale grandezza grazie alla teoria dei propagatori.

L'unitĂ  di misura della sezione d'urto č il barn, ma si utilizzano piů spesso i suoi sottomultipli (millibarn, simbolo mbarn; microbarn, simbolo μbarn). Nelle unitĂ  naturali (ovvero con c = h = 1) si misura in elettronvolt.

Table of contents
1 ProbabilitĂ  di transizione
2 Stati finali
3 Flusso incidente
4 Sezione d'urto differenziale
5 Bibliografia

ProbabilitĂ  di transizione

Un propagatore altro non č se non una funzione matematica che consente di seguire l'evoluzione temporale di una particella che si muove all'interno di un campo. Per poter studiare processi di interazione tra particelle si fa, così, ricorso ad un particolare operatore, detto propagatore di Feynman, che consente di descrivere la così detta rapiditĂ  di transizione:

dove Sfi č la matrice di Feynman (anche detta matrice S).

Con questa rapiditĂ  di transizione - che altro non č se non il rapporto tra la probabilitĂ  di transizione, ovvero il rapporto tra eventi favorevoli ed eventi possibili, e il tempo tipico della stessa, ovvero quanto tempo questa persiste - si può dare una nuova definizione di sezione d'urto:

dove Jinc č il flusso incidente e dnf il numero di stati finali nel cono dΩ.

Stati finali

Il numero degli stati finali č abbastanza semplice da determinare. Supponendo che le particelle abbiano un impulso compreso tra pf e pf+d3pf, il volume dello spazio delle fasi a disposizione della particella sarĂ  Vd3pf. Questa particella, però, occuperĂ  solo una porzione di questo spazio. Lo spazio delle fasi, inoltre, in fisica quantistica, č un insieme di celle del volume pari ad h3=(2πh)3. Nel caso in cui si faccia la posizione h=1 (questa posizione verrĂ  tenuta per il prosieguo della sezione), č evidente che bisognerĂ  dividere il volume a disposizione per (2π)3, che č il volume elementare.

Ora, supponendo di avere un cubetto di volume V e lati Lj, la componente j-esima dell'impulso finale sarĂ :

quindi il numero differenziale degli stati finali nella direzione j sono:

e quindi il numero totale sarĂ  dato da

dove V = LxLyLz.

Flusso incidente

Il flusso incidente altro non č se non la densitĂ  delle particelle che si scontrano. Si possono definire due flussi differenti, a seconda del sistema di riferimento in cui si calcola tale flusso.

Nel sistema del laboratorio, ovvero il sistema in cui la targhetta č ferma e i proiettili in moto, il flusso risulta:

dove jp č la densitĂ  di flusso delle particelle proiettile e ρt la densitĂ  delle particelle targhetta.

Vediamo un esempio: supponiamo che due particelle si scontrino una contro l'altra. Definita con vr la velocitĂ  relativa tra le particelle e con V il volume a disposizione delle stesse, la prima densitĂ  sarĂ  pari al rapporto tra il modulo della velocitĂ  e il volume stesso, il cui inverso č anche pari alla densitĂ  della targhetta. Di conseguenza:

Questa espressione diventa anche il flusso incidente nel sistema del
centro di massa o baricentro, ovvero il sistema in cui sia i proiettili sia la targhetta sono in movimento, quando al posto della velocitĂ  relativa si inserisce la velocitĂ  calcolata in questo secondo sistema:

dove con P viene indicato l'impulso, e con E l'energia, mentre i pedici a e b consentono di distinguere tra i due fasci, che generalmente sono composti da particelle differenti.

Sezione d'urto differenziale

Prima di calcolare la sezione d'urto totale, bisogna calcolare quella differenziale, che, dalle formule precedenti, risulta a questo punto essere della forma:

dove la matrice di Feynman viene calcolata utilizzando le note regole di Feynman.

SarĂ  quindi questa, integrata sugli impulsi finale, a dare la sezione d'urto totale del processo di collisione studiato.

Bibliografia


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