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Albert Camus

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"Non essere amati è una semplice sfortuna; la vera disgrazia è non amare" - (A.Camus)

Albert Camus (7 novembre, 1913 - 4 gennaio, 1960) è un autore francese difficilmente catalogabile in uno o più correnti letterarie; il suo lavoro è sempre teso alla ricerca di un profondo legame fra gli esseri umani in grado di renderli consapevoli dell'assurdo di certe manifestazioni volte a recidere il legame stesso, come ad esempio la guerra e le divisioni di pensiero in generale. L'unico scopo del combattere rimane, quindi, per Camus combattere contro le ingiustizie e le espressioni di poca umanità, come la pena di morte: una battaglia che gli farà vincere nel 1957 il Premio Nobel per la Letteratura.

Vita e pensiero

Nato in Algeria a Mondovi, suo padre, che lavorava come fornitore di uva per un vinaio locale, muore giovanissimo nella battaglia della Marna durante la prima guerra mondiale per servire un paese che non era suo, come lo stesso Camus annota nel suo ultimo libro Le premier homme rimasto incompiuto a causa della prematura scomparsa. Rimane allora con sua madre e sua nonna, quest'ultima rivestirà un ruolo molto importante nell'educazione di Albert a causa della severità e dell'accentramento dei poteri familiari, (la madre è come se non avesse avuto mai parte nella crescita del figlio). Camus brilla sin da giovane negli studi e spinto dal suo professore-amico Jean Grenier, al quale rimarrà devoto per tutta la vita, vince una borsa di studio per la prestigiosa università di Algeri. Purtroppo la tubercolosi che lo colpisce giovanissimo gli impedisce di frequentare i corsi e di continuare a giocare a calcio, sport nel quale eccelleva come portiere. Finisce così gli studi da privatista e si laurea in filosofia nel 1936.

Nel 1934 si iscrive al partito comunista più in risposta alla guerra civile spagnola che per un reale interesse alle teorie di Marx e compagni, questo atteggiamento distaccato nei confronti dell'idea comunista lo portò spesso al centro di discussioni con i colleghi e lo rese oggetto di critiche fino al punto di distaccarsi completamente dalle azioni del partito, considerate "di parte" e quindi non adatte ad un discorso di unità delle genti. Tutto questo portò Camus alla rottura dei rapporti con Jean Paul Sartre, con il quale intrecciò numerose collaborazioni sin dal secondo dopoguerra, e quindi anche ad uscire dalla categoria degli esistenzialisti, categoria alla quale molti critici lo avevano relegato ma alla quale egli si rifiutò sempre di appartenere come si evince chiaramente dalla sua corrispondenza privata con colleghi ed amici.

Il primo matrimonio di Camus con Simone Hie nel 1934 finisce presto a causa del di lei uso di narcotici e la vita coniugale dell'autore riprende tranquillamente con Francine Fauré sei anni dopo. La vita professionale lo vede spesso impegnato all'interno di redazioni di giornale, un primo lavoro per un quotidiano locale algerino finisce presto a causa di un articolo contro il governo che si adopererà poi per non far trovare occupazione al giornalista Camus in Algeria. Si sposta così in Francia dove collabora per Paris-Soir insieme al collega Pascal Pia, sono gli anni dell'occupazione nazista e Camus, dapprima da osservatore e poi da attivista, cerca di contrastare la presenza tedesca ritenendola atroce.

Negli anni della resistenza si affilia alla cellula partigiana Combat per la quale curerà numerosi articoli per l'omonimo giornale. Finita la guerra, il suo impegno civile rimane costante e non si piega di fronte a nessuna ideologia, criticando tutto quello che poteva allontanare l'uomo dalla sua dignità: lascia il posto all'UNESCO a causa dell'entrata nell'ONU della Spagna franchista così come si leva tra i pochi contro i metodi brutali del Soviet di reprimere uno sciopero nella Berlino est. Camus analizza l'assurdo dell'uomo come condizione alienante e reale, ma non come necessità o unica via, una sorta di diagnosi per la quale serve una cura repentina che solo attraverso la collettiva presa di coscienza di questo stato di cose potrebbe essere risolta.

La strada è combattere contro l'assurdo, far fronte alla Peste da uomini uniti, con tutte le proprie forze e rimanere sempre vigili in attesa che torni ad inviare i suoi ratti. Ma tutto questo deve fare i conti con lo stato personale di attività e con i propri limiti: l'artista (così come l'uomo comune) è sempre in bilico fra solidarietà e solitarietà (Solidaire ou solitarie), e spesso si trova di fronte a situazioni che avrebbe potuto evitare se avesse approfittato di un'occasione passata (vedi La chute).

(Vedi: Portale Filosofia | Progetto Filosofia)

 


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