Pagina iniziale | Navigazione |
Google

Eneide

Generi letterari
Autobiografia e Biografia | Poesia | Teatro | Fantascienza | Fantasy | Fantapolitica
Letteratura Epica, Mitica, Gotica, Horror, per ragazzi, Satirica, Western
Narrativa e Romanzo: Romanzo d'appendice, d'avventura, storico, giallo
Fumetto e Manga
La letteratura nel mondo
Letteratura bulgara, francese, giapponese, greca, inglese, italiana, latina, russa, tedesca, ungherese
Scrittori celebri | Poeti celebri | Scrittori e poeti italiani
L'Eneide č un poema epico in dodici libri scritto dal poeta latino Virgilio. Vi si narra la leggendaria avventura di Enea che, fuggito dalla cittĂ  di Ilio, si rifugerĂ  in Italia. Suo figlio Ascanio fonderĂ  Albalonga, da cui poi deriverĂ  la cittĂ  di Roma.

Si tratta di un poema di tipo encomiastico, dedicato cioč ad una persona (solitamente una persona potente che ha aiutato l'autore). In questo caso, il poema dedicato all'imperatore Augusto. Per scriverlo, Virgilio si č ispirato certamente ai poemi di Omero, l'Iliade e l'Odissea.

Un altro modo di interpretare l'Opera č quello di penetrarne il sub-testo. Per un esame della seconda scrittura virgiliana, si vedano le risorse web citate a fondo pagina.

Dopo le Georgiche

Con le Georgiche Virgilio aveva affinato la propria tecnica, affrontando un’opera di vasto respiro ed approfondendo la soggettività del proprio stile, che gli consente di narrare e di descrivere senza rinunciare alle emozioni. Il poeta era ormai pronto ad affrontare, con una sensibilità nuova, il poema epico. La nuova epica virgiliana, infatti, non si proponeva di continuare Ennio ma sostituirlo, perciò era inevitabile un confronto diretto con Omero.

L'intento dell'Eneide č duplice: imitare Omero e lodare Augusto cominciando dai suoi antenati.

I dodici libri sono concepiti come una risposta ai quarantotto libri dei due poemi omerici. L'Eneide (I-VI) racconta il viaggio di Enea da Cartagine alle sponde del Lazio, con una retrospettiva sulle vicende che avevano portato Enea da Troia a Cartagine. Con l'inizio del libro VII i Troiani sono giunti alla foce del Tevere, luogo assegnato dal Destino, e comincia la narrazione di una guerra che si conclude con la morte di Turno all'ultimo verso del libro XII. Perciò si usa parlare di una metà "odissiaca" dell'Eneide (I-VI) e di una metà "iliadica" (VII-XII). Si vuole alludere con questo ad una grande partizione strutturale, voluta dal poeta.

La scelta di fondo č chiara: L'Iliade narra le vicende che portano alla distruzione di una cittĂ ; l'Odissea narra, facendo seguito a questa guerra, il ritorno in patria di uno dei distruttori. Le due storie epiche, sono riprese da Virgilio in sequenza rovesciata: prima i viaggi, poi la guerra, ma questo fatto comporta un’inversione dei contenuti. Il viaggio di Enea non č un ritorno a casa come quello di Odisseo, bensì č un viaggio verso l'ignoto. La guerra di Enea non serve a distruggere una cittĂ , ma a costruire una cittĂ  nuova dalla quale avrĂ  origine Roma.

Questa complessa trasformazione dei modelli omerici non ha precedenti nella poesia antica (sembra però che il Bellum Poenicum di Nevio si ispirasse all'Odissea per il viaggio di Enea e all'Iliade per le narrazioni di guerra) L'Eneide č quindi una contaminazione dei due poemi omerici, ma č anche una continuazione di Omero, infatti, le imprese di Enea fanno seguito all'Iliade (il II libro di Virgilio racconta l'ultima notte di Troia, che nell'Iliade veniva solo profeticamente intravista) e si riallacciano all'Odissea (nel III libro Enea segue in parte la traccia delle avventure di Odisseo, affrontando pericoli che l'eroe greco ha giĂ  attraversato).

In questo senso, Virgilio riprende l'esperienza dell'epos ciclico: la catena di narrazioni epiche che "integravano" la poesia di Omero. L'Eneide racchiude in sĂ© anche una ripetizione di Omero: la guerra nel Lazio č quasi una "ripetizione" della guerra di Troia. All'inizio, i Troiani si trovano assediati, e vicini alla sconfitta: come se fossero condannati al loro destino, ma le sorti si ribaltano, i Troiani hanno la meglio ed Enea uccide il capo avversario, Turno, come Achille uccide Ettore: nella nuova Iliade i Troiani sono vincitori, ma la ripetizione č anche un superamento di Omero, infatti questa guerra, pur attraverso lutti e sofferenze, porta non alla distruzione, ma alla costruzione di una nuova realtĂ .

Enea riassume in sĂ© l'immagine di Achille vincitore e, quella di Odisseo che dopo tante prove ritrova la patria restaurando la pace. Il secondo proposito di Virgilio č di "lodare Augusto partendo dai suoi antenati". Il poema di Virgilio si distacca enormemente dal presente. Gli antichi ponevano un intervallo di circa quattro secoli fra la distruzione di Troia e la fondazione di Roma.

Gli eventi dell'Eneide sono trattati come "storici", ma non si tratta neppure di storia romana. I lettori romani di Virgilio si trovano immersi in un mondo "omerico", a una distanza leggendaria di piů di un millennio dal presente che hanno familiare. Tale spostamento permette a Virgilio di guardare il mondo di Augusto da lontano, ma l'Eneide č attraversata da scorci profetici che conferiscono alla storia un orientamento "augusteo", senza cessare di essere omerica. Infatti, sono omeriche le tecniche narrative che permettono a Virgilio di guardare da lontano la Roma augustea.

Nell'iliade Zeus profetizza il destino degli eroi e la distruzione di Troia, nell'Eneide Giove predice non solo il destino di Enea ma anche la futura grandezza del suo lontano discendente Augusto che riporterà finalmente l'età dell'oro. Nell'Odissea, Ulisse scende verso l'Ade e ottiene così uno scorcio sul suo destino; nell'Eneide Enea conosce dal regno dei morti non solo il suo personale futuro, ma anche i grandi momenti della storia di Roma. Nell'Iliade la descrizione dello scudo di Achille introduce una visione cosmica (scene naturali, immagini di città); nell'Eneide la descrizione dello scudo di Enea coglie Roma nei momenti critici del suo sviluppo storico. Si realizza così un difficile equilibrio fra la tradizione dell'epos eroico e il bisogno di un'epica storico-celebrativa.

L'Italia antica conosceva una serie di "leggende di fondazione" collegate alla guerra di Troia. Eroi di parte greca e di parte troiana, sbandati o esuli, sarebbero stati i fondatori di alcune cittĂ , o i colonizzatori di localitĂ  italiche. Fra queste storie, in un lungo processo esteso fra il IV e il II secolo AC, acquistò particolare peso la leggenda di Enea. Egli era, in Omero, un importante, eroe troiano: la cui casata sembra destinata a regnare su Troia dopo l'estinzione della stirpe di Priamo. In seguito divenne popolare, anche nell'arte figurativa, la fuga di Enea da Troia in fiamme, con il padre Anchise sulle spalle e si stabilì ben presto un collegamento con il Lazio antico. (esiste una tradizione letteraria greca e il culto di Enea come eroe fondatore č attestato a Lavinio, a sud di Roma, dal IV secolo AC).

Enea non č mai stato considerato il fondatore di Roma, nĂ© aveva un particolare culto nella Roma arcaica. Tra il II e il I secolo AC, però, la sua figura acquistò crescente fortuna fra i Romani. Le motivazioni sono politiche: il piů nobile eroe troiano scampato alla catastrofe sarebbe stato connesso, per via genealogica, a Romolo, il fondatore della cittĂ  (Romolo sarebbe stato nipote d Numitore, re di Alba, discendente di Ascanio-Iulo, figlio di Enea).

Ciò permetteva alla cultura romana di rivendicare un antico prestigio nei confronti dei Greci, proprio nel tempo in cui Roma acquisiva l'egemonia del Mediterraneo greco: i Troiani erano consacrati dal mito omerico come grandi antagonisti dei Greci e da Roma sarebbe nata la loro rivincita (Anche Cartagine, fu opportunamente ricollegata alla leggenda di Enea). Inoltre, tramite la figura del figlio di Enea, Ascanio-Iulo, una nobile casata romana, la gens Iulia, rivendicava nobilissime origini.

Due esponenti della gens Iulia, Giulio Cesare ed Ottaviano Augusto, suo nipote e figlio adottivo, governarono l'Impero Romano. A questo punto si chiude il cerchio tra Virgilio, Augusto e l'epica eroica: l'Eneide svolge la leggenda di Enea dall'ultimo giorno di Troia sino alla vittoria di Enea e alla fusione di Troiani e Latini in un unico popolo.

Riassunto

(a livello di prima scrittura; per un esame della seconda scrittura virgiliana, si vedano le risorse web citate di seguito)

I. Giunone continua ad odiare il popolo troiano (Paride le aveva preferito Venere). Una tempesta, provocata dalla dea, decima le navi che trasportano Enea ed i superstiti e lo costringe ad approdare in Africa, presso Cartagine. Aiutato dalla madre Venere, l'eroe trova buona accoglienza presso la regina della cittĂ  fenicia, la vedova Didone. La regina (anch'essa un esule) chiede al suo ospite di narrare la fine di Troia.

II. Racconto di Enea: grazie alla protezione divina, l'eroe riesce a fuggire dalla cittĂ  in fiamme, portando in salvo con il padre Anchise, il figlioletto Ascanio e i Penati, simbolo della continuitĂ  della stirpe, mentre la moglie Creusa perisce nell'incendio.

III. Continua il racconto di Enea: i Troiani cercano una nuova patria in Occidente. Il racconto retrospettivo si chiude, dopo alcune peripezie straordinarie, con la morte del vecchio Anchise.

IV. L'amore di Didone per Enea si conclude tragicamente. La regina cartaginese, abbandonata da Enea che deve seguire il destino voluto dal Fato, si uccide, maledicendo Enea e profetizzando eterno odio fra Cartagine e i discendenti dei Troiani.

V. I Troiani fanno tappa in Sicilia. Quasi tutto il libro č Occupato dai giochi funebri in onore di Anchise.

VI. Giunto a Cuma, in Campania, Enea consulta la Sibilla e scende nel mondo dei morti. Lì incontra una parte del suo passato: Deifobo caduto a Troia, Didone morta per causa sua, lo sfortunato pilota Palinuro, e il padre Anchise, che gli schiude il lontano futuro. Infatti il mondo dei morti racchiude anche gli eroi del futuro, i condottieri che realizzeranno la storia di Roma.

VII. Enea sbarca alla foce del Tevere e riconosce da segni prestabiliti la terra promessa. Instaura allora un patto con il re Latino. Giunone lancia contro il patto il dčmone della discordia Aletto; invasati da Aletto, la moglie di Latino, Amata, e il principe růtulo Turno, promesso sposo della figlia di Latino, fomentano la guerra. Al primo incidente, si rompe il patto con Enea, e va in fumo il matrimonio dinastico tra Enea e Lavinia, figlia di Latino. Una potente coalizione di popoli italici marcia sul campo troiano. Lavinia, nuova Elena, č al centro della discordia.

VIII. Enea per consiglio divino risale il Tevere con un piccolo distaccamento. Qui - nel luogo dove sorgerĂ  Roma - trova l'appoggio di Evandro, re di una piccola nazione di Arcadi. Insieme al figlio di Evandro, Pallante, Enea trova poi un potente alleato: la coalizione etrusca sollevata contro Mezenzio, crudele tiranno di Cere, alleato di Turno. L'aiuto divino ad Enea si completa nel dono di un'armatura fabbricata da Vulcano: lo scudo č istoriato con il futuro di Roma.

IX. Il campo troiano, assente Enea, č in pericolo. Turno e i suoi alleati ottengono parziali successi: il coraggioso sacrificio dei giovani troiani Eurialo e Niso in spedizione notturna non dĂ  esito.

X. Enea con gli alleati irrompe nella battaglia. Turno in duello uccide il giovane Pallante, alleato di Enea, e lo spoglia del balteo; indossa il balteo come ricordo della superba vittoria. Enea uccide Mezenzio, il fortissimo alleato di Turno.

XI. Dopo la prima vittoria, Enea piange Pallante. Le sue offerte di pace non hanno successo: Turno tenta ancora la sorte delle armi. In una grande battaglia equestre cade un altro eroe di parte latina, la vergine guerriera Camilla.

XII. Provato dagli insuccessi, Turno accetta un duello decisivo con Enea. La ninfa Giuturna, spinta da Giunone, fa cadere anche questo patto. La battaglia riprende; quando ormai č certa la vittoria dei Troiani, Giunone si riconcilia con Giove e ottiene che nel nuovo popolo non resti piů traccia del nome troiano. Enea sconfigge Turno in duello e vorrebbe risparmiargli la vita ma, scorgendo su di lui il balteo del giovane Pallante, in uno slancio di indignazione lo uccide.

Virgilio ha profondamente rielaborato i dati tradizionali sulla venuta di Enea nel Lazio. Le notizie su una guerra con i Latini, seguita da un'alleanza, sono state rifuse in un'unica azione bellica, conclusa da una storica conciliazione. Nessun popolo č radicalmente escluso da un contributo positivo alla genesi di Roma; gli stessi Latini sono pacificati e formeranno il nerbo della nuova gente; la grande potenza etrusca si vede riconoscere un ruolo costruttivo, i Greci, tradizionali avversari dei Troiani, forniscono un decisivo alleato, l'arcade Pallante.

L'Eneide č perciò un'opera di consistente significato storico e politico, pur non essendo un poema storico. L'opera lascia il protagonista prima ancora che possa assaporare il suo trionfo e il suo futuro di eroe divinizzato č solo intravisto di scorcio.

Virgilio ha lavorato sul verso epico, l'esametro, portandolo alla massima di regolaritĂ  e flessibilitĂ , facendone lo strumento di una narrazione lunga e continua, articolata e variata, priva di monotonia, ma con quella regolaritĂ  di fondo che č indispensabile allo stile epico. Nello stesso tempo la frase si libera da qualsiasi schiavitů nei confronti del metro. Il periodare può essere ampio o breve, scavalcare o rispettare la coincidenza con le unitĂ  metriche.

L'esametro si adatta ad una grande varietĂ  di situazioni espressive. L'allitterazione, procedimento formale tipico della poesia latina arcaica, diventa in Virgilio un uso regolato e motivato, che sottolinea momenti patetici, collega fra loro parole-chiave, produce effetti di fonosimbolismo, richiama fra loro diversi momenti della narrazione.

La tradizione del genere epico richiedeva un linguaggio elevato, staccato dalla lingua d'uso, perciò l'Eneide č ricca di arcaismi e di poetismi, ma il lessico virgiliano comprende soprattutto termini non marcatamente poetici, ossia appartenenti alla prosa ed alla lingua d'uso parlata quotidianamente a Roma dalle classi colte. La novitĂ  č nei nuovi collegamenti fra le parole.

Alcuni nessi sono familiari per il forte influsso di Virgilio sulla tradizione letteraria occidentale (es. dare le vele al vento) altri sono piů difficili da tradurre, perchĂ© forzano il senso e la sintassi: questo tipo di elaborazione del linguaggio quotidiano non ha precedenti nella poesia latina, la sperimentazione sintattica lavora su un lessico semplice e diretto, che risulta però rinnovato, mentre le parole subiscono un processo di "straniamento" (procedimento letterario che, mediante accorgimenti espressivi e stilistici, induce nel lettore una percezione insolita della realtĂ , rivelandone aspetti nuovi od inconsueti e suggerendo significati alternativi) che dĂ  rilievo e nuova percettivitĂ  al loro senso contestuale.

Il nuovo stile epico aderisce anche alle esigenze tradizionali dell'epica: narrazione graduale, senza vuoti intermedi, azioni ricorrenti e ripetute, evidenziate da iterazioni verbali uso di epiteti che accompagnano oggetti e personaggi, il numero dei guerrieri e delle navi, il nome dei personaggi, l'origine degli oggetti. Virgilio accetta questa tradizione: l'Eneide, a differenza degli altri suoi testi, dĂ  largo spazio a procedimenti "formulari".

Virgilio conserva tali moduli e conferisce loro nuovo significati coinvolgendo il lettore nella situazione e nella psicologia dei personaggi. Caratteristica fondamentale dello stile epico di Virgilio č l’aumentata "soggettivitĂ ": maggiore iniziativa viene data al lettore, ai personaggi, al narratore, mentre la funzione oggettivante č garantita dall'intervento del poeta, che lascia emergere nel testo i punti di vista soggettivi, ma ricomponendoli in un progetto unitario. L'Eneide č la storia di una missione voluta dal Fato, che rende possibile, secoli dopo, la fondazione di Roma e la sua salvazione per mano di Augusto.

Il poeta č garante e portavoce di tale progetto e accetta l'ereditĂ  dell'epos storico romano, il suo poema č un’epica nazionale, in cui una collettivitĂ  deve rispecchiarsi e sentirsi unita, ma l'Eneide non si esaurisce in questo progetto. Sotto la linea "oggettiva" voluta dal Fato si muovono personaggi in contrasto fra loro e la narrazione ne accoglie le ragioni in conflitto. I sentimenti dei personaggi (non necessariamente "positivi") sono costantemente in primo piano: la guerra con Cartagine non nasce da un antagonismo, ma da uno sfrenato e tragico amore fra simili.

Didone č vinta dal destino (come lo sarĂ  Cartagine), ma il testo accoglie le sue ragioni e le tramanda. La guerra che Enea conduce nel Lazio non č vista come necessaria. I popoli divisi dalla guerra sono simili, si tratta di una guerra fratricida voluta da potenze demoniache, per sostenere tale tesi Virgilio narra che i Troiani, attraverso il progenitore Dardano, hanno origini italiche. In questo senso anche Enea, come Odisseo, č colui che "ritorna".

Risorse web:



GNU Fdl - it.Wikipedia.org




Google | 

Enciclopedia |  La Divina Commedia di Dante |  Mappa | : A |  B |  C |  D |  E |  F |  G |  H |  I |  J |  K |  L |  M |  N |  O |  P |  Q |  R |  S |  T |  U |  V |  W |  X |  Y |  Z |