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Ducato di Castro

Il Ducato di Castro

La posizione geografica

Il Ducato di Castro si estendeva dal Mar Tirreno al Lago di Bolsena, in quella striscia di terra delimitata dal fiume Marta e dal fiume Fiora, risalendo fino all'affluente Olpeta e al Lago di Mezzano, di cui l'Olpeta è emissario. Castro ne era la capitale.

Cenni storici

La costituzione del Ducato di Castro avvenne nel 1537, ma già dieci anni prima, nel 1527, Pier Luigi Farnese aveva occupato Castro. Numerosi sforzi vennero compiuti dai Farnese per realizzare uno Stato moderno, fortificato, con una propria zecca. Gli interessi legati all'importanza strategica del territorio del Ducato all'interno dello Stato della Chiesa portarono ben presto ad un giro di vite da parte di Roma nei confronti dei Farnese, soprattutto a causa della disastrosa situazione debitoria. Le scaramucce e la prima vera e propria guerra che ne seguì nell'ottobre del 1641, con la successiva pace e restituzione di Castro ai Farnese, furono soltanto il prologo ai fatti degli anni successivi.

La distruzione

Il 17 aprile 1648 Innocenzo X nomina vescovo Cristoforo Giarda e lo destina al governo di Castro. Ranuccio Farnese gli vieta l'ingresso in Castro fino ad un avvenuto "accomodamento" con Roma. Passa quasi un anno e nemmeno la corrispondenza epistolare riesce a sbloccare la situazione, tanto che il vescovo Giarda decide di recarsi a Castro. Il 18 marzo del 1649, vicino
Monterosi, l'agguato, portato a termine da Capitan Ranuccio Zambini da Gradoli e Capitan Domenico Cocchi da Valentano. All'inizio del 1985, lo storico Romualdo Luzi pubblicò sulla prestigiosa rivista Barnabiti Studi l'inedito «Giornale» dell'Assedio, presa e demolizione di Castro (1649) dopo l'assassinio del Vescovo barnabita Mons. Cristoforo Giarda. Il manoscritto completava con informazioni preziose e con tutta evidenza di prima mano, le notizie spesso scarne relative a quel terribile anno per la Maremma Laziale. La cronaca, che inizia il 1° giugno e termina il 3 dicembre, rende conto di ogni dettaglio della demolizione, avvenuta "facendo inventario" e trasportando "a Civitavecchia l'artiglieria et ogni altra monitione di Castro"; "si conobbe poi anco in Roma che la demolitione era opera maggiore di quella che i Consultori di figuravano".

Qui fu Castro

Il Memoriale mandato dall'Em. Card. Barberini alla Santità di N.S. Papa Innocenzo X fa menzione di tale iscrizione. "vi fu seminato il sale e alzata una piramide che dice «Qui fu Castro»". In realtà non si è mai trovata traccia di quella scritta, l'unico manufatto è poca distanza dalle rovine di Castro è il Santuario del Crocifisso, meta a tutt'oggi dei rituali pellegrinaggi degli abitanti dell'Alta Tuscia, discendenti dei cittadini del distrutto Stato di Castro.

Bibliografia

  • Romualdo Luzi, L'inedito..., cit., Roma 1985.
  • George Dennis, The Cities and Cemeteries of Etruria, Londra 1848.
  • Alfio Cavoli, La Cartagine della Maremma, Roma 1990.

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