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Vita scritta da esso (Alfieri)

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La Vita scritta da esso è l'autobiografia di Vittorio Alfieri, iniziata nel 1790, nelle intenzioni dell’autore doveva essere ripartita in cinque parti:
  • puerizia (vegetazione 1749-1758)
  • adolescenza (ineducazione 1758-1766)
  • giovinezza (viaggi e dissolutezze 1766-1774)
  • virilità (composizioni, traduzioni, studi 1774-1803)
  • vecchiaia.

La morte impedì all’autore la stesura dell’ultima parte. Appunti, note, schemi furono scritti in periodi diversi, anteriormente alla stesura dell’opera che fu assai meditata. La Vita non è una confessione, bensì un racconto di stampo plutarchiano, che non nasconde debolezze ed errori e lascia emergere gli ideali, mentre il ripiegamento intimistico prelude al romanticismo. La lingua è vivace, con frequenti improprietà linguistiche, legate al parlato e ricca di parole di nuovo conio (alfierismi). Con tale opera Alfieri vuole fornire ai posteri la chiave per decifrare la sua personalità e la sua opera, inoltre pensa di contribuire con una scrupolosa analisi di se stesso allo studio illuministico “dell’uomo in genereâ€.

Nella biografia il senso dell’eroico, tipico dell’Alfieri e derivato da Plutarco, prevale sugli interessi scientifici, documentari, didascalici. Alfieri si rappresenta come eroe della libertà, carattere forte, sdegnoso, insofferente delle limitazioni, indomito e letterato per vocazione (la vocazione alla poesia è perseguita ed attuata nelle opere, soprattutto nelle tragedie). La Vita è un ritratto ideale, consapevolmente stilizzato, della figura e dell’attività letteraria dell’autore, il quale ha sempre presente il modello del libero uomo –scrittore al quale cerca dia adeguare la propria immagine accentuando gli aspetti energici, sentimentali, nobili del proprio carattere mentre mostra riprovazione ed ironia per gli aspetti negativi. Dalla Vita, scaturisce l’immagine di un “eroe tragico†simile a quelli delle sue tragedie. La cosciente esagerazione sconfina, a volte, nella retorica dell’eroico, anche se il ritratto che emerge è coerente nel suo sviluppo psicologico ed artistico. La vita è, quindi, un autoritratto, non una cronaca minuziosa della vita reale ed ha, pertanto, valore ideologico e di poetica a causa del suo preminente significato letterario. Mancano il compiacimento per l’episodio, il racconto di fatti curiosi o singolari, la delineazione di figure (presenti invece nei mémoires di Goldoni). In Alfieri l’episodio ha sempre funzione di testimonianza, d’esempio del temperamento dell’autore ed i personaggi menzionati o ricordati servono a mostrare o a giustificare la reazioni di Alfieri, il quale appare sempre solo. La Vita ha un forte afflato etico, rievocativo, narrativo, ma sempre critico. Alfieri sottopone se stesso e la sua opera ad un rigoroso giudizio morale. Come nelle tragedie domina il conflitto fra protagonista ed antagonista, così, nella Vita, Alfieri lotta con il mondo. Spesso emerge la logica, lo spirito ed il linguaggio delle tragedie. Alfieri è solo come i protagonisti delle sue tragedie e, come nelle tragedie il paesaggio è assente, nella Vita l’ambiente ha scarsa importanza.

Il linguaggio è rapido, incisivo, duro, antimusicale, ricco di superlativi, toni accesi, eroici, modi a volte discorsivi ed “alfierismi†(parole di nuovo conio) usati però con maggiore discrezione che nel Misogallo, nelle satire o nelle commedie.

Della Vita esiste una stesura antecedente a quella del 1790, importante per il confronto tematico, linguistico, stilistico. La seconda stesura riprende la connotazione precedente ampliandola. È più efficace sul piano stilistico e le autocensure fanno risaltare â€l’uomo nuovo†che, con ferrea volontà e rigida disciplina, ha eliminato i propri lati negativi, divenendo eroe, uomo e scrittore libero. Nell’opera Alfieri si propone come esempio, l’accento è posto sull’uomo – eroe (ossia l’uomo che, progressivamente, si eleva ad eroe). È presente una maggiore umanità e finezza psicologica, l’ironia a volte è bonaria, altre volte è impietosa. Si rileva un maggior spazio dato all’elemento paesaggistico (nella prima versione Alfieri sembra guardare senza vedere, nella seconda lo sguardo si concentra in osservazioni rapide ed efficaci). L’aggettivazione è più abbondante con la presenza di termini colloquiali, familiari affettuosi.

Vita
Prima stesura Seconda stesura (1790)
È più breve Riprende la connotazione precedente ampliandola
Gli episodi sono narrati in maniera sommaria, approssimativa È più efficace sul piano stilistico letterario
Mancano le note paesistiche (Alfieri sembra guardare senza vedere) Maggior spazio dato all’elemento paesaggistico (lo sguardo si concentra in osservazioni rapide ed efficaci).
Alfieri si limita a tratteggiare la propria figura con tratti energici, virili, eroici. Le autocensure fanno risaltare â€l’uomo nuovo†che, con ferrea volontà e rigida disciplina, ha eliminato i propri lati negativi, divenendo eroe, uomo e scrittore libero. Nell’opera Alfieri si propone come esempio e pone l’acento sull’uomo – eroe, ossia l’uomo che, perfezionandosi, si eleva ad eroe.
Aggettivazione contenuta. L’aggettivazione è più abbondante con la presenza di termini colloquiali, familiari affettuosi l’ironia a volte è bonaria, altre volte è impietosa.


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