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Svetonio

Gaio Svetonio Tranquillo (70 – 122).

Gaio Svetonio Tranquillo nacque verso il 70 DC, da una famiglia di rango equestre di modesta condizione (non si conosce il luogo di nascita). Si dedicò all'attività forense, in seguito, agli studi eruditi ed infine, grazie alla protezione di personaggi influenti, tra i quali Plinio il Giovane, entrò a corte in qualità di funzionario e fu preposto, da Traiano ([[98]-117) alla cura delle biblioteche pubbliche. Sotto Adriano (117-138), fu addetto all'archivio imperiale e alla corrispondenza del principe (incarico decisivo per le sue ricerche). La sua brillante carriera burocratica si interruppe bruscamente nel 122, quando cadde in disgrazia insieme a Setticio Claro, prefetto del pretorio e suo protettore. Dopo la destituzione e l'allontanamento da corte si perdono le sue tracce; non si conosce la data di morte.

Opere

La biografia era un genere letterario di tradizione greca che, a Roma, era stato praticato soprattutto da Varrone (116 AC-27 AC) nelle Imagines e da Cornelio Nepote (100 AC-27 AC) nel De viris illustribus. Il lessico della Suda (X secolo), elenca diversi titoli di opere erudite in greco e in latino, (gli argomenti sono svariati). Prata, o Pratum, era forse un'opera di carattere enciclopedico, suddivisa in diverse sezioni in base agli argomenti trattati; però il titolo potrebbe designare invece l'intera produzione antiquario-erudita indicata dal lessico della Suda. De viris illustribus si intitolava una raccolta di biografie di letterati suddivisa per generi (poeti, oratori, storici, filosofi, grammatici e retori), resta solo la sezione, De grammaticis et rhetoribus, mutila nella parte finale. Delle altre sezioni resta solo del materiale sparso pervenuto per tradizione indiretta: dal De poetis, soprattutto, derivano le Vitae di alcuni poeti come Terenzio, Virgilio, Orazio, Lucano, non si sa se e quanto rielaborate dai compilatori.

De vita Caesarum, è una raccolta di dodici biografie (da Giulio Cesare a Domiziano). L'opera è completa, fatta eccezione per i capitoli introduttivi della prima biografia e la dedica dell'opera a Setticio.

Varrone e Nepote avevano tracciato i profili di personaggi famosi, divisi per categorie (statisti, generali, artisti, scrittori, ecc.) su tale schema Svetonio modellò il proprio De viris illustribus. I concisi ritratti di grammatici e retori delineati da Svetonio forniscono sintetiche informazioni su origini e luogo di nascita, sull'insegnamento esercitato, sugli interessi principali e le opere composte, sul carattere (spesso mediante aneddoti). Uno schema non dissimile è alla base anche delle Vite dei Cesari. Le biografie iniziano infatti con notizie relative a famiglia, luogo, data e cronologicamente Svetonio narra nascita, adolescenza ed avvento al potere del principe, poi interrompe l'ordinamento cronologico per far luogo a una descrizione sincronica dei vari aspetti della personalità dell'imperatore suddivisi per singole rubriche, suddivise da partizioni ulteriori. Il ritorno all'ordine cronologico, con il resoconto della morte e delle onoranze funebri tributate al principe, conclude le singole vite. L'aspetto più rilevante nell'organizzazione del materiale biografico è l'assenza di una disposizione cronologica che accompagni lo sviluppo della personalità analizzata. Svetonio, in un passo della Vita di Augusto spiega tale criterio espositivo che procede non per tempo ma per rubriche che trattano separatamente i vari aspetti della personalità del principe. Anziché illustrare le vicende nel loro complesso, seguendo un percorso lineare e unitario, il biografo privilegia i frammenti episodici ed un'analisi incentrata sul personaggio, sulla sua vita privata, sul suo carattere, inquadrando in apposite rubriche le sue virtutes e i suoi vitia, orientando il giudizio in senso moralistico. Plutarco, negli stessi anni di Svetonio, scrisse le Vite parallele seguendo la cronologia degli eventi narrati per illustrare efficacemente la personalità di grandi uomini politici e statisti.

Svetonio, adottando il genere biografico, è consapevole che esso è il modello storiografico che meglio si adatta alla forma individualistica e personale del principato e che la biografia dei singoli imperatori è la più adatta a fungere da criterio di periodizzazione per la storia dell'impero. Dalla rinuncia al tradizionale schema annalistico (narrazione degli eventi anno dopo anno), collegato al succedersi delle magistrature repubblicane, risulta la realistica presa di coscienza del fatto che quelle magistrature, sono ormai fittizie e che solo la durata del regno di ogni singolo principe può scandire il succedersi di un periodo all'altro. La tradizione degli elogi funebri, che elencavano le imprese civili e militari e le benemerenze del defunto, ha forse influito sul modo in cui Svetonio seleziona e dispone il materiale. Le Res gestae di Augusto, con la rassegna delle cariche conferite al principe, dei donativi fatti allo stato, delle elargizioni al popolo, dei monumenti eretti, delle benemerenze acquisite, spiega l'influsso che tale tradizione eminentemente romana poteva esercitare sull'esposizione per species presente nelle Vite di Svetonio. Nella tendenza, a insistere sulla vita privata degli imperatori descrivendo (quasi pettegolezzi), eccessi e particolari futili o scandalistici (ciò ha alimentato la fortuna dell'opera), è presente la volontà dissacrante di fornire un ritratto completo del personaggio, illustrandone gli aspetti della vita sia pubblica sia privata, senza atteggiamenti encomiastici e senza rinunciare alla messe di notizie concrete fornite dagli archivi imperiali.

Quella di Svetonio è una storiografia minore rispetto a quella tacitiana, rispondente ai canoni della cultura storiografica aristocratica. Svetonio attinge a varie fonti (documenti archivistici, tradizione orale, libellistica satirica, storiografia, soprattutto quella di tradizione anticesarea) e delinea anche il destinatario, appartenente nell'ordine equestre al quale lo stesso Svetonio appartiene e che costituisce il punto di vista dal quale le vicende sono osservate e valutate. Un pubblico di funzionari e burocrati che apprezzava la registrazione, con scrupoloso spirito cancelleresco, del particolare curioso o del documento inedito e l'esposizione piana e ordinata per rubriche ben distinte, il linguaggio sobrio e asciutto, alieno da ricercatezze arcaizzanti e preziosismi moderni, colloquiale ma decoroso, la cui vivacità narrativa compensa la superficialità dell'analisi storica e psicologica. Senza assurgere al livello della grande storiografia, le Vite dei Cesari costituiscono tuttavia un documento eccezionalmente ricco di notizie e informazioni per la ricostruzione storica del primo periodo imperiale. Con Svetonio la biografia assunse una forma definitiva, che fu il modello delle biografie imperiali raccolte, nel IV secolo, sotto il titolo di Historia Augusta. Oltre alle Vite dei Cesari, anche il De viris illustribus fu ampiamente noto nella tarda antichità. San Girolamo lo prese a modello della sua opera omonima dedicata agli scrittori cristiani. La fortuna di Svetonio si protrasse per tutto il Medioevo fino all'Umanesimo (Petrarca si ispirò alle Vite dei Cesari per il suo De viris illustribus) e alle letterature moderne. Uguale fortuna ebbero, fino al V-VI secolo, le opere erudite di Svetonio. I compilatori tardi preferirono spesso trarre notizie storico-antiquarie da Svetonio, piuttosto che dalla monumentale e difficilmente consultabile produzione di Varrone. L'influsso di Svetonio su questi eruditi non è valutabile data la perdita degli originali svetoniani, ma fu certamente molto grande.


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