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Spheniscidae

Sfeniscidi
Regno Animali
Tipo Cordati
Classe Uccelli
Ordine Sfenisciformi
Famiglia Spheniscidae
Generi e specie

La famiglia degli Sfeniscidi (Spheniscidae) appartiene all'ordine degli Sfenisciformi (Sphenisciformes) ed è composta da 6 generi:

  • Aptenodytes a cui appartengono 2 specie e 3 sottospecie.
  • Eudyptes a cui appartengono 6 specie e 8 sottospecie.
  • Eudyptula a cui appartengono 1 specie e 6 sottospecie.
  • Megadyptes a cui appartengono 1 specie e 1 sottospecie.
  • Pygoscelis a cui appartengono 3 specie e 4 sottospecie.
  • Spheniscus a cui appartengono 4 specie e 4 sottospecie.

Specie e sottospecie estinte in tempi recenti: nessuna (a partire dal 1600), 3 specie minacciate.

Le specie che compongono la famiglia sono detti comunemente pinguini.

Table of contents
1 Sistematica
2 Aspetti morfologici
3 Habitat
4 Abitudini Generali
5 Voce
6 Cibo ed Alimentazione
7 Riproduzione
8 Spostamenti
9 Relazioni con l'uomo
10 Status e conservazione
11 Bibliografia
12 Link

Sistematica

Gli Sfeniscidi sono l'unica famiglia della classe degli Uccelli in cui, i propri rappresentanti, siano uccelli acquatici ed incapaci di volare.
I pinguini discendono da progenitori che avevano ancora la capacità di volare, ma loro evoluzione si è concentrata sull'adattamento allo stile di vita anfibio.

I primi resti fossili che si conoscono, sono quelli rinvenuti in Nuova Zelanda nel 1859, ed appartengono al Palaeeudyptes antarcticus (T. H. Huxley). Queste ossa sono conservate al British Museum di Londra e mostrano la fusione del tarso e del metatarso, peculiarità dei pinguini, che forma il punto di separazione delle diverse specie.

Molti altri fossili sono stati trovati successivamente in Nuova Zelanda, Australia, America meridionale, varie isole antartiche e subantartiche e, più recentemente, Africa meridionale. Vi sono evidenze fossili evidenti nel tardo Eocene: Australia, Nuova Zelanda, Antartide; più tarde, Oligocene o inizio Miocene, quelle presenti in America meridionale, quelle dell’Africa non vanno oltre il tardo Miocene.

Ad oggi sono conosciuti 21 generi e 32 specie fossili o estinte, dimostrando una maggiore varietà rispetto al presente, avevano anche dimensioni maggiori, tutti marini e tutti dell’emisfero australe.
Solo 4 dei generi attuali (Aptenodytes, Pygoscelis, Eudyptula, Spheniscus) ed una specie (Eudyptula minor) hanno presenze fossili registrate.

C'è qualche disaccordo sulla suddivisione della famiglia, ma la versione più ampiamente diffusa è quella a 17 specie ed è quella seguita in questo articolo.

Il genere più complicato, dal punto di vista sistematico, è l'Eudyptes.
Eudyptes sclateri e Eudyptes robustus sono spesso inclusi, come sottospecie, nel Eudyptes pachyrhynchus, altri considerano le tre specie come una superspecie.
La maggior parte degli studiosi, li considera però a ragione, come tre specie distinte, sulla base di differenze morfologiche, dei differenti cicli riproduttivi, infatti, non sono ancora stati registrate ibridazioni fra i tre.

La specie Eudyptes chrysocome è suddivisa in tre sottospecie, ma qualcuno, considera la ssp. moseley, sufficientemente diverso da considerarlo una specie a se stante (Pinguino di Moseley, Eudyptes moseleyi.

Un’altra controversia riguarda Eudyptes chrysolophus e Eudyptes schegeli: sono infatti state registrate presenze di individui di Eudyptes chrysolophus con guance e gola bianche (ad esempio nelle colonie a Crozet, Marion, Kerguelen e Heard, ma queste presenze sono ancora in discussione. Alcuni Eudyptes schelegeli hanno colorazioni intermedie, alcuni arrivano ad avere guance e gola quasi neri (tendenza più comune nelle femmine che nei maschi e nelle aree più occidentali delle isole Macquarie).
Non è chiaro se questi casi siano da ricondurre ad ibridazioni, sono sicuramente necessari studi che chiariscano la situazione.
Alcuni autori, preferiscono addirittura separare le due specie, inserendole in un nuovo genere Catadyptes.

Altre discussioni si aprono nel caso di Eudyptula minor; ci sono molti disaccordi sulla validità di parecchie delle sue sottospecie, mentre ci sono scuole di pensiero estreme, che considerano la sottospecie albosignata come una specie distinta. Quest’ultima indicazione è però caduta, quando sono state riscontrati accoppiamenti prolifici con la sottospecie Eudyptula minor variabilis.

La propensione dei membri del genere Spheniscus ad ibridarsi in cattività, aggiunta ad osservazioni effettuate in natura di Spheniscus demersus e Spheniscus humboldti con doppia banda pettorale nera, suggerisce la presenza di caratteri genetici recessivi o alcune ibridazioni con lo Spheniscus magellanicus.
Recenti studi genetici su queste tre specie ha mostrato una notevole affinità, e che la loro differenziazione è avvenuta in tempi relativamente recenti.

Malgrado la sua doppia banda pettorale lo Spheniscus mendiculus discende da progenitori comuni al Spheniscus humboldti

Tutti i generi fossili sono stati riuniti nella sottofamiglia dei Palaeudiptini (Palaeeudytinae) contrapposta a quella degli Sfeniscini (Spheniscinae) che contiene tutti i generi ancora viventi.

Aspetti morfologici

I pinguini sono uccelli marini altamente specializzati. La loro struttura e la loro fisiologia sono state forgiate dall'habitat marino e dal clima ambientale. Tutti i pinguini sono molto simili, sia nella struttura che nella colorazione.

Hanno un corpo molto affusolato, "aerodinamico", il collo è corto e le ali lunghe e piatte, adattatesi al nuoto. I tarsi sono corti e le zampe situate posteriormente al corpo, tanto da permettergli una posizione eretta. La coda è breve e rigida.

Dimensioni e dimorfismo sessuale

Le dimensioni dei pinguini tendono ad aumentare man mano che l'ambiente in cui le specie vivono si sposta verso sud, verso l'Antartide, unica eccezione è rappresentata dal diffuso Pygoscelis papua.

Molte specie mostrano un dimorfismo sessuale, anche se appena accennato, con maschi leggermente più grandi delle femmine; questa differenza è più marcata per le specie del genere Eudyptes.

Il becco è composto da due lamine piatte cornee, adattate al tipo di preda delle diverse specie. Tende ad essere lungo e sottile nelle specie che si nutrono di pesci, corto e robusto in quelle che si nutrono di plancton.

La testa

Gli occhi sono adattati alla visione subacquea, ma senza che ciò influisca alla sua visione fuori dall'acqua.
Alcuni esperimenti su pinguini in cattività, hanno dimostrato che questi utilizzano anche il senso dell'olfatto.
Similarmente ai
Procellariformi, hanno ghiandole sopraorbitali molto sviluppate, che li aiutano a sopportare le grandi quantità di sale ingerite derivante dalla loro dieta marina: il sale in eccesso viene espulso in soluzioni saline concentrate, che sgocciola attraverso il becco.

Piumaggio

Il piumaggio degli adulti è molto simile in tutte le specie: le parti superiori sono nere o blu-grigie e quelle inferiori bianche.
Le differenze specifiche sono rappresentate principalmente nella
testa e nel petto, che sono anche le parti che sporgono dall'acqua quando i pinguini nuotano in superficie.

Hanno una coperture di penne con colorazione uniforme, senza barrature, macchie o tratteggi. Le penne dell'adulto sono molte specializzate; il rivestimento del corpo è costituito da piccole e robuste copritrici, lanceolate e leggermente ricurve; la rachide e lunga ed appiattita.
Le penne sono sovrapposte, per migliorare l’isolamento e l’impermeabilità del corpo. I pulcini sono rivestiti di piumino, che viene sostituito dopo 7 (Eudyptes) o 20 (Megadyptes) giorni.

Muta

La muta delle penne non avviene completamente, la penna nuova spinge via quella vecchia, che quindi viene sostituita solo quando è pronta la nuova. Durante la muta, isolamento e idrorepellenza sono carenti, tanto da costringere i pinguini a rimanere sulla terra ferma fino al suo completamento. Per questo motivo la muta viene preceduta da un periodo di permanenza in mare maggiore, per costituire un strato di grasso che permetta loro di sopravvivere: questo periodo varia tra i 10 e i 70 giorni. Al termine della muta, questi uccelli possono aver perso dal 39% (Eudyptula minor) al 45% (Aptenodytes forsteri) del loro peso. Ad aumentare la spesa energetica, la concomitanza della muta, con l'incubazione delle uova.

Il periodo di muta varia da 13 a 34 giorni; tutti i pinguini hanno una muta all'anno, solo lo Spheniscus mendiculus può averne due. Il piumaggio, subito dopo la muta, è più brillante.

Termoregolazione

Importantissima la capacità di termoregolazione dei pinguini, in ambienti con temperature molto dure. La loro capacità di adattamento nell'acqua è ancora superiore, in quanto la temperatura è piu costante che sulla terra ferma, soprattutto per le specie che vivono più a nord (verso l'equatore). Un importante fattore che permette la termoregolazione, oltre al piumaggio e al grasso sottocutaneo, è determinato dallo strato di aria riscaldata, che viene mantenuto tra le penne e la pelle. Altro fattore importante è la complessa vascolarizzazione delle ali, permettendo di ridurre il calore: quando i pinguini si trovano sulla terra in momenti di forte insolazione, allontano le ali dal corpo permettendo uno scambio di calore maggiore con l'esterno e diminuendo così la loro temperatura. Le specie delle latitudini fredde hanno, per questo motivo, ali più corte con penne più lunghe.
Anche la colorazione del piumaggio ha la sua importanza nella termoregolazione, infatti il piumaggio scuro sul dorso permetto un maggior assorbimento del calore solare, mentre la parte bianca delle parti inferiori riflette disperde il calore, riflettendo tutte le lunghezze d'onda della luce. Questa caratteristica è legata possibilità di mettersi in posizione eretta e quindi di potersi orientare o meno verso il sole; i pinguini reali ed imperatori diminuiscono l'area di contatto con il ghiaccio mantenendosi in posizione eretta utilizzando le penne della coda e poggiando solo i calcagni delle zampe, diminuendo così la dispersione di calore.

Scheletro

Contrariamente alla maggioranza degli uccelli, i pinguini non hanno ossa cave (ossa pneumatiche), in quanto, non essendo volatori, non hanno necessità di ridurre il loro peso ed anzi necessitano di uno scheletro robusto per la loro attività, che accresce anche il loro peso, riducendo l’energia necessaria per tuffarsi e nuotare in superficie.

Zampe

Le zampe sono palmate ed il dito posteriore è praticamente scomparso, vestigiale. Pur essendo palmate, le zampe non vengono utilizzate per nuotare, ma tenute allungate lungo la coda ed utilizzate come timone.

Le ali

Benché non utilizzate per volare, le ali hanno una grande importanza per il nuoto, in quanto sono il mezzo propulsivo; vengono mosse come se l'uccello stesse effettivamente volando, e, poiché l'acqua è più densa dell'aria, i muscoli delle ali e del petto sono molto più potenti che in altri uccelli.
Lo scheletro delle ali ha una conformazione uguale a quello di tutti gli altri uccelli, ma le ossa sono meno flessibili: l'unico punto realmente mobile è quello tra la spalla e l' omero.
Altra caratteristica particolare è la forma del tarso-metatarso, che nei pinguini è breve e spesso, al contrario degli altri uccelli, in cui è lungo e sottile. È un carattere distintivo di tutti i pinguini, tanto da divenire un punto fermo nella classificazione dei fossili.

Movimenti nell'acqua

Nuoto a "focena"
(Pygoscelis antarctica)

I pinguini si muovono nell'acqua in tre modi distinti:

  • nuoto in superficie
  • "volo" subacqueo
  • nuoto a "focena"

Il nuoto in superficie non è molto veloce, in quando il pinguino non è un grado di spingersi sull'acqua compiutamente, e le turbolenze riducono la velocità massima raggiungibile. In questo modo vengono raggiunti 1,5km/h (Spheniscus demersus). Viene utilizzato quando il pinguino tende a restare in un'area determinata o quando effettua la pulizia del piumaggio. Nuotando in superficie, tendono a mantenere la
testa al di fuori dell'acqua, talvolta succede anche con la coda, mentre il corpo rimane quasi completamente sommerso.

Il nuoto subacqueo è proprio da considerarsi come un modo di volare; la profondità a cui i pinguini nuotano, dipende soprattutto dalla posizione delle loro prede nel mare e può variare molto stagionalmente. I membri del genere Aptenodytes sono quelli che raggiungono la massima profondità: il pinguino reale raggiunge i 240m, mentre nel pinguino imperatore sono state registrate profondità massime di 265m.
Il nuoto subacqueo viene interrotto per tornare in superficie a respirare con tempi molto diversi da specie a specie. Molte specie risalgono ad intervalli di un minuto o meno, ma il Pygoscelis papua e il Pygoscelis adeliae possono rimanere sottacqua per sette minuti e il pinguino imperatore per 18 minuti.

Il nuoto a "focena", è una forma di nuoto superficiale, in cui il pinguino nuota in un modo ondulatorio, saltando dentro e fuori dall'acqua ad intervalli regolari. Non tutte le specie usano questo tipo di nuoto regolarmente: i pinguini imperatori non lo usano ed è infrequente nei pinguini reali e nel genere Spheniscus. I vantaggi di questo metodo di nuoto non sono chiari, probabilmente permette di raggiunge velocità elevate riducendo il dispendio energetico. Può essere importante anche come meccanismo antipredatorio, in quanto questo movimento disorienta il predatore.

Il nuotatore più veloce si trova nel genere Aptenodytes: il forsteri raggiunge i 14,4 km/h (con una velocità media di 10,8 km/h), mentre il patagonicus nuota a 8,5 km/h. Le altre specie di cui si hanno notizie certe sono: Spheniscus demersus 7,4 km/h, Pygoscelis adeliae 7,2 km/h, Eudyptula minor 2,5 km/h.

Movimenti sulla terra

Abilissimi nuotatori, sulla terra i pinguini diventano goffi ed impacciati. Camminano a piccoli passi o saltellando, aiutandosi con la coda o il becco, in presenza di ripide salite. I pinguini più grandi (Aptenodytes) non saltellano.
I pinguini sono plantigradi, camminano cioèi sulla pianta del piede, mentre tutti gli altri uccelli camminano sulle dita.
Le specie antartiche, vivendo sul ghiaccio, si muovo più rapidamente sdraiandosi pancia a terra e scivolando sul ghiaccio, spingendosi con ali e zampe.

Habitat

Distrubuzione della famiglia

I pinguini sono animali marini, distribuiti nel solo emisfero meridionale. Non sono limitati all'Antartide, ma possono spingersi più a nord, fino ai tropici (Spheniscus), o, addirittura, all'equatore, come il pinguino delle Galapagos.

La loro distribuzione sul mare è determinata dalla temperatura dell'acqua; alle specie che si trovano in climi caldi, si accompagnano correnti marine fredde provenienti dall'Antartide, come la corrente di Humboldt e la corrente delle Falkland (America meridionale, e la corrente del Benguela (Africa meridionale).
In generale, richiedono anche una temperatura marina stabile, anche se con range variabili (da 15° C a 28° C per Spheniscus mendiculus, da –60° C a 0° C per Aptenodytes forsteri).

Tutto il loro cibo deriva dal mare e molte specie rimangono in mare per mesi senza mai tornare a riva, ma ci sono due importanti cicli nella loro vita, che li obbligano a ritornare alla terra ferma: la muta e la riproduzione.
Le aree di nidificazione variano con la distribuzione, ma generalmente usano isole e coste continentali che sono più vicine alla loro fonti di cibo.

Si possono ritrovare colonie in ambienti diversi: gli Aptenodytes sul mare ghiacciato, il Pygoscelides antartica su pendi rocciosi, l'Eudyptes pachyrhynchus sulle coste con foreste pluviali, l'Eudyptula minor in buchi scavati nella sabbia e lo Spheniscus mendiculus in cavità o spaccature della roccia.

Abitudini Generali

I pinguini sono sociali e gregari, vivono gran parte della loro vita in compagnia dei loro cospecifici. Nidificano in colonie, più o meno dense, quindi il riconoscimento individuale tra gli appartenenti alla coppia e i pulcini è di importanza vitale, così come il ricordarsi dove il nido è posizionato.

Virtualmente tutte le specie sono territoriali, le dimensioni della territorialità dipendono dalla densità della colonia. L'unica eccezione è l'Aptenodytes forsteri, in cui si raggiunge una densità di 10 uccelli per m² durante il periodo di cova invernale; questo comportamento sociale unito alla riduzione al minimo dell'attività, gli permettono di sopravvivere a bassissime temperature.

Comportamenti sociali sono presenti anche quando i pinguini sono in mare, con trasferimenti in gruppo e con la collaborazione intraspecifica nella caccia alle prede. Il genere Spheniscus occasionalmente cattura i pesci di cui si ciba in compagnia di altre specie di uccelli, di mammiferi o pesci predatori.

I pinguini hanno notevoli capacità di accumulare riserve energetiche negli strati sottocutanei sottoforma di grasso. Questa necessità è legata ai periodi in cui i pinguini non si nutrono affatto e dipendono completamente da questa riserva. Questi periodi sono quelli dell’accoppiamento e dell’incubazione e quelli della muta.
I maschi sono, generalmente, quelli sottoposti ad un maggior periodo di astinenza dal cibo, arrivano infatti per primi ai luoghi di nidificazione e si prendono cura delle uova, non appena queste vengono deposte dalle femmine. Il periodo di incubazione in carico ai maschi è quello più lungo: 54 giorni per il pinguino reale e 90-120 giorni per il pinguino imperatore. Quello di comptetenza delle femmine è di 30-45 giorni.
Un maschio di pinguino imperatore può perdere fino al 45% di peso corporeo.
Questi, sono comunque i casi limite, infatti esistono periodi di astinenza più brevi nelle altre specie: il pigoscelide, l’eudipte crestato e il pinguino delle Galapagos, tornano al mare più frequentemente.

Voce

I pinguini sono altamente sociali ed hanno quindi sviluppato un buon sistema di comunicazione, sia visivo che vocale. Vi sono notevoli differenze di voce sia a livello interspecifico che a livello intraspecifico.
I richiami sono individuabili separatamente, tanto da poter riconoscere un individuo da un altro, o da permettere il riconoscimento del proprio pulcino all'interno della colonia.

Nel genere Aptenodytes esiste un dimorfismo sessuale nella voce, mentre fisicamente i due sessi sono simili. Il pinguino reale, che è più territoriale del pinguino imperatore, ha una variabilità di canto molto inferiore.

Nella famiglia ci sono tre tipi fondamentali di vocalizzazioni:

  • il richiamo di contatto individuale
  • il display, utilizzato all'interno della coppia nella colonia
  • il grido di minaccia

Il primo dei tre, è utilizzato principalmente in mare, per mantenere una visione d'insieme del gruppo e mantenerlo coeso; il genere Aptenodytes emette un richiamo udibile a un chilometro di distanza.

Il display è più complesso, possiede anche una maggiore capacità di comunicazione rispetto agli altri e permette un riconoscimento specifico, sessuale o individuale.

Il grido di minaccia è il meno elaborato e viene utilizzato per difendere il territorio. Viene anche utilizzato a scopo difensivo contro un predatore o per avvisare il gruppo o la colonia della presenza di un predatore.

Cibo ed Alimentazione

Tutti i pinguini sfruttano la ricchezza di nutrienti del mare.
Le specie antartiche e subantartiche si nutrono principalmente di krill (Euphasia) e
cefalopodi; man mano che ci si sposta verso nord, le specie tendono a nutrirsi maggiormente di pesci.

Le variazione della produttività del mare, causano importanti problemi ai pinguini in termini di sopravvivenza. Il caso più estremo è l'evento climatologico chiamato El Niño che causa, oltre a riduzioni del tasso di natalità, anche un crollo nella popolazione adulta (pinguino di Humboldt e pinguino delle Galapagos).

Le prede tipiche dei pinguini includono: piccoli pesci, cefalopodi (specialmente calamari) e crostacei (specialmente krill).
Il genere Spheniscus preda principalmente acciughe (Engraulis), sardine e simili pesci pelagici in banchi, con grandezze di 1-15cm per il pinguino delle Galapagos fino ai 31 cm e più per l’eudipte crestato.

Gli Aptenodytes catturano pesci fino a 15 cm e cefalopodi lunghi fino a 30cm.
Ogni genere sfrutta generalmente un particolare tipo di preda, ma con particolari tendenze all'interno dello stesso, in quanto un meccanismo standard dell’evoluzionismo è la riduzione della competizione tra specie.
Così nei Pygoscelis, quello di Adelia si ciba praticamente di krill minuti, l'antartico di krill più grandi; l'alimentazione del Pygoscelis papua varia a seconda delle localizzazioni: le popolazioni meridionali si nutrono di krill di grandi dimensioni, mentre quelle settentrionali passano ai pesci di piccola taglia.
I crostacei costituiscono il cibo principale del genere Eudyptes: il chrysocome è specializzato in piccole prede, mentre lo schlegeli e il chrysolophus predano più pesci di grossa taglia e cefalopodi. Il dimorfismo sessuale del genere è correlato alla diversa alimentazione, riducendo così la competizione per il cibo, specialmente durante la nidificazione.

I pinguini si differenziano in due gruppi anche in relazione alle distanze che percorrono dalla costa per alimentarsi: i generi Eudyptes e Aptenodytes si nutrono lontano dalla costa, gli altri rimangono sottocosta.

Alcune specie, come lo Spheniscus magellanicus e lo Spheniscus demersus, sono commensali (predano insieme ad altri) delle otarie (Otaria baronia) e di altri uccelli marini (Sula capensis, Phalacrocorax capensis).

Riproduzione

Stagione riproduttiva

La gran parte dei pinguini ha una stagione di nidificazione ben precisa, uniche eccezioni sono, Spheniscus humboldti, Spheniscus demerus e Spheniscus mendiculus, che vivono in ambienti subtropicali e tropicali e che possono nidificare in ogni periodo dell'anno, adattandolo alla condizioni locali, ovvero al momento in cui il cibo è più abbondante.

La specie Eudyptula minor è intermedia tra questi due estremi, in quanto vive in regioni in cui la buona stagione è molto lunga e quindi l'inizio della nidificazione è molto variabile.

Le colonie

Colonia di Pygoscelis adeliae

Il successo di una colonia è determinato da due fattori: la disponibilità di cibo sufficiente e l'esistenza di una spazio per nidificare abbastanza ampio e facilmente accessibile.
Tutte le specie sono coloniali, unica eccezione il Megadyptes antipodes.
Pygoscelis papua, Eudyptes pachyrhynchus, Eudyptula minor, Spheniscus humboldti e Spheniscus mendiculus nidificano in piccole colonie, con nidi dispersi.
Le altre specie formano grandi colonie, che possono raggiungere proporzioni gigantesche.
In completo contrasto il Megadyptes antipodes che nidifica isolatamente o in piccoli gruppi sparsi con una densità che va da 1 a 5 nidi per ettaro.

I generi Pygoscelis e Eudyptes formano talvolta delle colonie miste; per ridurre la competizione intraspecifica i cicli riproduttivi vengono scaglionati o vengono sfruttate prede diverse o zone di alimentazione diverse. Un chiaro esempio di ciò, lo si può vedere nelle colonie miste di Eudyptes, invariabilmente composte da una specie grande e da una piccola.

Molte specie mantengono la colonia, anno dopo anno, alcune specie mantengono anche lo stesso nido, riutilizzandolo dopo averlo riassestato. Le colonie di Pygoscelis papua, vengono costituite leggermente spostate a quelle dell'anno precedente, probabilmente come forma di difesa dai parassiti.

Le coppie

I pinguini sono monogami. Tra la formazione della coppia e la deposizione, esiste un periodo dedicato al corteggiamento; alcune specie smettono di nutrirsi fin dal corteggiamento e non riprenderanno a farlo finché la cova non lo permetterà.

Nidi

I nidi possono essere posti in luoghi diversi:

I materiali per la costruzione variano da località a località e da specie a specie, ma generalmente sono fatti con ciottoli, materiale vegetale e vecchie piume e penne. Un nido medio grande di Pygoscelis papua è costituito da circa 1.500 ciottoli e pietruzze e da una cinquantina di vecchie penne della coda, mentre più modesto è quello del Pygoscelis antartica, formato da 8-10 pietre messe in circolo, per evitare che le uova possano rotolare via.

Le due specie di Aptenodytes non costruiscono un nido, le uova vengono mantenute tra le zampe ricoperte da una piega cutanea della regione ventrale. Questo dà loro una certa mobilità, che gli permette di creare gruppi più densi per ridurre gli effetti del freddo (possono arrivare a 10 animali per m²). All'interno di un gruppo così composto, la temperatura è di 10°C più alta rispetto alla temperatura esterna. Le colonie più piccole raggiungono i 300 individui, colonie più ridotte non sono state individuate e questo fa pensare che il successo riproduttivo per colonie con meno di 300 individui sia nullo o quasi.

Uova

Gli appartenenti al genere Aptenodytes depongono un solo uovo, di piccolissime dimensioni se paragonate alla dimensione dell’adulto. Tutte le altre specie depongono due uova, con una distanza di tempo fra loro di 3-4 giorni, solo molto occasionalmente superiore.
La cova inizia con la deposizione del secondo uovo, solo il Pyoscelis papua cova da subito anche il primo uovo, anche se in modo molto parziale.

Tre specie sono in grado di portare a compimento una seconda deposizione nella stessa stagione: Eudyptula minor, Spheniscus demersus e Spheniscus mendiculus.

Anche se gli Eudyptes depongono due uova, solo un pulcino sopravvive, quasi sempre quello nato dal secondo uovo; il pulcino del primo uovo è sempre più piccolo rispetto all’altro.
Il secondo uovo è più pesante del primo, con una percentuale che va dal 20 al 70% in più.
A causa di questa notevole differenza di dimensioni, il primo pulcino non riesce a competere per il cibo, morendo quasi sempre in pochi giorni. A questa drastica selezione, concorre anche l'inizio ritardato della cova, che coincide solo con la deposizione del secondo uovo.
Poiché la predazione sulle uova è molto alta, specialmente quando l'uovo esce involontariamente dal nido, la strategia di averne due è vincente anche se poi la coppia è in grado di gestire un solo pulcino.

Gli altri generi depongono due uova simili (Pygoscelis, Megadyptes, Eudyptula, Spheniscus) con il primo lievemente più largo e pesante, entrambi i pullus possono arrivare all'età adulta. La schiusa è asincrona, con il primo uovo che si schiude per primo, avviene così che le piccole differenze iniziali, vengono ingrandite; queste differenze rimangono evidenti fino alla loro indipendenza: quando il piccolo più grande abbandona il nido per nutrirsi in mare da solo, quello più ritardario rimane al nido, riducendo lo sforzo dei genitori e la sua possibilità di sopravvivenza.

Cova

Il pinguini che covano interrompono la loro alimentazione, la coppia si da il cambio nel turno di cova, permettendo al partner di recarsi in mare per nutrirsi. La lunghezza dei turni di cova varia da specie a specie, con il primo e il secondo turno normalmente più lunghi degli altri. Se l'individuo assente per nutrirsi ritarda di molto il suo ritorno, l'altro partner abbandona il nido, recandosi anch'esso al mare per nutrirsi.

Gli Aptenodytes forsteri iniziano la loro stagione riproduttiva molto lontano dal mare aperto, occasionalmente anche a oltre 200 km. Il maschio è il primo a prendersi carico della cova, che dura fino alla schiusa dell’uovo. Il maschio nutrirà il pulcino con un liquido secreto dall'esofago, chiamato "latte di pinguino". Questa è una peculiarità unica tra i pinguini, che permette ai pulcini di sopravvivere per almeno due settimane in attesa del ritorno delle femmine.

Nutrimento per i pulcini

I pulcini vengono nutriti con cibo rigurgitato. Nei generi Aptenodytes e Eudyptes, che si cibano lontano dalla costa, i pulcini sono sottoposti a lunghi intervalli tra un pasto e l'altro. Più frequenti i pasti nelle altre specie, vista la loro abitudine di nutrirsi vicino alla costa.
Quando il cibo è scarso, viene fornito solo al pulcino più robusto, mentre il più piccolo muore di fame.

Cura dei pulcini

La cura dei pulcini si suddivide in due fasi distinte: la fase di guardia, in cui l'adulto resta vicino al piccolo fintanto che non ritorna il partner che si è allontanato alla ricerca del cibo e la fase di post-guardia, in cui entrambi i genitori si allontanano alla ricerca di cibo, lasciando i pulcini da soli. È il periodo della creazione degli "asili nido".
La formazione di asili nido è strettamente legata al freddo (
Aptenodytes) o alla necessità di una difesa comune contro i predatori (Pygoscelis e Eudyptes). Le specie che nidificano in buche o cavità non creano normalmente asili nido, qualche caso particolare di aggregazione tra 5-6 pulcini, avviene nelle specie Eudyptula minor e Spheniscus demersus.

Il momento di maggiore mortalità, per le specie che nidificano sulla superficie, è compreso nell'intervallo tra la fase di guardia e la creazione di questi asili nido della fase post-guardia. Nonostante la creazione di questi gruppi, i pulcini vengono alimentati solamente dai propri genitori, non esistono quindi cure parentali di gruppo.

Muta del piumino

Al termine della crescita, i pinguini subiscono una prima muta, in cui viene sostituito tutto il piumino. Dopo questa fase, i piccoli sono in grado di vivere indipendentemente e di andare in mare aperto. Tra tutte le specie di pinguini, solo il Pygoscelis papua mantiene le cure parentali verso i piccoli anche in mare aperto, per un periodo di 5-15 giorni.

Predazione sui piccoli

Fattori che determina la perdita di uova e pulcini sono le condizioni climatiche, la scarsità di cibo e la predazione da parte di altri animali.
Il livello predatorio in una colonia è molto alto alla periferia e colpisce sia le uova che i pulcini incustoditi. I principali predatori sul terreno sono:
  • stercorari (genere Catharacta)
  • ossifraghe (genere Macronectes)
  • chionidi (genere Chionis)
  • gabbiani (genere Larus)
  • weka (genere Gallirallus australis)
In alcune colonie sono presenti innaturali predazioni da parte di specie animali introdotte dall'uomo.

In mare i predatori cambiano e possono essere:

  • foche leopardo (genere Hydrurga leptonyx)
  • orche marine (genere Orcinus orca)
  • leoni marini e otarie (Arctocephalus ssp. e Otaria bryonia)
  • elefanti marini (Mirounga leonina)
  • squali

Immaturi che ritornano alla colonia

In alcune specie, gli immaturi, pur non essendo in grado di accoppiarsi, si unisco alle coppie nidificanti della colonia, questo aspetto può avere più spiegazioni. La principale è quella di una strategia difensiva contro i predatori. Un'altra spiegazione può essere trovata nella maggior coesione che questi danno alla colonia stessa, quando gli adulti lasciano incustoditi i pulcini. Possono anche arrivare a covare le uova o ad occuparsi di riscaldare i piccoli non custoditi. Queste attività hanno una notevole utilità per gli immaturi, che "imparano" ad accudire i piccoli, aumentando le proprie possibilità di riproduzione positiva futura.

È ampiamente dimostrato che il successo riproduttivo è strettamente legato all'età del pinguino. Un uccello inesperto ha difficoltà nel trovare il giusto partner o il territorio più adeguato o, anche, nel sistemare il nido nel posto più sicuro.

Maturità sessuale

La maturità sessuale è normalmente raggiunta all'età di due anni.

Spostamenti

Ad oggi, si sa molto poco degli spostamenti dei pinguini e la distribuzione invernale di molte specie rimane sconosciuta. In generale, i pinguini non migrano.
Quelli che vivono nelle aree più calde, sono sedentari, mentre le specie antartiche tendono a spostarsi verso nord per allontanarsi dalle zone del pack, che si allargano in
inverno.

Non tutte le popolazioni di una specie, seguono le stesse strategie di spostamento. Nel Pygoscelis papua, le popolazioni meridionali si spostano verso nord, mentre quelle più settentrionali sono sedentarie.

I giovani sono soggetti a movimenti dispersivi, anche se poi ritornano alle colonie per la muta o per la riproduzione.

Ritrovamenti di animali isolati, lontani dai loro areali, sono di dubbia validità. Capita spesso che pescatori o balenieri, catturino pinguini per farne delle mascotte, e che, in un momento successivo, questi fuggano, ritrovandosi in luoghi inconsueti per loro.

Relazioni con l'uomo

Prime descrizioni

I primi europei a vedere dei pinguini, furono probabilmente i membri della spedizione di Bartholomeu Dias de Noaves nel
1487, quando doppiarono il Capo delle Tempeste (rinominato successivamente Capo di Buona Speranza).
Le prime documentazioni scritte rimasteci, sono però quelle del viaggio di Vasco da Gama (1497-98), dove i cronisti descrivono i pinguini visti lungo le coste dell'Africa meridionale.
Successive sono le descrizioni di Antonio Pigafetta, che viaggiò con Ferdinando Magellano nella sua circumnavigazione del globo (1519-1522).

Queste descrizioni e le successive, non ebbero un carattere scientifico e i primi scritti che si possono definire tali ci vengono da Linneo, che nel 1758 descrisse lo Spheniscus demersus.

Il nome

Il nome di pinguino deriva da una confusione tra specie. Nell' Atlantico settentrionale esisteva una specie molto abbondante, l'Alca impennis, molto simile al pinguino attuale, ma non geneticamente ricollegabile.
Veniva chiamato pinguino, ha causa del suo grasso (dal latino pinguis, grasso), talmente commercializzato, che fu la causa della sua estinzione nel
1844.

Fonte di cibo per l'uomo

Il pinguino ha costituito una facile fonte di cibo per l'uomo, a causa della sua inabilità al volo e alla relativa indifferenza nei confronti dell'uomo, che ha conosciuto molto tardi e che non ha mai considerato come un predatore.
Questo ebbe effetti devastanti, specialmente nel
XIX secolo e agli inizi del XX; fortunatamente, i pinguini si situano in aree geografiche remote e difficilmente accessibili ai loro principali persecutori, gli europei. Non di meno, balenieri, pescatori ed esploratori, trovarono nelle colonie di pinguini, delle "dispense" a cui accedere facilmente, alcuni caricavano uova ed uccelli vivi a bordo, per avere carne fresca a disposizione.
In alcuni luoghi, come all'isola Amsterdam o all'isola St. Paul (Oceano Indiano meridionale), i pinguini venivano usati anche come esca per la pesca.
Alle isole Falkland, le loro uova venivano raccolte sistematicamente fino dal 1700 e questa abitudine è cessata solo recentemente.
All'isola Dassen, al largo del Sudafrica, alla fine del XIX secolo venivano raccolte 300.000 uova all'anno di Spheniscus demersus e molte altre venivano distrutte, solo per assicurarsi una raccolta di uova fresche nella visita successiva. Nonostante la raccolta sia proibita dal 1969, la raccolta illegale di uova continua tuttora, anche se in forme molto più modeste.

Un'altra forma di sfruttamento del pinguino, passa dall’utilizzo dell’olio che si ricava dal suo grasso. Il pinguino viene ucciso nel momento in cui è più grasso, al ritorno sul terreno per la muta, quindi viene bollito per ricavarne l'olio. Questa attività veniva fatta a livello industriale: tra il 1870 e il 1918, la Nuova Zelanda forniva licenze per catturare pinguini sull'isola Macquarie. In questo modo venivano uccisi annualmente 150.000 uccelli. Le specie coinvolte, erano principalmente quelle più grandi, ovvero le specie del genere Aptenodytes.
Tra il 1864 e il 1880, vennero sterminati 2.000.000-2.500.000 pinguini delle isole Falkland.
Fortunatamente l'industria dell'olio di pinguino fu discontinua a causa delle proteste dell'opinione pubblica, specialmente quando vennero mostrate immagini in cui i pinguini venivano gettati nei pentoloni bollenti ancora vivi.

Altri prodotti economici derivanti dai pinguini

Un altro prodotto commerciale ricavato dal pinguini, questa volta in modo meno cruento, è il suo guano, che, come quello degli altri uccelli marini, ha un grande valore commerciale e viene utilizzato come fertilizzante. Tra il 1848 e il 1875, Europa e America settentrionale, ne importarono 20.000.000 di tonnellate. Poiché lo sfruttamento derivava da depositi di molti secoli, questa attività non poté continuare per molto tempo a questi livelli e dovette essere razionalizzata. Vennero quindi protette le isole e gli animali che assicuravano questa fonte di reddito, affinché i depositi di guano venissero annualmente rinnovati.

Le penne di pinguino, sono state usate in molti modi diversi: borse, cappelli, decorazioni per abiti femminili, pantofole, tappeti, coperte, ecc. Le penne perse durante la muta venivano raccolte per riempire i materassi.

Il disturbo del turismo

Gli zoo ebbero un ruolo importante nel rendere popolari i pinguini, tanto da rientrare tra gli animali più conosciuti ai bambini, entrando come protagonista nei libri o nei cartoni animati per bambini.
Questa loro popolarità, aiutò il turismo antartico e subantartico, con l'organizzazione di viaggi per vedere i pinguini nelle loro colonie. In questi incontri con i pinguini, non si tiene in debito conto del disturbo causato, la presenza dell'uomo in località molto chiuse ed appartate, causa effetti deleteri sulla popolazione.

Status e conservazione

Sfruttamento industriale

Lo sfruttamento dei pinguini su ampia scala dell'inizio del
XX secolo significò l'uccisione di milioni di uccelli. Altrettanto gravi sono le distruzioni dei siti riproduttivi arrecati dalle industrie che sfruttano il guano prodotto dai pinguini, che ne determina un costante declino, tanto da contribuire alla scomparsa di intere colonie.

Esplorazioni scientifiche antartiche

Le recenti esplorazioni scientifiche antartiche, ha portato a continui maltrattamenti dei pinguini (che continuano tutt'ora); la presenza delle basi politico-scientifiche, creano notevoli danni alle popolazioni di pinguini, in quanto situate quasi sempre nelle zone più adatte alla nidificazione.
Aerei ed elicotteri, volano sopra le colonie, creano il panico, generando un fuggi-fuggi generale, che porta alla morte, sia di pulcini che di adulti, per schiacciamento o per predazione su pulcini e uova rimasti isolati.
Recentemente sono state decretate misure per ridurre l'impatto di queste basi sull'ambiente, si spera che vengano presto applicate in modo estensivo.

Disturbi alle colonie

Ogni disturbo ad una colonia ha effetti molto seri:
  • gli adulti possono calpestare le uova o i pulcini
  • uova o pulcini abbandonati possono essere catturati da predatori
  • anche solo la preoccupazione o la paura, che genera segnali di allarme, contribuisce ad un maggiore dispendio di energia, che per certe specie può diventare critico.

Quindi esistono disturbi immediati ed ovvi e disturbi non immediatamente visibili che, se protratti e ripetuti nel tempo, possono portare alla morte degli individui.

Cattura di animali

Anche gli zoo hanno contribuito a questi effetti negativi, catturando un gran numero di esemplari per le loro collezioni.

Introduzione di predatori non autoctoni

L'introduzione da parte dell'uomo di animali non autoctoni, ha provocato gravi effetti sulle popolazioni di pinguini, con perdite di uova, pulcini ed adulti.
I più disastrosi sono: ratti, mustelidi, cani e maiale.

Altri problemi sono creati dall'introduzione di erbivori (come pecore o conigli) che deteriorano l'habitat naturale, causando un disturbo aggiuntivo o addirittura la distruzione delle colonie. Le uova possono andare perdute, calpestate dagli erbivori più grossi.

Inquinamento

Lo scarico di rifiuti in mare, in particolare di oggetti di plastica, crea problemi agli Eudyptula minor, che possono ingerirli, generando gravi ferite o la morte.
La fuoriuscita di
petrolio o derivati crea problemi all'impermeabilità delle penne oltre che intossicazioni, quando questi cerchino di ripulirsi, ingerendo i liquidi inquinanti.
Basse concentrazioni di DDT sono state ritrovate nei tessuti di animali anche nelle più remote aree, come nel Pygoscelis adeliae e nel Pygoscelis antartica, mostrando come questa sostanza altamente tossica abbia raggiunto anche l'Antartide, sebbene bandita da tempo.

Aumenti delle attuali popolazioni

Alcuni censimenti hanno comunque rilevato che alcune popolazioni si sono incrementate negli ultimi anni, anche se occorre tenere presente che i metodi per censire possono essere diversi e quelli più antichi possono essere meno precisi. È certamente vero che, la fine delle persecuzioni su larga scala, hanno chiaramente un benefico effetto sulle popolazioni, ma vi sono altri fattori che oggi rischiano di compromettere le popolazioni, come le variazioni climatiche.

Trattato antartico

Uno dei passi più importanti e positivi per la protezione dei pinguini, è sicuramente la riconferma del Trattato antartico dell'ottobre 1991, che ne impedisce lo sfruttamento economico.

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