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Appendix Vergiliana

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L'Appendix Vergiliana è una una collezione di testi poetici assai eterogenei di origine sicuramente spuria. I poemetti che la compongono vanno collocati non tanto accanto all'opera di Virgilio, ma nel quadro della poesia minore del I secolo. Infatti tali testi poetici non solo presuppongono Virgilio, ma sono anche - nella stragrande maggioranza - intrisi di stile ovidiano, proprio come la poesia di Stazio (40–96), o come certe parti poetiche del Satyricon di Petronio (20-66).

Il termine appendix fu usato per la prima volta da Scaligero nel 1572, e si riferisce alla consuetudine di stampare questi testi tutti assieme e in appendice alle opere genuine di Virgilio. Nessuna delle opere comprese nell'Appendix - come va detto e come si sarà già compreso - è virgiliana, salvo forse un paio di brevi componimenti nella raccolta Cataleptòn (le cosiddette bagatelle).

Conclusivo è l'esame stilistico delle singole opere: lessico, metrica, prosodia, allusioni, sono indizi che provano una datazione spesso molto più tarda dell'età augustea. I componimenti non risalgono tutti allo stesso periodo, e sono sicuramente di mani diverse. Non è chiaro se siano stati concepiti intenzionalmente come falsi virgiliani, perché tutta la poesia di età imperiale è più o meno segnata da questo classico modello. Alcuni di questi poemetti sono probabilmente opere di autori poco illustri successivamente attribuite a Virgilio.

Le Dirae o "maledizioni" sono poesia "di invettiva", sul genere dell'Ibis ovidiana. Questa tenue operetta in esametri sembra costituire una variazione sul tema delle confische dei campi che era popolare come soggetto letterario, a causa delle Bucoliche virgiliane. Alle Dirae i manoscritti fanno seguire un lamento d'amore pastorale, dedicato a una donna di nome Lydia, che è nominata anche nelle Dirae. I due componimenti sono accostabili per il loro sfondo bucolico. I due carmi composti non oltre l'età augustea, sono una prima testimonianza del filone bucolico post-virgiliano più tardi ripreso ai tempi di Nerone.

Il Cataleptòn è, come dice il nome ("alla spicciolata" o "scelta spicciola"), un "contenitore" di piccoli testi. Il titolo è attestato già nella poesia greca di età alessandrina. I quindici componimenti della raccolta sono di origine diversa, oltre che di vario tema e metro, alcuni sono uniti solo dal fatto che si presentano esplicitamente come opere virgiliane. Fra questi carmi, un paio sono componimenti d'occasione che potrebbero veramente essere del giovane Virgilio, tuttavia, anche l'iniziativa di un falsario non è da escludersi. Si tratta in ogni caso di testi di modesto valore poetico.

Il Culex è un epillio, concepito come una parodia, dell'epica più seria. L'attribuzione del carme a Virgilio giovane è assai antica e diffusa. L’epillio, era stato introdotto a Roma dai neoteroi, e fu ripreso sotto Tiberio e poi sotto Nerone.

Le Elegiae in Maecenatem sono un testo di notevole interesse storico-culturale, poiché rievocano la morte e la personalità del più influente consigliere politico e letterario di Augusto, Mecenate. Queste due operette elegiache sono senz'altro composte in un periodo non lontano dalla morte dell'illustre personaggio (8 AC), quando Virgilio, che alcuni codici danno come autore, era morto ormai da undici anni.


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