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Giosuč Carducci

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Giosuč Alessandro Michele Carducci (27 luglio 1835, Valdicastello, Pisa - 16 febbraio 1907, Bologna), poeta. Fu il primo italiano a ricevere il premio Nobel per la letteratura (1906).

Figlio di un medico condotto di idee mazziniane (era quindi repubblicano), nacque a Valdicastello, in Versilia poi il padre si trasferì con la famiglia a Bolgheri, in Maremma, il cui paesaggio č evocato in molte poesie. Dopo essersi laureato alla Scuola normale superiore di Pisa con una tesi sulla poesia cavalleresca (1856), nel 1859. sposò Elvira Menicucci, figlia di un fervente repubblicano. Insegnò al ginnasio di San Miniato, esperienza, questa, che confluì nelle autobiografiche Risorse di San Miniato (1863). L’interesse per la filologia lo indusse a fondare, nel 1859, la rivista Il Poliziano, che però ebbe vita breve. Carducci fu sospeso per tre anni dall'insegnamento a causa delle sue idee filorepubblicane. Dal 1860 al 1904, fu titolare della cattedra di eloquenza all'universitĂ  di Bologna. Fra il 1866 ed il 1877, Carducci fu tra i capi della corrente repubblicana democratica, avversò i moderati, i conservatori, il papato e la monarchia, alla quale però si riavvicinò verso la fine degli anni Settanta, sperando che il regno potesse portare una benefica stabilitĂ  all’Italia. L’intransigente disprezzo del Carducci per i contemporanei divenne meno intransigente per influenza dell’amata Lidia (Carolina Cristofori Piva 1871 – 1881, dopo i primi anni l’amore divenne amicizia). Nominato senatore nel 1890, sostenne il governo conservatore di Crispi.

La maggiore e migliore arte della seconda metĂ  dell’800 tese alla ricerca del vero, ma Carducci non appartenne mai alla scuola verista ed anzi, guardò ad essa con diffidenza, anche se i pittori realisti toscani, come Fattori, lo considerarono dei loro per la vibrante vena realistica che si estrinseca in rapidi cenni che evocano gli ampi paesaggi toscani. Compiuto il Risorgimento, la letteratura italiana conobbe un momento di stasi e si sviluppò un secondo romanticismo deteriore, languido, patetico, manierato, ben diverso da quello vigoroso del Manzoni. Infine si sviluppò, tra il 1860 ed il 1875, un terzo romanticismo, noto come “Scapigliatura milanese”, al quale aderirono alcuni giovani poeti che si ribellavano ad ogni disciplina artistica cercando l’originalitĂ  ad ogni costo. Il giovane Carducci avvertì la necessitĂ  di ridare dignitĂ  allo scrivere, agendo contro la rilassatezza, la sciatteria linguistica e stilistica, l’internazionalismo che spingeva alla pedissequa imitazione degli stranieri. Carducci osteggiò l’ormai esausto sentimentalismo romantico e lo stucchevole spiritualismo che caratterizzavano la poesia italiana coeva, propugnò un ritorno alle forme classiche e al naturalismo pagano e trasfuse nella sua aggressione al tardo romanticismo la propria avversione per ciò che tralignava dalla grande tradizione umanistica italiana. La sua opposizione ad ogni forma di romanticismo si palesa nelle Rime di San Miniato, schiettamente polemiche, nelle quali propugna l’imitazione dei classici greci e latini. L'antiromanticismo carducciano, che fu antimanzonismo, non si tradusse, tuttavia, nella formale ripresa di moduli e motivi classici, infatti Carducci coniuga una sensibilitĂ  romantica nella resa lirica di paesaggi interiori (memoria dell'infanzia in Davanti San Guido, San Martino, raccoglimento di Nevicata) con l'ideale di una missione civile del poeta che č il supremo "artiere" (suggestione dantesca) nell'arte di forgiare versi, e rapsodo, la cui parola travalica l’ambito letterario [poesie "impegnate", come l’Inno a Satana (1863), che suscitò scandalo per il suo radicale laicismo, l'Ode Alla Regina d'Italia (1878) e la rima A Vittore Hugo (1881)]. Romantica č, essenzialmente, la vena storica che concilia l’esigenza di concretezza con un tono sostenuto, che diviene epico nelle Odi Barbare ed in Rime e Ritmi.

L’opera carducciana č eloquente, passionale, tesa ad ammonire ed educare (anche il Romanticismo fu didascalico), a volte però, la rievocazione diviene eccessivamente erudita e “professorale”. Al classicismo si deve la struggente nostalgia per le etĂ  eroiche del passato che permea, le poesie "romane" delle Odi barbare o quelle che rievocano il mondo di un medioevo comunale. Dopo le Rime di San Miniato, il Carducci sembrò abbandonare l’ideale di compostezza classica e, tra il 1859 ed il 1860, compose alcune rime politiche, vere invettive, in forme frettolose ed approssimative (Inno a Satana). Le liriche che furono raccolte col titolo Juvenilia segnano un deciso ritorno all’arte di Foscolo, Monti, Alfieri, Petrarca, Dante. Le raccolte giovanili (Juvenilia, 1850-1857; Levia Gravia, 1857-1870) in cui il poeta sperimentò molte forme della tradizione lirica italiana, esprimono le concezioni laiche e repubblicane di Carducci. Nelle prime poesie di Levia Gravia, risalenti al 1861, non compaiono nuovi motivi rispetto alle Rime di San Miniato fino alle liriche scritte nel 1867, nelle quali hanno notevole svolgimento i temi etico – civili e l’elemento paesaggistico, che trovò poi la massima espressione nelle Rime nuove, nelle Odi barbare ed in Rime e ritmi. Nel 1871, comparvero i Decennalia (Poesie) riediti nel 1882, col titolo definitivo di Giambi ed epòdi (1882), raccolta che comprende anche componimenti giĂ  pubblicati nella raccolta Poesie (1871), prevalgono i toni polemici (giambi ed epodi erano i metri della satira greca, con tale titolo Carducci intende sottolineare lo spirito della raccolta). Le poesie civili di Levia Gravia e di Giambi ed epodi suscitarono scalpore, le liriche, tumultuose e passionali, esprimono l’insoddisfazione del poeta per la politica dei moderati, fustigano i cattivi costumi e le ipocrisie dei contemporanei, riprendono la polemica contro il potere temporale dei papi, sviluppano il tema del progresso, della ragione, della libertĂ  ai quali inneggia l’Inno a Satana. Tra il 1867 ed il 1882, si sviluppò la piů matura e poesia carducciana, le liriche migliori di tale periodo sono connotate da un raffinato e consapevole equilibrio stilistico e dalla ricchezza e varietĂ  di toni e motivi ispiratori. Gli slanci sentimentali ed i moti fantastici trovano una mirabile armonia realizzando il programma carducciano di conservare la tradizione, rinnovandola. I motivi ispiratori sono il ricordo e la confessione autobiografica, la storia e la nostalgia per i tempi eroici. In Carducci fu sempre viva la passione politica, egli fu la voce dei repubblicani che volevano Roma capitale, infine stanco di tante polemiche abbandonò la poesia civile ed il classicismo formale, accostandosi al vero della natura, e rifugiandosi nei ricordi dell’infanzia e negli affetti familiari. Da tale ripiegamento originò la raccolta Rime nuove (1861-1887) in cui Carducci alterna sapientemente l'ispirazione intima e privata e la poesia storica e politica. Nelle Rime nuove Carducci stabilisce un’ideale comunione con grandi artisti e momenti del passato, il secondo motivo della raccolta č quello lirico – naturalistico, che ispirò al poeta commosse descrizioni di paesaggi e momenti dell’anno o della giornata, alle quali si intrecciano reminiscenze culturali e meditazioni esistenziali. Il ricordo dei propri morti porta il poeta riflettere sulla morte, e da tale pensiero, per reazione, scaturisce l’amore per la vita e per la bellezza, anche la fede religiosa, fino ad allora soffocata dal livore anticlericale, pare risorgere, il motivo storico consente il recupero, nel passato, dei valori di Patria, di Italia, di dignitĂ  e di etica. Dalla contemplazione della terra italiana sorge il ricordo delle lotte di cui fu teatro e dalla poesia agreste scaturisce la poesia storica che non č mera celebrazione, bensì immagine viva del passato evocata dal paesaggio. Da tale concezione ha origine la poesia storico – epica delle ultime due raccolte del poeta maremmano. Le Odi barbare e Rime e Ritmi. Il tratto che contraddistingue le Odi barbare (1877-1893) č nella soluzione metrica adottata, con la quale Carducci cercò di riprodurre in versi italiani gli schemi metrici ed il ritmo dei versi latini, quantitativi, utilizzando i metri italiani accentuativi. Il termine “barbare” allude al fatto che la perdita della nozione della quantitĂ  delle sillabe avrebbe fatto suonare come barbare tali poesie all’orecchio degli antichi. Con la comparsa delle Odi barbare Carducci divenne il poeta piů autorevole dell’italia umbertina. Notevole fu l’influsso dell’opera del carducci sul primo D’Annunzio e l’importanza della sua lezione metrica nel Pascoli. Il titolo dell’ultima raccolta di versi, Rime e ritmi, indica l’avvicendarsi di metri tradizionali a quelli “barbari”. In Rime e ritmi (1887 - 1898) ricompaiono i motivi del paesaggio e della poesia storica, purtroppo il motivo storico č spesso svolto in maniera macchinosa e fredda, mentre quello paesaggistico č ormai cristallizzato in momenti di algida eleganza. Il rilievo delle immagini rifiuta il precedente energico realismo e la storia č vissuta come tristezza elegiaca e nostalgia di un mondo ormai scomparso ed il sereno, spontaneo classicismo del periodo migliore č ormai meramente formale. L’intera raccolta č pervasa da un mesto senso di distacco dalle cose e dal presente ed annuncia un malinconico esaurirsi della vena poetica.

Il classicismo di Carducci fu, in realtà, un lirico simbolo di ciò che, per il poeta, avrebbe dovuto essere la nascente Italia. Il mito e la storia classici sono spesso accostati a leggende e fatti medievali e questi ad avvenimenti e fatti contemporanei. Nella storia Carducci cerca la prefigurazione della vita italiana e, attraverso le gesta e le figure del passato, il poeta riprende gli errori dei contemporanei.

Cenni autobiografici emergono da quasi tutti gli scritti carducciani, però tre sono le fonti principali: le lettere che svelano relazioni ed affetti, i Ricordi d’infanzia e gli Appunti autobiografici della prima giovinezza, spesso semplici note personali, ed infine le prose, soprattutto le Confessioni delle battaglie, nelle quali, però, i dati autobiografici sono idealizzati dall’arte di chi parla di sĂ© al pubblico. La raccolta comprende scritti risalenti agli anni dal 1861 al 1901 ed č un itinerario artistico esistenziale che chiarisce i presupposti delle scelte artistiche del poeta. Di particolare rilievo č la prosa ça ira (1883) scritta in seguito alla polemica sorta dopo la pubblicazione dell’omonima raccolta di poesie, e nella quale affiora la polemica antiborghese. La prosa del Carducci č un sapido connubio di letteratura e parlato ed influenzò la prosa italiana che abbandonò la sciatteria di molti manzoniani, per una lingua piů sorvegliata nello stile e nel lessico.

Poetica

Reazione al tardo romanticismo (Prati, Aleardi) avversato anche dagli Scapigliati. Carducci: reazione con il ritorno ai classici, l’uso di una lingua dignitosamente letteraria, il ricordo di un eroico passato, rievocazione di Roma imperiale, etĂ  dei comuni, risorgimento, rivoluzione francese Scapigliati: ricerca innovativa, sconfessione dei valori tradizionali, ispirazione dai contemporanei europei (Baudelaire) Linguaggio elaborato, solenne, sonoro, ideale d’arte ispirata alla compostezza classica, motivi realistici, l’umanitĂ  di Carducci č integerrima e serena

Metrica: Carducci definì barbara una forma metrica tesa a riprodurre il suono e la misura dei versi latini nella poesia italiana, tentando di ricreare l’illusione dell’armonia degli antichi versi. Tale poesia suonerebbe barbara agli orecchi degli antichi, che non ritroverebbero il senso della quantità, per loro essenziale. Il Carducci riprodusse, quindi, con metri italiani, variamente combinati, i versi classici, quali suonano se letti con gli accenti grammaticali. I principali metri barbari del Carducci sono l’ode saffica (3 endecasillabi + un quinario), l’ode alcaica [due doppi quinari sdruccioli (terminano con una sdrucciola, ossia con una parola avente l’accento sulla terzultima sillaba) + un novenario piano + un endecasillabo piano (accento dell’ultima parola sulla penultima sillaba)], l’esametro (settenario + novenario), il pentametro (settenario + senario). Pascoli, allievo di Carducci, riprodusse secondo la metrica italiana il ritmo dei versi latini e greci letti metricamente.


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