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Storia dell'Unione Sovietica (1922-1953)

Questo articolo č parte della serie Storia della Russia
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Rus' di Kiev
Khazaria
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Russia Imperiale
Rivoluzione russa
Guerra Civile Russa
Storia dell'Unione Sovietica (1922-1953)
Storia dell'Unione Sovietica (1953-1985)
Storia dell'Unione Sovietica (1985-1991)
ComunitĂ  degli Stati Indipendenti
Russia post-comunista

Table of contents
1 Il NEP "Nuovo Piano Economico"
2 La morte di Lenin e il destino del NEP
3 Industrializzazione stalinista
4 "La Grande Guerra Patriottica" (Seconda Guerra Mondiale)
5 La rottura della pace nel dopoguerra

Il NEP "Nuovo Piano Economico"

Durante la guerra civile, Lenin adottò il comunismo di guerra, che comportava la suddivisione delle proprietà terriere e la confisca dei surplus agricoli. La rivolta di Kronstadt segnalò la crescente impopolarità del comunismo di guerra nelle campagne: nel marzo 1921, alla fine della guerra civile, i marinai disillusi, principalmente contadini che erano stati inizialmente dei convinti sostenitori dei Bolscevichi, sotto il governo provvisorio, si rivoltarono contro il nuovo regime. Anche se l'Armata Rossa, comandata da Leon Trotsky, attraversò il Mar Baltico congelato e soffocò rapidamente la rivolta, questo segno di crescente malcontento costrinse il Partito sotto la guida di Lenin ad incoraggiare una vasta alleanza con la classe operaia e i contadini (che erano l'80% della popolazione), anche se i Marxisti-Leninisti ortodossi favorivano un regime rappresentativo unicamente degli interessi del proletariato rivoluzionario. Lenin di conseguenza pose fine al comunismo di guerra e istituì il Nuovo Piano Economico (NEP), nel quale lo stato permetteva l'esistenza di un mercato limitato. Vennero consentite piccole imprese private e vennero allentate le restrizioni sulle attività politiche.

Ad ogni modo, la svolta chiave coinvolse lo status del surplus agricolo. Piuttosto che requisire con la forza l'eccesso di produzione (il marchio del comunismo di guerra), il NEP permise ai contadini di vendere il surplus sul mercato libero. Al tempo stesso, lo stato era sempre proprietario di quelle che Lenin giudicò le "vette del comando" dell'economia: industria pesante come quelle del carbone, del ferro, e dei settori metallurgici, assieme a sistema bancario e finanza. Le "vette del comando" impiegavano la maggioranza dei lavoratori delle aree urbane. Sotto il NEP, queste industrie di stato avrebbero massimizzato il profitto e sarebbero state ampiamente libere di prendere le proprie decisioni economiche.

Il NEP Sovietico (1921-29) fu essenzialmente un periodo di "socialismo di mercato", simile a quello della riforma di Deng nella Cina comunista dopo il 1978, in quanto entrambi prevedevano un ruolo per l'impresa privata e un mercato basato sul commercio e i prezzi, piuttosto che sulla pianificazione centralizzata. Come interessante aneddoto, durante il primo incontro, agli inizi degli anni '80, tra Deng Xiaoping e Armand Hammer, un industriale americano e il prominente investitore nell'Unione Sovietica di Lenin, Deng premette su Hammer per ottenere piů informazioni possibili sul NEP.

Con i nuovi incentivi di mercato che aumentavano la produttivitĂ , le rendite agricole non solo recuperarono i livelli ottenuti prima della Rivoluzione Bolscevica, ma migliorarono molto. La frammentazione delle proprietĂ  terriere quasi feudali dell'era Zarista, diede ai contadini grandi incentivi per massimizzare la produzione. Essendo in grado di vendere il loro surplus sul mercato libero, le spese dei contadini diedero una spinta al settore manifatturiero delle aree urbane. Come risultato del NEP, e della frammentazione della proprietĂ  terriera, mentre il Partito Comunista consolidava il suo potere, l'Unione Sovietica divenne il primo produttore di grano del mondo.

L'agricoltura, comunque, si sarebbe ripresa dalla guerra civile piů rapidamente dell'industria pesante. Le fabbriche, gravemente danneggiate dalla guerra civile e dal deprezzamento del capitale, erano molto meno produttive. In aggiunta, l'organizzazione delle imprese in cartelli o sindacati, rappresentanti un particolare settore dell'economia, avrebbe contribuito al disequilibrio tra l'offerta e la domanda associata ai monopoli. A causa della mancanza di incentivi portati dalla competitivitĂ  dei mercati, i cartelli erano invogliati a vendere i loro prodotti a prezzi piů alti.

La piů lenta ripresa dell'industria pose alcuni problemi ai contadini, che assommavano all'80% della popolazione. Poiché l'agricoltura era relativamente piů produttiva, gli indici relativi dei prezzi per i beni industriali erano piů alti di quelli dei prodotti agricoli. Il risultato di questo fu che Trotsky parlò di "Crisi della forbice" a causa della forma a forbice dei grafici rappresentanti i movimenti negli indici di prezzo relativi. In maniera piů semplice, i contadini dovevano produrre piů grano per acquistare i beni di consumo delle aree urbane. Come risultato, alcuni contadini trattennero gli eccessi di produzione in attesa di prezzi piů alti, contribuendo a lievi carenze nelle cittĂ . Questo, naturalmente, č il normale comportamento di un mercato speculativo, ma alcuni degli esponenti di vertice del Partito Comunista, con poca comprensione dell'economia di mercato, non capirono questo fenomeno, considerandolo uno sfruttamento dei consumatori urbani.

Nel frattempo il Partito fece dei passi costruttivi per compensare la crisi, tentando di abbassare i prezzi dei beni manifatturieri e di stabilizzare l'inflazione, tramite l'imposizione del controllo dei prezzi sui beni industriali fondamentali e spezzando i cartelli allo scopo di incoraggiare la competizione del mercato.

La morte di Lenin e il destino del NEP

Il Partito si divide in fazioni

Poiché i meccanismi di successione non erano stati stabiliti nelle procedure del Partito, la morte di Lenin, nel 1924 sollevò una feroce lotta tra fazioni, sul destino del NEP.

L'ala "radicale" del partito, guidata da Leon Trotsky, si era da tempo opposta al NEP per ragioni ideologiche, e sfruttò la "crisi della forbice" per guadagnarsi un capitale ideologico sull'ala moderata del partito, che appoggiava il NEP, guidata da Nikolai Ivanovich Bukharin. Inizialmente, Stalin si unì alla fazione Bukhariniana per sconfiggere Trotsky. In seguito però si schierò contro i moderati che appoggiavano il NEP, una volta che Trotsky venne esiliato, allo scopo di consolidare il suo controllo sul Partito e sullo Stato.

Stalin consolida il potere

Allo scopo di escogitare un pretesto per abbandonare il NEP, Stalin si mosse per sfruttare i problemi associati con la "crisi della forbice". In aggiunta a ciò, egli si indirizzò all'ascesa dei "Nepmen" (piccoli commercianti che traevano profitto dal fiorente commercio urbano-rurale) e dei "Kulak" (la classe media emergente dei contadini e allevatori) sotto il NEP, come a nuove classi capitaliste, ostili al monopolio sul potere da parte del Partito. Poiché l'economia del NEP era un'economia mista, egli fu in grado di indicare inflazione e disoccupazione come i mali del mercato.

Stalin si mosse da un lato all'altro e liberò il Partito da entrambe le fazioni forgiando un percorso di sviluppo che integrava le idee di entrambi i campi. Adattò la posizione "di sinistra" che si opponeva all'agricoltura di mercato allo scopo di produrre rapidamente le basi materiali del comunismo nonostante le condizioni sfavorevoli. Ma appoggiò anche la nozione propria della fazione "di destra", che favoriva il concentrarsi sullo sviluppo economico invece che esportare la rivoluzione. Riguardo a questo, favorì anche la massiccia esportazione di grano e materie prime; le entrate ottenute dagli scambi con l'estero permisero all'Unione Sovietica di importare la tecnologia straniera necessaria allo sviluppo industriale.

A quel tempo, Stalin aveva una reputazione come rivoluzionario, "Bolscevico devoto" e "braccio destro" di Lenin. Ad ogni modo, in realtĂ  Lenin diffidava di Stalin, e prima della sua morte aveva scritto una lettera che avvertiva del pericolo nel dargli potere, definendolo "rude", "intollerante" e "capriccioso". Stalin e i suoi fiancheggiatori avevano fatto sparire queste lettere, che saltarono fuori solo dopo la morte di Stalin nel 1953.

Industrializzazione stalinista

Al Quindicesimo Congresso del Partito, nel dicembre 1927, Stalin, ora inamovibile dittatore, abbandonò il NEP. Avvertendo i delegati di un imminente accerchiamento capitalista, sottolineò che la sopravvivenza e lo sviluppo potevano avvenire solo perseguendo il rapido sviluppo dell'industria pesante. Stalin rimarcò che l'Unione Sovietica era "da cinquanta a cento anni piů indietro, rispetto alle nazioni avanzate" (Stati Uniti, Francia, Germania, Regno Unito, ecc.), e che bisognava quindi assottigliare "questa distanza in dieci anni". In un forse sinistro presagio della seconda guerra mondiale, Stalin dichiarò, "O riusciamo a farcela o verremmo schiacciati". L'abbandono del NEP da parte di Stalin, con il primo Piano Quinquennale steso dal GOSPLAN nel 1929 fu il punto di svolta della storia Sovietica, stabilendo una pianificazione centrale orientata verso una rapida industrializzazione pesante come base delle decisioni economiche.

Per sorvegliare la radicale trasformazione dell'Unione Sovietica, il Partito, sotto la direzione di Stalin, fondò il GOSPLAN (la Commissione Statale di Pianificazione Generale), un organo del Partito Comunista responsabile della guida dell'economia socialista verso un'industrializzazione accelerata. Nell'aprile 1929 il GOSPLAN rilasciò due bozze congiunte che diedero inizio al processo che avrebbe industrializzato una nazione principalmente agricola. Questo rapporto di 1700 pagine divenne la base del primo Piano Quinquennale per la Costruzione Economica Nazionale, o "Piatiletka", che chiamava per il raddoppio delle scorte di capitale dell'Unione Sovietica tra il 1928 e il 1933. Passando dal NEP di Lenin, il Piano Quinquennale sarebbe stato il rapido, incredibile processo di trasformazione di una nazione principalmente agricola, composta da contadini e che emergeva dall'assolutismo zarista, in una superpotenza industriale. In effetti, gli obbiettivi iniziali erano quelli di gettare le basi per una futura, crescita economica esponenziale.

Breve panoramica sulla pianificazione economica

Il nuovo sistema economico spinto dal Piano Quinquennale comportava una serie complicata di arrangiamenti della pianificazione. In un piano ideale, il Politburo inviò la sua lista di prioritĂ  per il Piano Quinquennale al Consiglio dei Ministri, che la elaborò e la inviò alla Commissione di Pianificazione Statale o GOSPLAN, il quale disaggregò le prioritĂ  per i suoi dipartimenti. I dipartimenti lavorarono sulle bozze delle varie parti del piano, che vennero riaggregate in una bozza completa dal GOSPLAN. Questa bozza del piano sarebbe stata mandata al Consiglio dei Ministri, al Politburo del Partito e al Segretariato del Comitato Centrale. Il Consiglio dei ministri avrebbe scomposto il piano in compiti per i vari ministeri, quindi in unitĂ  ancor piů piccole, eventualmente al livello della singola impresa. Le imprese quindi valutavano la fattibilitĂ  degli obbiettivi e stimavano i contributi necessari, il che rappresentava la fase piů intensa di contrattazione del processo decisionale della pianificazione economica. Le stime fatte dopo questo processo di contrattazione venivano riaggregate al Consiglio dei Ministri, che le inviava revisionate al GOSPLAN. La ristesura del piano veniva quindi inviata al Consiglio dei Ministri, al Politburo del Parito e al Segretariato del Comitato Centrale per l'approvazione. Il Consiglio dei Ministri sottometteva il Piano al Soviet Supremo e il Comitato Centrale sottometteva il piano al Congresso Nazionale del Partito, per un'approvazione senza discussioni. In quel momento il processo era completo e il piano diventava legge.

Il primo Piano Quinquennale si concentrò sulla mobilitazione delle risorse naturali, per costruire la base dell'industria pesante nazionale, incrementando la produzione di carbone, ferro, e altre risorse vitali. Pagando un alto prezzo umano, questo processo ebbe ampiamente successo, forgiando un'importante base per uno sviluppo industriale piů rapido di quello di qualsiasi altra nazione della storia. Comunque, con l'economia che divenne piů complessa negli anni dopo Stalin, la prudenza del processo decisionale di pianificazione economica si sarebbe rivelato meno adatto a raggiungere la crescita attraverso l'innovazione tecnologica e i miglioramenti nella produttivitĂ , risultando così in una stagnazione associata agli ultimi anni precedenti alla dissoluzione dell'Unione Sovietica.

Collettivizzazione e industrializzazione in pratica

Con il NEP, l'abbandono della requisizione del surplus agricolo del periodo del Comunismo di Guerra (1917-21), diede ai contadini incentivi individuali per incrementare la produttività agricola, permettendogli di vendere l'eccesso di produzione sul mercato libero. Il processo di collettivizzazione, comunque, supervisionato dal primo Piano Quinquennale, abbandonò questa politica. Al suo posto i contadini vennero costretti a cedere i loro appezzamenti privati, lavorare per le fattorie collettive, e vendere i loro prodotti allo stato per un basso prezzo imposto da quest'ultimo.

Ora che lo stato era in grado di accaparrarsi il surplus agricolo, era anche in grado di esportare grano in cambio della valuta straniera di cui aveva bisogno per importare la tecnologia necessaria per l'industrializzazione pesante. Ad ogni modo, i contadini si opposero amaramente a questo processo, e in molti casi uccisero il proprio bestiame piuttosto che darlo alle fattorie collettive. Nonostante le aspettative, la collettivizzazione portò a un crollo nella produzione agricola, che non riprese i livelli del NEP fino al 1940. Gli svantaggi della collettivizzazione russa peggiorarono le condizioni della carestia in un periodo di siccitĂ , specialmente in Ucraina e nella regione del Volga. Il numero di persone che morirono per queste carestie è stimato tra i due e i cinque milioni. Il reale numero di vittime è ancora oggi al centro di dure dispute.

Ad ogni modo, la mobilitazione delle risorse da parte della pianificazione statale aumentò la base industriale della nazione. La produzione di ghisa, necessaria per lo sviluppo di un'infrastruttura industriale non esistente, crebbe da 3,3 milioni a 10 milioni di tonnellate all'anno. Il carbone, il prodotto che alimentava le economie moderne e l'industrializzazione comunista, passò con successo da 35,4 milioni a 75 milioni di tonnellate, e la produzione di minerali ferrosi crebbe da 5,7 milioni a 19 milioni di tonnellate. Numerosi complessi industriali come a Magnitogorsk e Kuznetsk, le fabbriche di automobili di Mosca e Gorky, le industrie di macchinari pesanti degli Urali e di Kramatorsk, e le fabbriche di trattori di Kharkov, Stalingrado e Cheliabinsk, erano state costruite o in costruzione.

Basandosi quasi esclusivamente su queste cifre, il Piano Quinquennale era stato completato al 93,7% in soli quattro anni, mentre le parti riguardanti l'industria pesante furono soddisfatte al 108%. Stalin, nel dicembre 1932, dichiarò al Comitato Centrale che il Piano era stato un successo, poiché gli incrementi nella produzione di carbone e ferro avrebbero alimentato il futuro sviluppo economico. Alcuni storici hanno addirittura suggerito che il primo Piano avrebbe avuto ancora piů successo se l'URSS non avesse dovuto affrontare la crisi economica presente all'estero, che era fuori dal suo controllo.

Secondo Robert C. Tucker, il Piano quinquennale venne rallentato "solo a causa del rifiuto di stipulare patti di non aggressione da parte delle nazioni confinanti e da complicazioni nell'estremo oriente", come l'occupazione giapponese della Manciuria cinese nel 1931, che faceva presagire la guerra e costrinse l'URSS a convertire alcune fabbriche alla produzione di munizioni, per colmare la distanza nel potenziale difensivo.

Anche se indubbiamente segnò un incredibile salto nella capacitĂ  industriale, il Piano Quinquennale, ovviamente, fu molto duro per gli operai; le quote di produzione erano estremamente difficili da raggiungere, richiedendo ai minatori di fare giornate lavorative di 16-18 ore. Il fallimento nel soddisfare le quote poteva risultare in accuse di tradimento. Le condizioni di lavoro erano povere, e anche rischiose. Secondo alcune stime, 127.000 operai morirono durante i quattro anni dal 1928 al 1932. A causa dell'allocazione di risorse per l'industria, associata al decremento di produttivitĂ  introdotto dalla collettivizzazione, si ebbe una carestia. Anche l'uso del lavoro forzato non deve essere trascurato. Nella costruzione dei complessi industriali, i detenuti dei campi di lavoro vennero usati come risorse spendibili.

Dal 1921 fino al 1954, durante il periodo dell'industrializzazione forzata, guidata dallo stato, si sostiene che 3,7 milioni di persone vennero condannate per supposti crimini contro-rivoluzionari, in queste cifre sono compresi 600.000 condannati a morte, 2,4 milioni di condannati ai campi di lavoro e 700.000 condannati all'espatrio. Altri stimano che queste cifre furono molto piů alte. Così come per le carestie, le prove a supporto di queste cifre elevate sono disputate da alcuni storici, anche se rappresentano un opinione di minoranza.

Cambiamenti nella societĂ  sovietica: modernizzazione

Le politiche industriali di Stalin migliorarono ampiamente la qualitĂ  della vita per la maggioranza della popolazione, anche se il discusso numero di vittime provocate da tali politiche macchia il risultato ottenuto.

L'occupazione, ad esempio, crebbe notevolmente; 3,9 milioni era la cifra attesa per il 1923, ma la cifra fu in realtà un incredibile 6,4 milioni. Per il 1937, il numero crebbe ancora, a circa 7,9 milioni, e nel 1940 era di 8,3 milioni. Tra il 1926 e il 1930, la popolazione urbana aumentò di 30 milioni di unità. La disoccupazione era stata un problema durante il periodo degli Zar e anche sotto il NEP, ma non fu un fattore principale dopo l'implementazione del programma di industrializzazione Stalinista. La mobilitazione di risorse per industrializzare la società agricola creò il bisogno di forza lavoro, il che significò che la disoccupazione andò virtualmente a zero. Vennero iniziati diversi progetti ambiziosi, e questi fornirono materie prime, non solo per gli armamenti, ma anche per i beni di consumo.

Le fabbriche di automobili di Mosca e Gorky producevano automobili che il pubblico poteva utilizzare, e l'espansione dell'industria pesante e della produzione di acciaio, rese possibile costruire un grande numero di automobili. La produzione di camion e auto, ad esempio, raggiunse le 200.000 unità nel 1931. Poiché gli operai dell'industria necessitavano di educazione, il numero di scuole aumentò. Nel 1927, 7,9 milioni di studenti frequentavano 118.558 scuole. Questi numeri salirono a 9,7 milioni di studenti e 166.275 scuole per il 1933. In aggiunta, 900 dipartimenti specialistici e 566 istituzioni vennero costruiti ed erano funzionanti per il 1933.

La popolazione sovietica beneficiò anche di un certo livello di liberalizzazione sociale. Le donne ricevevano un'educazione adeguata e paritetica, e avevano gli stessi diritti per l'impiego, accelerando il miglioramento delle condizioni di vita delle donne e delle famiglie. Lo sviluppo stalinista contribuì anche al progresso della sanità, che aumentò di molto le aspettative di vita per il tipico cittadino sovietico, e la sua qualità della vita. Le politiche di Stalin garantirono ai sovietici un accesso universale all'educazione e alla sanità, permettendo a questa generazione di essere la prima a non temere tifo, colera e malaria. Il numero di casi per queste malattie scese ai minimi storici, aumentando l'aspettativa di vita di decenni.

Le donne sovietiche nel periodo di Stalin, furono anche la prima generazione di donne in grado di partorire con sicurezza negli ospedali, con accesso alle cure prenatali. L'educazione fu anch'essa un esempio di miglioramento della qualitĂ  della vita conseguente allo sviluppo economico. La generazione nata durante il governo di Stalin fu la prima quasi completamente alfabetizzata. Gli ingegneri venivano inviati all'estero per apprendere la tecnologia industriale, e centinaia di ingegneri stranieri vennero portati in Russia per lavorare a contratto. Anche i trasporti vennero migliorati, con la costruzione di molte nuove ferrovie. I lavoratori che eccedevano la loro quota di produzione, gli Stakhanovisti (stacanovisti), ricevevano molti incentivi per il loro lavoro. Potevano quindi permettersi di comprare beni che venivano prodotti in massa dall'economia sovietica in rapida espansione.

Naturalmente, queste conquiste complessive non erano universali. I Kulak (i contadini benestanti), vennero insediati forzosamente in Siberia (gran parte dei kulak servì nei campi di lavoro forzato). Nel 1975, Abramov e Kocharli stimarono che 265.800 famiglie di kulak vennero inviate nei Gulag nel 1930. Nel 1979, Roy Mendvedev usò le stime di Abramov e Kocharli per calcolare che 2,5 milioni di contadini vennero esiliati tra il 1930 e il 1931, ma egli sospetta di aver sottostimato il numero totale. Tragicamente, la Siberia era sia scarsamente popolata, che il luogo dove si trovavano la maggior parte delle risorse naturali dell'Unione Sovietica. Il lavoro forzato, in larga misura, spiega i livelli incredibilmente alti nello sfruttamento delle risorse naturali di base, durante le prime fasi dello sviluppo industriale.

Le grandi purghe

Mentre si svolgeva questo processo, Stalin consolidò un potere quasi assoluto con le Grandi purghe contro i suoi supposti oppositori politici e ideologici, soprattutto nel gruppo scelto e nelle fila del Partito Bolscevico. Questo recente consolidamento del potere può essersi reso necessario considerando il livello di malcontento risultante dalla collettivizzazione dell'agricoltura. Le misure adottate contro gli oppositori e i sospetti oppositori andavano dall'imprigionamento nei campi di lavoro (Gulag) all'assassinio (come quello di Leon Trotsky e forse di Sergei Kirov). Il periodo del 1936-1937 viene spesso chiamato il Grande terrore, con migliaia di persone (anche solo vagamente sospettate di opporsi al regime di Stalin) che vennero uccise o imprigionate. Si reputa che Stalin abbia firmato personalmente 40.000 condanne a morte di sospetti oppositori politici.

Durante questo periodo, le pratiche dell'arresto di massa, della tortura e dell'imprigionamento degli oppositori al regime di Stalin divenne comune. Secondo stime proprie del KGB, 681.692 persone vennero giustiziate solo nel periodo 1937-38 (anche se molti storici ritengono che questo numero sia sottostimato), e milioni di persone vennero deportate nei Gulag.

Diversi processi spettacolo vennero tenuti a Mosca, per servire da esempio per i processi che le corti locali dovevano portare avanti in altre parti della nazione. Ci furono quattro processi chiave dal 1936 al 1938, il Processo dei Sedici fu il primo (dicembre 1936); quindi il Processo dei Diciassette (gennaio 1937); il Processo ai Generali dell'Armata Rossa, compreso il Maresciallo Tukhachevsky (giugno 1937); e infine il Processo dei ventuno (compreso Bukharin) nel marzo 1938.

A dispetto dell'apparenza progressista della costituzione di Stalin, emanata nel 1937, il potere del Partito era in realtà subordinato alla polizia segreta, il meccanismo tramite il quale Stalin si assicurò la sua dittatura attraverso il terrore di stato.

"La Grande Guerra Patriottica" (Seconda Guerra Mondiale)

La guerra e lo sviluppo stalinista

L'industrializzazione pesante contribuì alla vittoria sovietica sulla Germania Nazista. L'Armata Rossa capovolse da sola l'espansione dei nazisti verso est, con il punto di svolta sul Fronte Orientale che fu rappresentato dalla Battaglia di Stalingrado. Anche se l'Unione Sovietica ricevette aiuti ed armi dagli Stati Uniti, la sua produzione bellica era maggiore di quella della Germania Nazista, a causa della rapida crescita della produzione industriale sovietica tra le due guerre. Il Secondo Piano Quinquennale portò la produzione di acciaio a 18 milioni di tonnellate e quella del carbone a 128 milioni. Prima che venisse interrotto, il Terzo Piano Quinquennale produsse 18 milioni di tonnellate d'acciaio e 150 milioni di tonnellate di carbone. Durante la guerra, gli alleati furono in grado di superare la Germania Nazista nella produzione di materiale bellico, in alcuni casi di dieci volte. La produzione di carri armati, ad esempio, era pari a 40.000 all'anno per gli alleati, contro i soli 4.000 dei tedeschi.

Mentre č ingenuo de-enfatizzare l'assistenza degli USA durante la seconda guerra mondiale, la produzione industriale sovietica aiutò a fermare l'iniziale avanzata dei nazisti, e tolse loro il vantaggio di cui disponevano. Secondo R. Hutchings, "Uno può difficilmente dubitare che se ci fosse stata una costruzione piů lenta dell'industria, l'attacco avrebbe avuto successo e la storia mondiale si sarebbe evoluta in maniera abbastanza differente". Per i lavoratori coinvolti nell'industria, comunque, la vita era difficile. Gli operai erano incoraggiati a raggiungere e superare le quote di produzione attraverso la propaganda, di cui č un classico esempio il Movimento Stakhanovista. Alcuni sostengono che tra il 1933 e il 1945, sette milioni di civili morirono a causa del lavoro stancante. Tra il 1930 e il 1940, 6 milioni di persone passarono attraverso il sistema dei lavori forzati.

Gli storici anti-sovietici, ad ogni modo, interpretano la mancanza di preparazione a difendersi dell'Unione Sovietica come una pecca della pianificazione economica Stalinista. Shearer arguisce che ci fu "un'economia a comando amministrativo" ma che non fu "di tipo pianificato". Egli sostiene che l'Unione Sovietica soffrì per lo stato caotico del Politburo nelle sue politiche, a causa delle grandi purghe, ed era completamente impreparata per l'invasione Nazista. Quando l'Unione Sovietica fu invasa nel 1941, Stalin ne fu in effetti sorpreso. L'economista Holland Hunter, in aggiunta, sostiene che una serie "di percorsi alternativi era disponibile, per tirarsi fuori dalla situazione alla fine degli anni '20 ... che avrebbero prodotto risultati parimenti buoni rispetto a quelli raggiunti ad esempio nel 1936, ma con molto meno turbolenza, spreco, distruzione e sacrificio".

Mentre non si trattò assolutamente di un'economia "ordinata" o efficiente, il Piano Quinquennale non progettò un'offensiva ma, poichĂ© l'Unione Sovietica era sotto attacco, la situazione richiedeva una risposta difensiva. Il risultato, come puntualizza Shearer, fu che l'economia di comando dovette venire rilassata in modo che venisse raggiunta la necessaria mobilitazione. Sapir appoggia questo punto di vista, sostenendo che le politiche di Stalin svilupparono un'economia mobilizzata (che era inefficiente), con tensioni tra i centri di decisione locali e quello centrale. Le forze del mercato divennero piů importanti delle restrizioni dell'amministrazione centrale. Questa visione, ad ogni modo, viene confutata da Stephen Lee, il quale sostiene che la "pesante industrializzazione si tradusse in definitiva nella sopravvivenza".


Segnando la vittoria dell'Unione Sovietica, un soldato innalza la bandiera sovietica sul Reichstag tedesco, nella capitale Nazista, Berlino.

Sviluppi del tempo di guerra

La seconda guerra mondiale (conosciuta in tutta l'ex-URSS come la Grande Guerra Patriottica) colse impreparati i militari sovietici. Una convinzione ampiamente sostenuta č che questo avvenne a causa del grande numero di ufficiali anziani spediti in prigione dalle grandi purghe del 1936-1938. Per assicurare l'influenza sovietica sull'Europa orientale e guadagnare del tempo, Stalin organizzò il Patto Molotov-Ribbentrop, un patto di non-aggressione con la Germania Nazista, il 23 agosto 1939. Un protocollo segreto compreso nel patto dava Polonia orientale, Lettonia, Estonia e Finlandia all'URSS, e Polonia occidentale e Lituania alla Germania Nazista. La Germania invase la Polonia il 1 settembre, l'URSS la seguì il 17 settembre. Il 30 novembre, l'Unione Sovietica attaccò la Finlandia in quella che venne chiamata la Guerra d'Inverno.

Il 22 giugno 1941, comunque, Hitler ruppe il patto e invase l'Unione Sovietica (vedi Operazione Barbarossa). Si disse che inizialmente Stalin si rifiutò di credere che la Germania Nazista avesse rotto il trattato. Ad ogni modo, nuove prove mostrano che Stalin tenne delle riunioni con diversi membri del governo sovietico e dell'esercito, compresi Molotov (Commissario del Popolo agli Affari Esteri), Timoshenko (Commissario del Popolo alla Difesa), Zhukov (Capo di Stato Maggiore dell'Armata Rossa), Kuznetsov (Comandante dei distretti militari del Baltico e del Caucaso settentrionale), e Shaposhnikov (Vice-commissario del Popolo alla Difesa). In totale, il primo giorno dell'attacco, Stalin tenne riunioni con piů di 15 membri del governo e dell'esercito.

Si č sostenuto, da parte di alcuni, che la Germania Nazista ricevette avviso di un attacco pianificato dall'Unione Sovietica. Anche alcuni militari russi hanno recentemente dichiarato che l'Armata Rossa di Stalin era in posizione offensiva e pronta a colpire la Germania Nazista.

Le truppe tedesche raggiunsero la periferia di Mosca nel dicembre 1941, ma vennero fermate da un inverno precoce e dalla controffensiva sovietica. Alla battaglia di Stalingrado del 1942-43, dopo aver perso un numero di uomini stimato in 1 milione, nella battaglia piů sanguinosa della storia, l'Armata Rossa fu in grado di riprendere l'iniziativa della guerra. Le forze sovietiche furono presto in grado di riguadagnare il territorio perduto e spingere l'esercito tedesco, le cui linee di rifornimento si erano troppo allungate, indietro nella Germania stessa.

Dalla fine del 1944 al 1949 gran parte della Germania orientale finì sotto l'occupazione dell'Unione Sovietica e il 2 maggio 1945, la capitale tedesca, Berlino, venne presa, mentre oltre 15 milioni di tedeschi vennero rimossi dalla Germania orientale e spinti nella Germania centrale (in seguito chiamata Repubblica Democratica Tedesca) e in quella occidentale (che sarebbe diventata la Repubblica Federale Tedesca). Russi, Ucraini, Polacchi, Cechi, ecc. vennero quindi spostati sul territorio tedesco.

I sovietici sostennero l'urto della seconda guerra mondiale e l'occidente non aprì un secondo fronte in Europa fino al D-Day. Approssimativamente 21 milioni di sovietici, tra cui 7 milioni di civili, vennero uccisi nell'"Operazione Barbarossa", l'invasione dell'Unione Sovietica da parte della Germania Nazista. I civili vennero rastrellati e furono bruciati o fucilati, in molte città conquistate dai nazisti. Molti credono che siccome gli Slavi erano considerati "subumani", questo fu un omicidio di massa su base etnica. Comunque, l'esercito sovietico in ritirata aveva l'ordine di fare 'terra bruciata', ovvero di distruggere le infrastrutture civili russe e le scorte di cibo, di modo che le truppe naziste non potessero farne uso.

Come menzionato, i sovietici sopportarono le perdite piů pesanti della seconda guerra mondiale. Queste perdite possono spiegare molto del comportamento russo dopo la guerra. L'Unione Sovietica continuò a occupare e dominare l'Europa orientale, usandola come "zona cuscinetto" per proteggere la Russia da un'altra invasione da ovest. La Russia era stata invasa tre volte nei 150 anni precedenti la Guerra Fredda: durante le Guerre Napoleoniche, nella prima e nella seconda guerra mondiale, soffrendo decine di milioni di vittime.

La rottura della pace nel dopoguerra

Retroterra: relazioni USA-URSS

L'alleanza del tempo di guerra tra Stati Uniti ed Unione Sovietica fu un'aberrazione nel normale tenore delle relazioni USA-URSS. La rivalitĂ  strategica tra le due grandi nazioni risale agli anni 1890 quando, dopo un secolo di amicizia, americani e russi divennero rivali nello sviluppo della Manciuria. La Russia Zarista, incapace di competere industrialmente, cercò di isolare e colonizzare parti dell'Asia orientale, mentre gli americani richiedevano la competizione aperta per i mercati. Nel 1917 la rivalitĂ  si fece intensamente ideologica. Gli americani non dimenticarono mai che il governo sovietico negoziò una pace separata con la Germania nella prima guerra mondiale, lasciando gli alleati a combattere da soli le Potenze Centrali. La duratura diffidenza russa aveva le sue radici nello sbarco di truppe statunitensi nella Russia sovietica nel 1918, che vennero coinvolte, direttamente e indirettamente, nell'assistenza ai Bianchi anti-bolscevichi, durante la Guerra Civile Russa. In aggiunta, i sovietici non dimenticarono le ripetute assicurazioni di Roosevelt che Stati Uniti e Regno Unito avrebbero aperto un secondo fronte sul continente europeo; ma l'invasione Alleata non occorse fino al giugno 1944, piů di due anni dopo che i sovietici la richiesero. Nel frattempo, i russi soffrirono orrende perdite, attorno ai 20 milioni di morti. L'occidente aveva ritardato l'invasione, costringendo i sovietici ad assorbire l'urto della forza tedesca.

La seconda guerra mondiale provocò distruzioni enormi nelle infrastrutture e nelle popolazioni di tutta l'Eurasia, dall'Atlantico al Pacifico, quasi nessuna nazione rimase indenne. L'Unione Sovietica venne colpita in particolar modo a causa della distruzione di massa della base industriale che aveva costruito fino agli anni '30. L'unica potenza industriale del mondo ad emergere intatta, e addirittura fortemente rafforzata da un punto di vista economico, furono gli Stati Uniti, che si mossero rapidamente per consolidare la loro posizione.


I capi dei "Tre Grandi" Alleati, Winston Churchill,
Franklin Delano Roosevelt, e Stalin

Quando la guerra finì in Europa, l'8 maggio 1945, le truppe sovietiche e occidentali (USA, Gran Bretagna e Francia) erano collocate in aree particolari, essenzialmente lungo una linea nell'Europa centrale che venne chiamata Linea Oder-Neisse. A parte pochi aggiustamenti minori, questa sarebbe diventata la "cortina di ferro" della Guerra Fredda. Col senno di poi, Yalta significò l'accordo da ambo le parti che potevano restare lì e nessuna avrebbe usato la forza per mandar via l'altra. Questo tacito accordo si applicava anche all'Asia, come si evince dall'occupazione statunitense del Giappone e dalla divisione della Corea. Politicamente, quindi, Yalta fu un accordo sullo status quo del dopoguerra, nel quale l'egemonia dell'Unione Sovietica regnava su un terzo del mondo e gli Stati Uniti sugli altri due terzi.

C'erano contrasti fondamentali tra le visioni di Stati Uniti e Unione Sovietica, tra capitalismo e comunismo. E questi contrasti erano stati semplificati e raffinati nelle ideologie nazionali per rappresentare due stili di vita, ognuno dei quali era stato confermato nella sua correttezza, nel 1945, dai precedenti disastri. I modelli conflittuali di autarchia contro esportazione, pianificazione statale contro impresa, si sarebbero contesi la lealtà del mondo sviluppato e in via di sviluppo negli anni del dopoguerra. Anche così, comunque, la Guerra Fredda nel 1945 non era ovviamente inevitabile.

Nonostante i mezzi degli Stati Uniti per portare avanti una visione differente dell'Europa del dopoguerra, Stalin vide il riemergere di Germania e Giappone, e non degli Stati Uniti, come minaccia principale della Russia. Stalin assunse che il campo capitalista avrebbe presto ripreso la rivalitĂ  interna sulle colonie e i commerci e non avrebbe posto una minaccia alla Russia. I consiglieri economici come Eugen Varga rinforzarono questa visione, prevedendo una crisi di sovrapproduzione nelle nazioni capitaliste che sarebbe culminata per il 1947-1948 in un'altra grande depressione.

Le tendenze nelle spese federali degli Stati Uniti confermarono le aspettative di Stalin. Soprattutto a causa dello sforzo bellico, nel primo anno di pace (1946), le spese federali ammontavano ancora a 62 miliardi di dollari, o il 30% del PIL, rispetto al 3% del PIL nel 1929, prima della Grande Depressione, del New Deal, e della seconda guerra mondiale. Stalin quindi assunse che gli americani avrebbero avuto bisogno di offrirgli aiuto economico, necessitando di mantenere le spese statali. Quindi, le prospettive di un fronte Anglo-Americano contro di lui sembravano scarse dal suo punto di vista. Ad ogni modo, non ci sarebbe stata nessuna crisi di sovrapproduzione e, come Stalin aveva anticipato, questa venne evitata mantenendo all'incirca gli stessi livelli di spese statali, che però vennero mantenute in maniera molto differente.

In conclusione, il governo statunitense del dopoguerra avrebbe somigliato molto al governo del tempo di guerra, oltre che per i livelli di spesa, anche per il forte accento sulla sicurezza militare della nazione.

Due visioni del mondo

Gli Stati Uniti, guidati dal presidente Harry S. Truman fin dall'aprile 1945, erano determinati a dare forma al mondo del dopoguerra aprendo i mercati mondiali al commercio capitalista, secondo i principi stesi dallo Statuto Atlantico: auto-determinazione, accesso economico paritario, e un'Europa capitalista ricostruita che poteva nuovamente servire come fulcro degli affari mondiali. Franklin Roosevelt non aveva mai dimenticato l'eccitazione con cui aveva accolto i principi dell'idealismo Wilsoniano durante la prima guerra mondiale, e vide la sua missione negli anni '40 come quella di portare al mondo una pace duratura e una genuina democrazia.

Ma questa era egualmente una visione di interesse nazionale. Come principale potenza industriale, e una delle poche nazioni non sconvolte dalla guerra, gli Stati Uniti finirono col guadagnare piů di ogni altro dall'apertura del mondo intero al commercio senza restrizioni. Gli Stati Uniti ebbero un mercato globale per le loro esportazioni, e ebbero accesso illimitato alle materie prime fondamentali. Determinato ad evitare un'altra catastrofe economica come quella degli anni '30, Roosevelt vide la creazione dell'ordine postguerra come un modo per assicurare la prosperitĂ  degli USA.

Una tale Europa richiedeva una Germania in salute al suo centro. Truman poté portare avanti questi principi grazie a una potenza che produceva la metà dei beni industriali mondiali e una forza militare che aveva il monopolio della nuova bomba atomica. Questi obbiettivi erano al centro di quello che l'Unione Sovietica si sforzava di evitare, mentre la rottura dell'alleanza continuava a procedere.

Il collasso della pace postguerra

I mezzi impiegati dagli Stati Uniti per promuovere una differente visione del mondo postguerra erano in conflitto con gli interessi sovietici che motivavano la loro determinazione a dar forma all'Europa del dopoguerra. La sicurezza nazionale era stata la vera chiave di volta della politica sovietica fin dagli anni '20, quando il Partito Comunista adottò il "socialismo in una nazione" di Stalin e rifiutò le idee di Trotsky di una "rivoluzione mondiale". Prima della guerra, Stalin non era interessato a spingere i confini nazionali oltre i limiti dell'Impero Zarista.

Dopo la guerra, gli obiettivi dell'Unione Sovietica non erano quelli dell'espansionismo aggressivo, ma il tentativo di assicurare i confini occidentali della nazione, devastati dalla guerra. Stalin, assunse che Giappone e Germania potevano ancora una volta minacciare l'Unione Sovietica entro gli anni '60, e quindi impose rapidamente dei governi dominati da Mosca nei trampolini di lancio dell'attacco nazista: Polonia, Romania, e Bulgaria.

I disaccordi sui piani del dopoguerra si incentrarono inizialmente sull'Europa centrale e orientale. Avendo perso 20 milioni di vite durante la guerra, sofferto l'invasione tedesca e nazista, e subito decine di milioni di vittime a causa degli attacchi provenienti da ovest per tre volte nei 150 anni precedenti, l'Unione Sovietica era determinata a distruggere la capacitĂ  tedesca di dichiarare un'altra guerra. Gli obbiettivi statunitensi erano apparentemente opposti, in quanto richiedevano una Germania in salute al centro dell'Europa.

Winston Churchill, da lungo tempo un viscerale anti-comunista, condannò Stalin per aver bordato il nuovo impero russo con una "cortina di ferro". Successivamente, Truman si rifiutò di cedere gli impianti industriali della Germania Ovest all'Unione Sovietica devastata, come riparazioni di guerra, Stalin si vendicò sigillando la Germania Est in uno stato comunista.

La storica mancanza di uno sbocco al mare da parte della Russia, una perenne preoccupazione della sua politica estera da molto prima della Rivoluzione Bolscevica, fu anch'essa un punto in cui divergevano gli interessi di est e ovest. Stalin fece pressione sui turchi per un maggiore accesso al Mar Nero attraverso lo Stretto dei Dardanelli, che avrebbe permesso ai sovietici il passaggio verso il Mar Mediterraneo. Churchill aveva in precedenza riconosciuto le pretese sovietiche, ma ora britannici ed americani costrinsero l'Unione Sovietica a desistere.

Ma quando la sicurezza sovietica non era a rischio, Stalin non dimostrò intenti aggressivi: l'Unione Sovietica si ritirò dall'Iran settentrionale, su ordine Anglo-Americano; Stalin osservò il suo accordo del 1944 con Churchill e non aiutò i comunisti nella loro lotta contro il debole e autoritario governo greco che era appoggiato dai britannici; in Finlandia accettò un amichevole governo non-comunista; e le truppe russe vennero ritirate dalla Cecoslovacchia entro la fine del 1945.

Risposta sovietica alle provocazioni

Mentre l'Unione Sovietica acconsentiva ai disegni Anglo-Americani volti a impedirle l'accesso al Mediterraneo (un obbiettivo della politica estera britannica fin dalla Guerra di Crimea degli anni 1850), gli Stati Uniti riscaldarono la loro retorica; la volontà Anglo-Americana di puntellare l'autocrazia greca divenne la lotta per proteggere i popoli "liberi" dai regimi "totalitari". Ciò venne esposto nel discorso sulla Dottrina Truman del marzo 1947, nel quale si argomentava come gli Stati Uniti avrebbero dovuto spendere 400 milioni di dollari negli sforzi per "contenere" il comunismo.

Aiutando con successo la Grecia, Truman creò anche il precedente per l'aiuto statunitense ai regimi, non importa quanto ripugnanti, che erano anti-comunisti e pro-capitalisti. La politica estera americana prese le mosse dalle argomentazioni del Segretario di Stato George Kennan, secondo cui l'Unione Sovietica doveva essere "contenuta" usando "una forza di contrapposizione inalterabile in ogni punto", fino all'avverarsi del crollo del potere sovietico.

Dopo aver posto queste preoccupazioni dinnanzi all'opinione pubblica, gli Stati Uniti lanciarono un massiccio sforzo di ricostruzione economica, prima in Europa occidentale e quindi in Giappone (così come in Corea del Sud e a Taiwan). Il Piano Marshall iniziò a pompare 12 miliardi di dollari nell'Europa occidentale. La motivazione logica era ovvia: Qual'era lo scopo di avere una soverchiante superioritĂ  produttiva se il resto del mondo non era in grado di produrre una domanda adeguata? Il programma venne presentato come uno scambio finanziario; ricostruendo rapidamente queste nazioni, gli USA potevano porre fine alla loro dipendenza dagli aiuti e ripristinarli come partner commerciali. La Germania, la nazione piů industrializzata e ricca di risorse dell'Europa, era di particolare importanza in questo sforzo. Inoltre, la ricostruzione economica aiutò a creare un obbligazione clientelistica da parte delle nazioni che ricevevano l'aiuto statunitense; questo senso di impegno dovuto, incoraggiò la volontĂ  a entrare in alleanza militare e, cosa ancor piů importante, in alleanza politica.

Stalin, temendo una Germania rivitalizzata dal Piano Marshall, rispose bloccando l'accesso a Berlino, che si trovava in profondità all'interno della zona sovietica anche se era assoggettata al controllo delle quattro potenze, sperando di ottenere concessioni in cambio dalla fine del blocco. Il confronto militare incombeva mentre Truman si imbarcò in un impressionante mossa che aveva anche lo scopo di umiliare l'Unione Sovietica sul piano internazionale: trasportare in volo i rifornimenti durante il Blocco di Berlino del 1948-1949.

Gli Stati Uniti unirono a sé altre undici nazioni nella NATO, la prima alleanza che vincolava gli Stati Uniti all'Europa in 170 anni. Stalin rispose a queste mosse provocatorie integrando le economie dell'Europa orientale nella sua versione del Piano Marshall, facendo esplodere il primo ordigno atomico sovietico nel 1949, firmando un accordo con la Cina comunista nel febbraio 1950, e formando il Patto di Varsavia, la controparte dell'Europa orientale della NATO.

Confrontati con il crescente successo sovietico nel rispondere alle azioni provocatorie occidentali, gli ufficiali statunitensi si spinsero rapidamente ad un'escalation ed un'espansione del "contenimento". Nell'NSC-68, un documento segreto del 1950, proposero il rafforzamento del loro sistema di alleanze, la quadruplicazione delle spese per la difesa, e l'imbarco in un'elaborata campagna di propaganda per convincere gli americani a combattere una costosa guerra fredda. Truman ordinò lo sviluppo della bomba all'idrogeno; all'inizio del 1950, gli USA si imbarcarono nel sorreggere il colonialismo nell'Indocina Francese, di fronte ad una crescente e popolare resistenza, guidata dai comunisti; e gli Stati Uniti si imbarcarono in una clamorosa violazione dei trattati del tempo di guerra, pianificando la costituzione di un esercito della Germania Ovest.

Il periodo immediatamente successivo al 1945 può essere stato il punto piů alto nella popolaritĂ  dell'ideologia comunista. I partiti comunisti vinsero grandi fette di voto nelle elezioni libere di nazioni come Belgio, Francia, Italia, Cecoslovacchia, e Finlandia e vinsero un significativo supporto popolare in AsiaVietnam, India, e Giappone — e in tutta l'America Latina. In aggiunta ottennero largo supporto in Cina, Grecia, e Iran, dove le elezioni libere rimasero assenti o limitate, ma dove i partiti comunisti godettero di un fascino diffuso.

In risposta, gli Stati Uniti sostennero una massiccia offensiva ideologica. Gli USA miravano ad interferire negli affari interni e nella sovranità di altre nazioni o ad imporre la loro volontà sugli altri, mascherandola sotto "libertà", "democrazia" e "diritti umani". In retrospettiva, questa iniziativa appare largamente di successo: Washington brandì il suo ruolo come guida del "mondo libero" in maniera altrettanto efficace di quella con cui l'Unione Sovietica brandiva la sua posizione di guida del campo "progressista" e "anti-imperialista".


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