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Risorgimento

Questo articolo č parte della
serie Storia d'Italia.
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Il Risorgimento č stato il periodo della storia d’Italia nel quale Savoia unificarono la penisola italiana, con l’annessione al Regno di Sardegna della Lombardia, di Venezia, del Regno delle Due Sicilie, del Ducato di Modena, del Granducato di Toscana, del Ducato di Parma e dello Stato della Chiesa.

La prima parte di questo processo terminò nel 1860 con la dichiarazione del Regno d'Italia; l’unificazione fu poi completata con l'annessione di Roma, capitale dello Stato della Chiesa, il 20 Settembre 1870.

Table of contents
1 Il contesto storico
2 I moti rivoluzionari
3 Prima guerra d’indipendenza
4 Seconda guerra d’indipendenza
5 Terza guerra d’indipendenza
6 Roma

Il contesto storico

Prima del periodo napoleonico, l’ideale di unità d’Italia era stato perso dopo la fine di Roma ed il frazionamento seguito nel periodo feudale e rinascimentale.

Le idee liberali nate con la Rivoluzione Francese e la crisi economica seguita alle invasioni straniere spinsero anche i rivoluzionari italiani a sviluppare un’idea di Patria e ad auspicare la nascita di uno stato nazionale analogamente a quanto avvenuto in altre potenze europee come Francia, Spagna e Gran Bretagna.

Elementi di spicco in questo processo furono Giuseppe Mazzini, elemento di spicco del movimento liberale repubblicano italiano ed europeo, Giuseppe Garibaldi, eroico combattente per la libertà in Europa ed in Sud America, Camillo Benso conte di Cavour, statista in grado di muoversi nel contesto politico europeo per permettere l’espansione del Regno di Sardegna, e Vittorio Emanuele II di Savoia, in grado di concretizzare il contesto favorevole con la costituzione del Regno d'Italia.

I moti rivoluzionari

Una delle prime manifestazioni delle aspirazioni liberali italiane fu la costituzione della società segreta dei Carbonari. Nel 1814 questa società organizzò dei moti rivoluzionari a Napoli fino alla presa della città nel 1820, prima della sconfitta da parte dell’Austria intervenuta per conto della Santa Alleanza tra Austria, Prussia e Russia.

Giuseppe Mazzini, nato a Genova nel 1805, divenne membro dei Carbonari nel 1830. La sua attività liberale lo portò a dover lasciare l’Italia nel 1831 per fuggire a Marsiglia, dove fondò la Giovine Italia, un movimento che raccoglieva le spinte patriottiche per la costituzione di uno stato unitario.

Giuseppe Garibaldi, nato a Nizza nel 1807, partecipò ai moti rivoluzionari in Piemonte del 1834, al seguito del fallimento dei quali fu costretto a fuggire in Sud America, dove partecipò ai moti rivoluzionari in Brasile ed Uruguay.

Prima guerra d’indipendenza

La prima guerra d’indipendenza fu dichiarata nel 1848 da Carlo Alberto di Savoia a capo di un’alleanza del Regno di Sardegna con altri stati italiani. Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini rientrarono in Italia per partecipare alla rivolta, ma la loro accoglienza da parte dei Savoia fu tiepida.

Dopo qualche successo iniziale, con le vittorie di Goito e Peschiera del Garda, il papa richiamò le sue truppe, seguito da altri stati. Anche il Regno delle Due Sicilie decise di ritirarsi, ma il generale Guglielmo Pepe si rifiutò di tornare a Napoli e raggiunse Venezia per partecipare alla sua difesa.

Nel 1849, il Granduca di Toscana Leopoldo II abbandona Firenze, che fu retta da un governo provvisorio. A Roma venne proclamata la Repubblica Romana, con Giuseppe Mazzini come uno dei triumviri; la città, difesa da Giuseppe Garibaldi, venne attaccata dalle truppe francesi, che la circondarono. Giuseppe Mazzini, fu di nuovo costretto all’esilio e nel 1850 trovando riparo a New York.

I piemontesi, rimasti soli, vennero sconfitti dall’Austria a Custoza e forzati ad accettare un armistizio col quale furono costretti ad abbandonare la Lombardia e ad accettare i confini precedenti alla guerra, come stabiliti nel 1815 dal Congresso di Vienna. Dopo l'armistizio, i milanesi tentarono una debole resistenza ma dovettero arrendersi alle truppe austriache. A seguito dell'armistizio, Carlo Alberto di Savoia abdicò, lasciando il trono al figlio Vittorio Emanuele II di Savoia. Anche la città di Venezia, che sotto la guida di Daniele Manin si era ribellata all'Austria nel 1848 proclamando la sua indipendenza, dopo una lunghissima resistenza, stremata dall'assedio austriaco, dalla fame e da un'epidemia di colera, dovette alla fine arrendersi, ponendo così fine alla prima guerra d'indipendenza.

Seconda guerra d’indipendenza

Camillo Benso conte di Cavour, primo ministro del Regno di Sardegna dal 1852, nel 1855 inviò un corpo di Bersaglieri in Crimea al fianco di Francia ed Inghilterra, guadagnandosi un posto tra le potenze d’Europa.

Il 1859 vide il ritorno in Italia di Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, al quale venne chiesto di organizzare un corpo di volontari, chiamato Cacciatori delle Alpi. Questi volontari batterono gli austriaci a Varese e Como.

Il successo dei piemontesi e dei francesi in Lombardia portò un nuovo impulso all’unità nazionale. Il Granduca di Toscana fuggì in Austria, il duca di Parma si rifugiò in Svizzera, il duca di Modena trovò rifugio nel campo austriaco. Bologna annullò la sua alleanza con lo Stato Pontificio proclamando l’unione al Regno di Sardegna, seguita da altri stati sotto il controllo della Chiesa.

Il risultato della guerra fu l’unione al Regno di Sardegna da parte di Lombardia, Toscana, Romagna, Parma e Modena tramite plebisciti. Per poter contare ancora sull’appoggio della Francia, però, i Savoia furono costretti a cedere ai francesi la Savoia e Nizza.

Nel Regno delle Due Sicilie di Francesco II i mercenari svizzeri vennero richiamati in patria, lasciando l’esercito di 150.000 uomini a dover contare solo sulle poco affidabili truppe locali. All’inizio di aprile del 1860 una rivolta a Messina e Palermo furono subito soppresse, ma furono il segnale della maturità per un intervento al sud.

Il 6 maggio 1860 Giuseppe Garibaldi salpò da Quarto con circa mille volontari (da cui il nome di Spedizione dei mille) e, dopo una sosta a Talamone, l’11 maggio sbarcarono vicino Marsala. Le forze a disposizione di Garibaldi si moltiplicarono rapidamente grazie all’adesione spontanea di numerosi volontari.

Rapidamente le forze garibaldine conquistarono la Sicilia per poi iniziare una marcia verso Roma nella quale incontrò una debolissima resistenza fino all’ingresso a Napoli il 7 settembre.

Nel frattempo due corpi piemontesi comandati da Fanti and Cialdini entravano da nord nello Stato Pontificio, scontrandosi con il generale Lamoriciere presso Ancona il 29 settembre. Il 9 ottobre il comando delle truppe piemontesi venne preso direttamente da Vittorio Emanuele II di Savoia.

Vittorio Emanuele II di Savoia e Giuseppe Garibaldi si incontrarono a Teano. Il re di Sardegna prese il comando delle truppe, mentre Garibaldi si ritirò a Caprera rifiutando qualsiasi riconoscimento per il suo contributo all’unità d’Italia.

Superata l’ultima resistenza di Francesco II, rifugiatosi nella fortezza di Gaeta senza nessun aiuto da parte delle altre potenze europee, l’unità d’Italia fu praticamente conclusa, lasciando fuori dal territorio sotto i Savoia solo Roma e Venezia.

Il 18 Febbraio 1861, Vittorio Emanuele II di Savoia riunì a Torino i deputati di tutti gli stati che riconobbero la sua autorità, assumendo il 17 marzo il titolo di Re d’Italia. L'Italia viene governata sulla base di una costituzione liberale, derivata da quella adottata nel Regno di Sardegna nel 1848.

Terza guerra d’indipendenza

L’esclusione di Venezia e Roma dall’unità d’Italia lasciò insoddisfatti i liberali itraliani, che non condividevano l’atteggiamento del governo italiano teso a non complicare i rapporti con le altre potenze europee. Nel 1862 Giuseppe Garibaldi partì da Genova con dei volontari per sbarcare a Palermo e tentare la liberazione di Roma, confidando sulla neutralità del re. Seguito da 2.000 volontari, s’imbarcò a Catania per sbarcare a Melito il 24 agosto e raggiungere l’Aspromonte. Il generale Cialdini, però, inviò una divisione comandata dal colonnello Pallavicino per fermare l’esercito di volontari. Nello scontro Giuseppe Garibaldi fu ferito, per poi essere dichiarato prigioniero insieme ai suoi seguaci. Dopo la guarigione, gli venne concesso di tornare alla sua residenza di Caprera.

Nel maggio 1865, la capitale del Regno d'Italia viene portata da Torino a Firenze. Venezia entra nel regno nel 1866, dopo un conflitto con l'Austria che vede il Regno d'Italia alleato con la Prussia.

Roma

I territori ancora sotto il controllo del Papa rimangono sotto la protezione delle truppe francesi che vengono attaccate nel 1870 dopo la caduta di Napoleone III. Dopo la breccia di Porta Pia del 20 settembre 1870 ed il plebiscito del 2 ottobre 1870 che sancisce l'annessione di Roma al Regno d'Italia, nel giugno del 1871 la capitale d'Italia viene portata a Roma.


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