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Apuleio

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Lucio Apuleio (o Apuleio da Madaura, o ancora - secondo alcuni codici Lucius Apuleio - ca. 123 – ca. 180) è stato uno scrittore latino ed un filosofo platonico. Nacque a Madaura, in Numidia (l'attuale Algeria) da famiglia agiata e studiò prima a Cartagine e poi ad Atene, dove approfondì i propri interessi filosofici. Visse per qualche tempo a Roma e viaggiò più volte in Oriente, tenendo conferenze di grande successo. Di nuovo in Africa nel 155-156, durante un viaggio verso Alessandria fece tappa a Oea (l'odierna Tripoli), dove incontrò Ponziano, compagno degli studi ateniesi, e ne sposò la madre, la ricca vedova Pudentilla.

Nel 158, a Sabrata, a causa di tale matrimonio, Apuleio dovette subire un processo intentatogli dai parenti della moglie, sotto l'accusa di magia. L'Apològia è la versione successivamente rielaborata dell'orazione difensiva che Apuleio stesso pronunciò e che gli assicurò l'assoluzione (l’Apologia ed i Flòrida sono peraltro preziose fonti per ricostruire la biografia dello scrittore).

Apuleio trascorse a Cartagine come oratore celebre ed apprezzato gli ultimi anni della sua vita.

Table of contents
1 Le opere
2 I Flòrida
3 Lingua e stile

Le opere

  • Metamorphoseon libri, o Metamorfosi, romanzo in undici libri, noto fin dall'antichità anche con il titolo di Asinus aureus (L'asino d'oro), contenenti la favola su Amore e Psiche
  • L’ Apològia (nei codici il titolo è De magia)
  • I Flòrida, raccolta di ventitré brani oratori
  • I trattati filosofici:
    • De Platone et eius dogmate (in due libri), sintesi della fisica e dell'etica di Platone, di impianto manualistico, derivano probabilmente dalle elaborazioni dell'ambiente dei commentatori
    • De deo Socratis:è la più importante delle tre opere e costituisce la trattazione più precisa della dottrina dei dèmoni che sia pervenuta. L'impianto è tripartito: nella prima sezione esamina i mondi separati degli dei e degli uomini, la seconda parte esamina la posizione dei dèmoni nella gerarchia degli esseri razionali e la loro funzione di intermediari fra i due mondi (garantiscono un progetto provvidenziale); la terza parte è focalizzata sul dèmone di Socrate, la voce interiore che costringe il filosofo a proseguire la ricerca del vero. Lo stile d'effetto, appropriato al tono di una conferenza, dipinge un universo popolato da forze misteriose, estranee alla percezione sensibile e la cui opera solo il sapiente è in grado di cogliere.
    • De mundo: la scelta della materia si spiega con la tendenza del platonismo ad accogliere spunti aristotelici in grado di conciliare indagine naturalistica e interessi metafisico-teologici

Molte altre opere di Apuleio sono perdute; altre, tradizionalmente attribuite a lui, sono in realtà spurie.

La qualifica di filosofo platonico (così è definito in una dedica e in alcuni codici) era probabilmente la preferita di Apuleio che sulla rivendicazione della dignità di filosofo fondò la difesa dall'accusa di magia nel processo. In realtà Apuleio fu un esponente della seconda sofistica, che vide le esibizioni di retori famosi e la penetrazione massiccia dell'irrazionale nelle scelte religiose.

Apuleio condivise gli aspetti tipici di tale fenomeno culturale: la curiosità per il mondo della natura, l'inquietudine e l’interesse per l'occulto, l'iniziazione ai culti misterici e l’ attività di brillante conferenziere itinerante, virtuoso sia della lingua greca, sia della latina.

Le opere rimaste testimoniano la pluralità di interessi dello scrittore. La tradizione attribuisce ad Apuleio numerose opere, di cui alcune sicuramente spurie devono la loro attribuzione alla fama dello studioso, naturalista e medico. Restano soltanto i titoli di alcuni trattati di scienza naturale (De arboribus, De piscibus, De re rustica, Medicinalia, Astronomica, De musica). La restante produzione comprende i tre trattati De deo Socratis, De Platone et eius dogmate, De mundo.

I Flòrida

I Flòrida sono una raccolta di ventitrè brani di oratoria, su temi diversi e di diversa estensione, estratti dal testo di conferenze e di pubbliche letture, tenute da Apuleio in Africa, dopo il ritorno a Cartagine e documentano la raffinata tecnica di Apuleio e la sua attività di oratore itinerante negli anni 160-170. La lunga orazione che costituisce il testo dell' Apològia (o Apulei Platonici pro se de magia liber) è un'orazione giudiziaria, l'unica pervenuta di età imperiale. Essa riproduce, in forma letterariamente rielaborata, l'autodifesa di Apuleio relativa al processo per magia intentatogli dai parenti della moglie.

Ad Apuleio fu contestato il reato di magia, passibile anche della pena capitale. Lo scopo era di interdirgli l'accesso futuro all'eredità della moglie, ben più anziana di lui. Nonostante palesi rielaborazioni, il testo conservato dall'Apologia è fedele alle argomentazioni sviluppate in sede processuale. L'opera fornisce interessanti notizie biografiche. L'abilità di avvocato che Apuleio rivela nell'Apologia ha favorito l'accostamento a Cicerone, dal quale Apuleio mutua il tipo del periodare ed utilizza più di una volta interi passi, tuttavia, il discorso tende alla mescolanza di volgarismi, neologismi, arcaismi, poetismi. Quanto al contenuto, disinvoltamente l'oratore affronta e minimizza le ragioni dell’accusa, mettendole in ridicolo e non si cura di negare le proprie competenze proprio in materia di magia.

Lingua e stile

La lingua di Apuleio è un singolare e originalissimo impasto di tratti diversi. Vissuto in epoca di gusto arcaizzante, Apuleio non disdegna la parola obsoleta, ma la fa rientrare in una generale ricerca di letterarietà, che associandosi a una consolidata pratica oratoria, si traduce nella piena padronanza di registri diversi, variamente combinati. Di qui, la libertà assoluta nell'accostare arcaismi, neologismi, volgarismi, poetismi, lessico tecnico della scienza e dei mestieri: le parole sono evocative, appaiono come contornate di significati marginali, recuperano connotazioni implicite. Apuleio, buon conoscitore di letteratura, sembra avere a disposizione un lessico letterario specializzato, raccolto e organizzato attorno ad alcune situazioni-tipo e modellato sui classici (Ennio, Virgilio, ecc.).

È come se Apuleio conoscesse repertori consolidati per descrivere scene di lutto, quadri di eroismo, effusione di passioni e stati d'animo: a questi fa volentieri ricorso, con la sua retorica abilità a comporre pezzi su un tema specifico, ricombinando in modo nuovo e personale il materiale desunto dalla tradizione, e rinnovandolo grazie ai frequenti neologismi. Questo procedimento, che crea nel romanzo varie scene «di genere», si basa sulla sovrabbondanza dei tratti per rendere immediatamente percepibile il registro cercato: in ciò sta soprattutto l'impressione di stilizzazione che la lingua di Apuleio dà al lettore. Alla qualità altamente retorica del lessico fa riscontro la struttura del periodo e della frase, in cui assonanze, accumuli di sinonimi, ricercate uniformità ritmiche, conferiscono al discorso un andamento particolarissimo, teso a sfaccettare il concetto sino ai limiti del possibile.

Guaritore, filosofo, mago, Apuleio esercitò un comprensibile fascino sull'ultimo paganesimo e sulla cultura medioevale. La fortuna e l'influenza notevole, di Apuleio sulla letteratura europea sono legate al romanzo, la cui diffusione si deve al ritrovamento del codice che ne contiene il testo da parte del Boccaccio, il quale ne fece una trascrizione (lo stesso codice contiene anche l’ Apològia ed i Florida) Da allora, il romanzo fu ovunque letto e apprezzato. Fu tradotto dal Boiardo ed esercitò una notevole influenza sulla nascita del genere picaresco in Spagna e fornì temi e spunti per la novellistica europea.

(Vedi: Portale Filosofia | Progetto Filosofia)


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