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Storia di Firenze

La storia conosciuta di Firenze comincia nel 59 AC, con la fondazione di un villaggio ("Florentia") per ex-soldati romani. Sede di una diocesi a partire dal IV secolo, la città passò attraverso periodi di dominazione Bizantina, Ostrogota, Lombarda e Franca, durante i quali la popolazione a volte scese fino ad appena 1000 persone.

A partire dal X secolo la città si sviluppò, e dal 1115 si rese un Comune autonomo. L'evoluzione che portò Firenze ad assumere la forma comunale iniziò nel XII secolo, quando l’ingente crescita urbana rese necessaria, nel 1172, la costruzione di nuove mura per inglobare i nuovi sobborghi sorti sulla sinistra dell'Arno. Le cariche comunali furono, inizialmente, appannaggio della nobiltà, cui si affiancò ben presto la borghesia emergente. L'autorità vescovile appoggiò i primi consoli, eletti nel 1138, nel 1193 si passò all'autorità podestarile. Nel 1207 si ricorse a un podestà forestiero che garantisse una maggiore imparzialità nella lotta tra le fazioni che incominciava a turbare la pace cittadina, in particolare quella tra i guelfi dominanti e i ghibellini. Questi ultimi ebbero un breve periodo di predominio grazie all'appoggio esterno dell'imperatore Federico II, ma alla sua morte (1250) il potere tornò saldamente nelle mani dei guelfi.

Nello stesso tempo crebbe l'influenza delle compagnie delle Arti (cioè delle associazioni professionali) che diedero vita al "governo di primo popolo", più democratico, con a capo un capitano del popolo forestiero. Un ritorno al potere dei ghibellini, dovuto all’intervento del re di Sicilia Manfredi, figlio naturale di Federico II, si concluse con la cacciata dei guelfi dalla città. Dopo il ritorno dei guelfi aumentò ulteriormente l'importanza politica delle compagnie delle Arti, e si costituì un governo del "secondo popolo", con due podestà forestieri. Nel 1282, fu istituita una nuova magistratura, il priorato, il governo della città passò definitivamente nelle mani della borghesia mercantile e bancaria, che esercitava il potere attraverso i priori delle Arti (3 poi 12). Nel 1293, gli "Ordinamenti di giustizia" attribuiti a Giano della Bella diedero alla città una costituzione basata sulle organizzazioni artigiane (si stabiliva tra l'altro che i Grandi, vale a dire i membri delle famiglie nobili, non potessero accedere alla carica di priore, e trentasette famiglie nobili erano escluse da ogni carica). Il potere era assicurato all'oligarchia delle sette Arti maggiori.

Alla crescita economica di Firenze corrispose una crescente influenza in politica estera, una espansione del territorio controllato, ma anche una crescente complessità della politica interna. Questa conflittualità politica interna non impedì alla città di svilupparsi fino a diventare una delle più potenti e prospere in Europa, assistita dalla sua propria valuta in oro, il fiorino (introdotto nel 1252), dall'eclisse della sua rivale Pisa (sconfitta da Genova nel 1284 e conquistata da Firenze nel 1406), e dalla sua potenza mercantile risultante da una costituzione anti-aristocratica (1293).

Un ulteriore motivo di tensione fu rappresentato dalla scissione del partito guelfo nelle due fazioni dei "neri" (più legati al papato e sostenuti dall'élite mercantile e finanziaria) e dei "bianchi" (moderati). Il periodo di disordini si concluse con la cacciata dei bianchi (tra cui Dante Alighieri). L'oligarchia mercantile, che però doveva contrastare l'opposizione sia dei nobili sia delle altre Arti, le 5 «mediane» e le 9 «minori», il cui malcontento cresceva, mentre si acuiva il contrasto fra "popolo grasso" e "popolo minuto". Il XIV secolo fu per Firenze un periodo, di crisi economica (nel contesto della più generale crisi europea), di alternanze di potere, di tumulti ad opera del "popolo minuto" (notissimo il tumulto dei Ciompi del 1378, duramente represso). In questa situazione si fece strada la tendenza a forme di governo più autoritarie e più ristrette, e già durante quel secolo ci furono periodi in cui fece la sua comparsa la signoria forestiera. Dopo la repressione dei Ciompi, il potere politico tornò in mano ad un ristretto numero di famiglie di banchieri, tra cui la famiglia Albizi (governo oligarchico 1382-1434) che cercarono di evitare che Firenze si trasformasse in una signoria. I tempi erano maturi per il tramonto della forma più propriamente comunale e per il passaggio alla forma signorile. Questo passaggio fu graduale e culminò, nel XV secolo, nella signoria "di fatto" di Cosimo de' Medici.

Durante il periodo del governo oligarchico Firenze sviluppò una fiorente economia ed in politica estera appoggiò Venezia contro i Visconti. Nel 1405 occupò Pisa. Il popolo, escluso dal governo, tentò varie volte di abbattere l’oligarchia, finché si alleò alla famiglia Medici. Nel 1433 Cosimo, capo della famiglia dei Medici fu esiliato, l’anno seguente però, i suoi sostenitori ottennero il priorato e Cosimo fu richiamato a Firenze. Il suo ritorno segnò la fine del governo oligarchico e l’inizio della Signoria dei Medici. Cosimo de’Medici (1434-1464) conservò le forme esteriori della repubblica, però ottenne dal popolo la "balìa degli squittìni", vale a dire il potere di decidere i nomi dei candidati agli uffici del Comune. In tal modo Cosimo continuò ad essere, ufficialmente, un privato cittadino, pur governando, di fatto, Firenze. Con sapienti alleanze, Cosimo riuscì ad evitare il predominio di Milano o di Venezia nell’Italia settentrionale ed a consolidare il dominio di Firenze in Toscana.

Lorenzo il Magnifico, nipote di Cosimo, fu il più grande principe del Rinascimento. Egli continuò la politica di Cosimo, esercitando la Signoria senza eliminare le istituzioni repubblicane, bensì controllandole, in politica estera mantenne l’alleanza con Milano ed il difficile equilibrio diplomatico fra gli stati italiani. Nel 1478 fu ordita una congiura (Congiura dei Pazzi) contro Lorenzo, nella quale perse la vita suo fratello Giuliano, il popolo insorse in favore di Lorenzo e fece giustizia sommaria dei congiurati. Il papa che aveva appoggiato i congiurati (tra i quali c’era un suo nipote) lanciò l’interdetto sulla città. Lorenzo riuscì però a togliere al papa l’appoggio del re di Napoli ed il papa dovette levare l’interdetto. L’abilità diplomatica di Lorenzo de’ Medici realizzò un lungo periodo di pace in Italia.

Piero de' Medici, figlio di Lorenzo, fu cacciato da Firenze a causa della sua arrendevolezza verso Carlo VIII. I fiorentini restaurarono la repubblica e si rivolsero a Gerolamo Savonarola, un domenicano che aveva un forte ascendente sul popolo per la sua fama di predicatore, per la sua lotta alla corruzione e per le sue supposte doti di profeta. Savonarola avviò in Firenze una duplice riforma: religiosa, contro la corruzione della società e della Chiesa, e politica contro la Signoria dei Medici, tentando di instaurare una repubblica oligarchica e teocratica. Ambedue le riforme fallirono, sia per l’opposizione dei partiti politici: Palleschi (sostenitori dei Medici), Arrabbiati (repubblicani laici), Bianchi e Compagnacci (indifferenti in religione ed in politica) e Piagnoni (sostenitori del Savonarola); sia per la reazione di Papa Alessandro VI, che proibì al Savonarola la predicazione e, poiché costui non obbedì, lo scomunicò, minacciando l’interdetto a Firenze (1497). Il Savonarola ed altri due domenicani furono arrestati e, dopo un lungo processo alla presenza degli inviati del papa, i tre furono impiccati e bruciati (23 maggio 1498). Prima di morire il Savonarola lasciò un trattato sul governo di Firenze, nelle cui parole si ritrovano spesso argomenti che saranno oggetto di controversie religiose dei secoli seguenti.

Un altro personaggio di acutezza inusuale fu Niccolò Machiavelli, le cui indicazioni per il governo di Firenze da parte di una figura forte sono spesso lette come una legittimizzazione delle delle tortuosità e anche degli abusi dei politici. I fiorentini buttarono fuori i Medici per una seconda volta e ristabilirono una repubblica il 16 Maggio 1527.

Rimessi al loro posto per due volte, col supporto sia dell'Imperatore che del Papa, i Medici diventarono nel 1537 duchi ereditari di Firenze, e nel 1569 granduchi di Toscana, regnando per due secoli.

L'estinzione della dinastia dei Medici e l'ascensione nel 1737 di Francis Stephen, duca di Lorraine e marito di Maria Teresa d'Austria, portò all'inclusione della Toscana nei territori della corona austriaca. Il regno degli austriaci finì per mano della Francia e del regno di Sardegna e Piemonte nel 1859, e la Toscna diventò una provincia nel Regno d'Italia unito nel 1861.

Firenze prese il posto di Torino come capitale d'Italia nel 1865, ospitando il primo parlamento della nazione, ma la capitale fu trasferita a Roma sei anni dopo, quando questa fu annessa al regno. Nel XIX secolo la popolazione di Firenze raddoppiò, e triplicò nel XX con la crescita del turismo, del commercio, dei servizi finanziari e dell'industria. Durante la Seconda guerra mondiale la città fu occupata per un anno dai Tedeschi (1943-1944). Nel Novembre 1966 gran parte del centro fu alluvionato dall'Arno, danneggiando molti tesori d'arte.


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